Cartucce RC: Romagna Caccia è la dizione estesa della sigla e tutti gli appassionati della canna liscia conoscono le prestazioni delle cartucce prodotte da questa azienda per cui le caratteristiche di equilibrio, prestazioni e costo rappresentano una terna vincente.
di Emanuele Tabasso
Le sigle sono facili da rimemorare, ma ugualmente non sfugge di mente quel che sottendono specialmente quando di mezzo c’è la passione che più ci attanaglia: la pedana e la caccia rubano il sonno e fanno vivere momenti di soddisfazione con rara intensità. L’azienda R.C. nasce nel 1970 quando Vittorio Socci decide di attrezzarsi per collocare sul mercato i frutti della sua personale ricerca nel campo del caricamento di cartucce per le canne lisce. I successi ottenuti nel tiro a volo sono stati un forte veicolo pubblicitario, prima nella cerchia di amici e conoscenti, poi in estensione a un numero sempre maggiore di praticanti, interessati sempre più all’abbinamento prestazioni e costi di queste cariche. La storia si dipana di successo in successo a cominciare dall’Oro a Seul nel ‘78 di Luciano Brunetti nello Skeet, primo italiano a raggiungere il vertice della classifica in tale specialità. Intuibile come tale pedana, questa volta in senso metaforico, sia propedeutica al lancio in grande stile del marchio anche sui mercati esteri: oggi la nuova denominazione aziendale di RC Eximport comunica in maniera chiara quale sia la vocazione della ditta condotta ora dai figli di Vittorio, Paolo e Alessandra, che hanno fatto proprio il filo conduttore di tutti questi anni rappresentato dalla massima qualità senza compromessi offerta al miglior prezzo.
Tutto è reso possibile dalla perfetta conoscenza di ogni risvolto della materia trattata, dall’impiantistica di vertice, dall’organizzazione produttiva. Questa premessa per andare a scovare nell’ampia produzione, un qualche cosa adatto alla caccia, e in particolare col beneamato calibro 20, rivolgendoci alla stanziale, ma visto il periodo in cui stiliamo queste note, alla beccaccia e ai tordi.
La cartuccia RC 20 T 3
Già dalla confezione questa cartuccia è accattivante, ma siamo certi che la scelta del bell’involucro sia una conseguenza dell’eccellenza del prodotto contenuto e non certo una comoda esca per chi si fa ammaliare soltanto dall’estetica. Vediamo un po’ a fondo le caratteristiche e i perché di una simile opzione premettendo che sì, è vero, col calibro 20/70 occorrerebbe sparare la sua carica giusta, dove per giusta s’intende la grammatura classica codificata dai maestri inglesi fra i 24 e i 26 g, ma i tempi si evolvono, le mentalità pure e le esigenze vanno appresso di conseguenza. Ci dispiace lasciar a casa la doppietta o il sovrapposto di questo calibro che tanti successi hanno sempre assicurato e non è assolutamente fuori luogo, oggi, salire a una carica che contiene il 25% in più della base normale: ovviamente verificare la punzonatura sulle canne dell’arma è doveroso per evitare incidenti quindi un occhio attento al particolare essenziale e si può inserire nelle canne questa piccola bomba che, per altro, fila via liscia ch’è un piacere. Vediamo la confezione in scatola di cartone da 25 pezzi, maggiorabile a quella da 250, e i colori giallo e verde che spiccano anche sul bossolo da 70 mm; il fondello è da 16 mm e la carica è di 32 g di pallini in piombo temperato con numerazione che sale dal 3 al 6 con l’aggiunta del 7½ e del 9½. Con i primi quattro valori si ha tutto il dovuto per insidiare la lepre anche in stagione avanzata e con tiri discretamente lunghi, insieme a fagiani e pernici varie, pure in montagna con bianche e coturne, mentre le altre due numerazioni, proprio con l’aggiunta della mezza misura, collegano idealmente la prima canna alla starna sotto ferma del cane (quant’è bello!) o alla beccaccia, notando poi la specificità dell’ultimo valore proposto per tordi e cesene dove la carica maggiorata ha il suo perché nell’allungo del tiro utile concesso dall’infittimento di rosata per il dovizioso numero di pallini presenti, e dall’energia ancora sufficiente per la preda insidiata.
Proprio per tale valore ci compiacciamo sulla V/1 pari a 398 m/sec che nei confronti di calibro e peso da lanciare rappresenta un risultato di tutto rispetto. Cominciamo a preparare la brace per la schidionata e apriamo una bottiglia giusta: facciamo un torto al nostro Piemonte planando su un recentissimo Pinot Nero delle Marche dove la contiguità regionale mostra, anche nel settore enologico, l’intraprendenza e il raggiungimento di ambiti traguardi.