La dipendenza psicologica dalle proposte commerciali statunitensi ha imperversato per alcuni decenni durante i quali i calibri tedeschi hanno segnato il passo: poi si è tornati a dare ad ognuno quel che compete secondo valutazioni obiettive e quel pizzico di preferenza che non è apologia, né resa supina a una provenienza. Conoscere, valutare, provare è sempre il miglior sistema per arrivare al meglio, soddisfacendo così le esigenze senza preconcetti. La storia di questa cartuccia tedesca rientra appieno in tali considerazioni: messa in ombra dalla radenza del .270 Win. e in seguito dal complesso di eccellenti qualità del 7 Rem. Mag., la creatura di Wilhelm Brenneke si è presa la rivincita ritornando a camerare parecchie carabine, ma è soprattutto la versione con il collarino a spiazzare le concorrenti sprovviste di tale particolare. La progressiva riduzione del numero dei drilling e un certo mantenimento dei billing fanno da piedistallo all’espansione oramai endemica del kipplauf servito nelle diverse versioni, soprattutto con il sistema di chiusura Jäger, abbordabile (si fa per dire) nel prezzo e di buona riuscita nella precisione. Questa arzilla centenaria è davvero polivalente con il suo passo di rigatura, solitamente di 1/8,5 atto a stabilizzare palle con pesi molto spaziati per cui si avranno dai 7,5 g fino agli 11,7 g capaci di privilegiare la radenza o un cospicuo mantenimento di energia fino alla distanza di 500 m. Questo non deve suonare come un invito a maramaldeggiare: di sicuro entro i 300 m si fermano senza problemi anche i maschi di cervo.
La scelta del proiettile dev’essere attenta e oculata, così come il piazzamento del medesimo nell’area vitale del selvatico: la Blaser ha messo a punto le sue cariche, che fa realizzare dalla RWS, studiando in particolare la palla che ha denominato Swiss Jagt CDP® come Controlled Deformation Process. Le immagini di un proiettile integro e di uno in cui si attua la deformazione vengono riportate sulla scatola e così notiamo la struttura formata dalla mantellatura in lega di rame con punta aperta e segmento mediano foggiato a V fra i due nuclei interni. La deformazione inizia all’ingresso del proiettile nel corpo del selvatico e qui la piccola sezione scoperta del nucleo anteriore forza radialmente contro la camiciatura da cui iniziano a formarsi quattro riccioli retroflessi il cui diametro aumenta sempre più incontrando resistenza. La sezione retta che si crea è assai più ampia dell’originale, oltretutto con bordi taglienti, creando un tramite lesivo di maggiore efficacia. La struttura interna è sostenuta dal segmento a V mantenendo concentricità della massa durante il passaggio nella canna e quindi migliorando la stabilizzazione e, di conseguenza, la precisione; inoltre il nucleo posteriore indurito è circondato da uno spessore di mantello adeguato a conservare il totale ritegno della massa, quindi peso e dimensione, spingendo l’insieme del proiettile per una maggior penetrazione.
I dati balistici riportati dal fabbricante per la palla da 10,0 g (154 gr) indicano una velocità alla volata pari a 860 m/sec e una GEE (distanza di taratura ottimale) a 176 m con cui si ha la freccia massima di 4 cm a 100 m con caduta di 3,1 cm a 200 e di 30,0 a 300 m; l’energia è sempre il punto di forza di questa cartuccia con 3311 J iniziali, 3030 a 100 m, 2523 a 200 e ancora 2086 a 300, quindi adeguati anche al maschio di cervo. La struttura di questa palla ricorda per certi particolari, come il separatore interno, la TIG sempre di Brenneke da cui si differenzia soprattutto per la deformazione a petali arricciati. Il nuovo allestimento di Blaser aggiunge un’opportunità a quelle già sperimentate e, già da quanto si percepisce dalla spiegazione e dai dati tecnici, i risultati favorevoli appaiono a portata di mano.