Difficile e dispendioso in tempo e fatica, l’addestramento del cane da sangue regala incredibili soddisfazioni al cacciatore e consentirà di ritrovare il selvatico ferito rifugiatosi nel folto della vegetazione: un obbligo economico e soprattutto etico per il cacciatore.
Si sa sempre troppo poco dei cani da caccia, delle razze e delle specializzazioni cui può andare soggetto un cane piuttosto che un altro. Particolarmente affascinante e altrettanto poco conosciuto è il cane da traccia chiamato anche cane da sangue, definizione che regala sicuramente una visuale più ampia dell’impiego che si fa di questo eccezionale segugio e ausiliario del cacciatore. Impiegato specialmente durante il recupero della selvaggina ferita, il cane da sangue o da traccia riesce a scovare quegli animali che sono riusciti a fuggire nonostante la ferita più o meno grave e che si rifugiano nel folto del bosco, spesso destinati ad una morte dolorosa e solitaria.
Impiegare durante la battuta di caccia un cane da sangue elimina questo limite e non rende vana l’uccisione del selvatico.
Il recupero del selvatico ferito è infatti un obbligo del cacciatore che risponde ad un preciso significato economico ma soprattutto etico. E’ infatti compito del cacciatore limitare al minimo la sofferenza dell’animale cacciato, ecco perché dopo ogni colpo sparato si deve perdere del tempo ad esaminare il luogo del tiro, soprattutto se si è sicuri di aver colpito il selvatico. Esaminando tutti gli elementi rinvenuti sul luogo (ciuffi di pelo, sangue etc) si potrà comprendere l’entità della ferita che potrà essere più o meno grave, ed inaugurare una ricerca ben organizzata.
E’ a questo punto che entra in gioco il cane da traccia, eccellente ausiliare del cacciatore quando si tratta di battute agli ungulati, indispensabile specialmente quando si parla di caccia al cinghiale, capace spesso di passare oltre il fuoco dei cacciatori pur riportando gravi ferite. In media si calcola che un 30% di animali colpiti in maniera più o meno grave, non cada fulminato e riesca a scappare. Il cane da traccia serve appunto in tutte queste situazioni.
Addestramento ma soprattutto allenamento saranno elementi fondamentali che aiuteranno a sfruttare le attitudini naturali del proprio cane da traccia. Diversamente ci si troverà dinanzi ad un cane dal fiuto particolarmente fine che non potrà comunque essere impiegato durante le battute. Per altro l’addestramento è fondamentale sia che vogliate impiegare il vostro cane nella normale seguita, alla lepre magari, sia che vogliate insegnargli la seguita del selvatico ferito. L’impegno e la dedizione deve essere identica.
Sorvoliamo sulla necessità che il vostro cane conosca i comandi basilari come il seduto, il terra, il piede, che imparerà attraverso allenamento ed esercizio costante fin da cucciolo. Nozioni elementari di cui il cane dovrà essere in possesso saranno inoltre l’esercizio alla correttezza al guinzaglio, alla vista della selvaggina, al colpo di fucile e soprattutto alla difesa del selvatico.
Si tratta di esercizi basilari, senza la cui conoscenza e pratica il cacciatore sarà destinato a portare con se durante la caccia un cane imprevedibile, indisciplinato e purtroppo inservibile soprattutto durante le fasi del recupero.
Seppure l’addestramento del cane da traccia sia difficoltoso e lungo, è sbagliato lasciare che il segugio segua senza alcun allenamento il capo muta imparando lentamente le astuzie relative alla caccia. Si tratta infatti di animali particolarmente intelligenti, che con un adeguato addestramento si dimostrano obbedienti e particolarmente utili.
Solo quando il vostro cane sarà padrone degli esercizi di cui abbiamo detto sarà pronto ad esercitarsi nella traccia artificiale.
Si tratta in grossa sostanza di sangue, meglio ancora se sangue di selvatico. Lo si può conservare per pochissimi giorni in freezer qualora non lo si possa utilizzare subito e per impedire la sua coagulazione è consigliabile aggiungere del cloruro di sodio o anticoagulanti.
