La trasformazione di un calibro consolidato secondo le tradizionali regole inglesi in un magnum richiede alcuni accorgimenti tecnici e la volontà di impiegare una carica di molto superiore rispetto a quella originale: insieme si allestiranno fucili atti a conservare innanzitutto la sezione di canna molto snella e poi una massa molto più aderente alla cartuccia normale da 70 mm anziché a quella da 76. Il rapporto fra carica e massa sarà dunque ben distante da quanto aveva codificato il Gen. Journée e si avrà un fucile leggero, maneggevole, prontissimo alla spalla e all’occhio con il contrappasso di un rinculo più avvertibile: insomma il vecchio adagio dell’uovo e della gallina rimane in vigore. Per il pubblico italiano la 28/76 è stata associata al pregevole Benelli Ethos, semiauto che non abbiamo ancora avuto agio di provare, ma di cui possiamo intuire facilmente i pregi e le prestazioni: non di meno va osservato come già da parecchi anni questa cartuccia sia di comune distribuzione ad esempio sul mercato francese dove i cacciatori transalpini, noti per la loro passione e competenza nella scelta e nell’impiego delle canne lisce, traggono da tale carica e dai fucili così camerati delle eccellenti soddisfazioni.
La storia parte dall’amico Fabio, che con noi firma questo brano, recatosi nel 2011 presso la Rizzini di Marcheno per far allestire un paio di canne in 28/70 da montare sulla bascula di un 20/76 di sua proprietà: la gentile Signora Moira Rizzini pone la domanda sulla cameratura suscitando la curiosità dell’interlocutore: dove sta il più solitamente sta il meno e il paio di canne è stato consegnato con le camere da 76 mm. Solo da poco tuttavia si è arrivati alle esperienze, quando la Fiocchi ha seguito con la usuale cortesia le richieste del curioso possessore di questo sovrapposto: i bossoli lunghi sono prontamente arrivati e con essi le specifiche per la ricarica che prevede ben 32-33 g di pallini contro i 28 g di carica extra nei bossoli da 70 mm.
Alcuni esperimenti hanno rapidamente portato a considerare come ottimali queste dosi che diamo senza nostra responsabilità né garanzia.
1)Bossolo Fiocchi 28/76/08 (T1), innesco DFS 615, borra B. & P. Baby 28 Max H6; polvere Vihtavuori N/105 x 1,70 g, pallini del 7½ per 32 g, altezza finita 65,5 mm, chiusura stellare a sei pliche. V/2,5 m dalla volata: 380, 395, 391, 391, 396 – Media = 390,6 m/sec
2)Bossolo Fiocchi 28/70/08 (T1), innesco DFS 615, borra B. & P. Baby 28 Max H6; Polvere Vihtavuori N/105 x 1,55 g, pallini del 7½ per 28 g, altezza finita 61,5 mm, chiusura stellare a sei pliche. V/2,5 m dalla volata: 367, 375, 386, 375, 368 – Media = 374,2 m/sec. Scartata la chiusura tonda per il poco contrasto offerto e la conseguente pressione ridotta e V/2 sviluppata decisamente troppo tranquilla, si è passati alla chiusura stellare raggiungendo i parametri indicati dalla Fiocchi e qui sopra riportati. Le prove sono state condotte presso il TAV di Settimo T.se che ha messo a disposizione il funzionale impianto per sparare sugli appositi bersagli cartacei con cerchio esterno di 70 cm e interno di 35. La distanza di 25 m è indicativa di molte situazioni venatorie così come di ingaggio dei piattelli.
Il sovrapposto Rizzini si è comportato come ci si aspetta da un’arma realizzata con l’attenzione e la competenza usuali presso la Casa: tutto funziona a perfezione dal basculaggio delle canne all’armamento delle batterie, dagli scatti correttamente tarati intorno a 1,4 – 1,7 kg senza filature o grattamenti, all’espulsione dei bossoli puntuale e costante. Le rosate sono frutto di strozzatori interni da **** e *** che riteniamo ottimali per non stringere troppo una colonna di pallini già di sezione ristretta e quindi tendente a un’ampiezza ridotta: in effetti dagli esiti possiamo dire che tale caratteristica negativa è stata brillantemente risolta nel fucile Rizzini che fornisce dimensioni di rosata molto funzionali; in un paio di occasioni abbiamo forse una disposizione dei piombi più a sinistra del centro del bersaglio dovuta senza meno a nostro difetto di punteria a braccio sciolto. L’assetto allo sparo dipende molto dall’imbracciatura: se ci si lascia tentare dal tenere il fucile con una dolcezza indotta alla nostra mente dalle garbate misure dell’arma le cartucce da 32 g si faranno sentire e le canne saliranno di alcuni cm, ma se la presa sarà più consona alla carica che si proietta in avanti, la stabilità sarà assicurata e con essa il rapido doppiaggio del colpo.
A conclusione possiamo dire che il lavoro dell’amico Fabio è stato positivo e interessante così come l’allestimento del fucile perfettamente adeguato alle esigenze di questa cartuccia nuova per il nostro mercato, ma già ampiamente sperimentata all’estero.
di Emanuele Tabasso e Fabio De Rubeis