Il cacciatore soprattutto durante le primissime uscite potrà utilizzare una spugnetta imbevuta nel sangue che dovrà far strisciare per qualche metro a terra, per riproporre esattamente la fuga del selvatico ferito. A preferenza si potrà usare anche una bottiglietta dalla quale far cadere poche gocce di sangue. Sarà bene che il percorso venga segnato con dei piccoli pezzetti di carta di modo che il cacciatore possa notare eventuali errori del proprio cane e correggerli.
Una volta preparato il terreno il cane potrà essere condotto sul campo. Di norma si consiglia trascorrano circa 2/3 ore e durante la seguita il cane dovrà essere tenuto al guinzaglio la cui lunghezza potrà oscillare fra i 3 ed i 6 metri. Fondamentale che il cacciatore lo lasci fare; è sconsigliato disturbarlo con continui incitamenti e correggerlo troppo spesso se sbaglia. E’ proprio sbagliando che comprenderà con più semplicità quale è il suo compito.
Durante le giornate seguenti il percorso dovrà diventare sempre più ampio, raggiungendo addirittura il chilometro e mezzo. Proporzionalmente la quantità di sangue utilizzata dovrà diminuire e la distanza di tempo che intercorre fra segnatura ed esercitazione aumentare. Si consiglia comunque di non superare mai le 12 ore.
E’ bene ripetere ogni 15 giorni l’esercizio senza esagerare nella frequenza. Il risultato sarebbe quello opposto: il cane considererebbe l’esercizio un gioco e la sua attenzione diminuirebbe. Ovviamente alla fine del percorso fate trovare qualcosa al vostro cane, sia che si tratti di uno zampetto, di una pelle o di un animale morto.
Le cose si potrebbero complicare quando il cane verrà addestrato sul cambio: si tratta sostanzialmente dell’incrocio della traccia di sangue da seguire con un’altra, da non seguire, di un altro animale.
Ricordate che il vostro cane da traccia è ovviamente molto sensibile agli odori, dunque se desiderate impiegarlo dopo il ferimento di un animale fatelo fin da subito, senza utilizzare cani da caccia non addestrati propri o di amici, tanto meno senza tentare in prima persona l’inseguimento del selvatico. Il cane da sangue infatti, percependo troppi odori ne uscirà disorientato e potrebbe abbandonare l’obbiettivo.
Superato lo step della traccia artificiale si può finalmente passare a quella naturale.
La seguita della traccia naturale è ovviamente più complicata e la buona riuscita della seguita dipende da tre fattori principali:
l’addestramento;
le capacità innate del cane;
le capacità del conduttore.
In questo caso infatti a trovare il selvatico è il cane, che dovrà comunque lavorare in collaborazione con il cacciatore che lo tiene al guinzaglio e lo aiuta nella fase il ritrovamento. Anche i tempi di ricerca variano notevolmente, seppure in realtà non esista una regola fissa. La decisione dipenderà dalla preparazione e soprattutto esperienza del conduttore. Questo dovrà considerare diversi elementi, primo fra tutti le reazioni al colpo tirato dal cacciatore. Spesso su animali feriti è bene che il cane lavori su una traccia fresca. In questo caso il cane da seguita verrà liberato dal guinzaglio e già concentrato potrà seguire l’animale bloccandolo. In che modo? O con l’abbaio o ancora con l’attacco.
In ogni caso il consiglio generale che viene dato è quello di tenere sempre il cane al guinzaglio. Il selvatico ferito superficialmente infatti di rado si ferma incalzato dal cane. Come comportarsi dunque? Regola infallibile è sempre la stessa: seguire il proprio istinto.
L’addestramento in ogni caso non si conclude qui. Una volta presa dimestichezza con la traccia artificiale è fondamentale che esercitiate il vostro animale alla difesa del selvatico. Fondamentali i due comandi Seduto o Terra. Il comando in generale dovrà essere rapido e incisivo, breve e secco soprattutto quando in prossimità di elementi che si intende difendere.
Questo genere di esercitazione alla difesa, naturale ed istintiva nelle razze da seguita che difendono per natura dagli estranei, è fondamentale. Potrebbe infatti capitare di dover lasciare incustodito il cane con il selvatico. In questo caso l’animale ben addestrato difenderà la preda da estranei ma soprattutto non vi infierirà in alcun modo.
Ovviamente l’istinto non può tutto e il cane esige un costante allenamento e un buon affiatamento con il proprietario.
Solo a questo punto il cane sarà pronto ad essere utilizzato durante la caccia.