Il setter è una razza diffusa in tutto il mondo. E’ versatile, ma la sua natura rimane quella del cacciatore, è sia indicato per il riporto che per la ferma. Il suo nome deriva appunto dal verbo inglese to sit, sedere. Il cane si posiziona fino a sfiorare il terreno e inclina la parte posteriore del corpo o la testa per indicare la preda. Da qui anche la derivazione dal verbo to set che significa puntare. La famiglia dei setter è formata da quello inglese, il più diffuso, ma anche dal cugino irlandese, conosciuto per la sua maestosità. Nonostante siano entrambi adatti all’attività venatoria, hanno delle differenze sia per quanto riguarda l’origine, che per le caratteristiche fisiche. Andiamo a scoprirle insieme. Per il setter inglese esistono tre varianti della razza: la lemon belton con il mantello a macchie marrone-arancio. La blue belton che ha macchie nere tendenti al blu su manto bianco. A volte ha delle chiazze sugli occhi, in questo caso vengono definiti tricolore. Il liver belton che ha il pelo bianco con macchie marroni. Del setter irlandese, invece, si conoscono due varietà di mantello: la ruby o mogano, che è la più diffusa e conosciuta, quella rossobianco, attualmente la meno diffusa.
L’origine della razza dei setter inglesi risale al 1500, ma il suo perfezionamento si deve a Sir Edward Laverack, un calzolaio che dopo aver avuto la fortuna di ereditare una cospicua somma, aveva deciso di dedicarsi esclusivamente al loro allevamento, perché considerati ideali per le attività venatorie. Inizialmente i risultati non erano stati positivi, i legami consanguinei avevano creato esemplari eccessivamente nervosi. Nel corso degli anni decise di continuare a perfezionare le linee di sangue fino a quando all’inizio dell’Ottocento si giunse ad avere esemplari con i caratteri distintivi che oggi conosciamo. Importante è stato anche il contributo di Lewellin per migliorare ulteriormente le caratteristiche di questa razza. Il suo obiettivo era ottenere cani adatti alla caccia in pianura e alla selvaggina con piume. Li incrociò con i cugini scozzesi e irlandesi. Proprio quest’ultimi venivano considerati dall’ex calzolaio non adatti a causa del loro carattere troppo nervoso e poco affidabile.
Anche il setter irlandese risale al 1500 ed è stato fatto incrociare con l’epagneul breton, gli spaniel e il modder rhu. Quest’ultimo ha avuto l’influenza maggiore sulla trasmissione del colore del manto. Nell’Ottocento la linea predominante era quella rosso/bianca, molti consideravano la rossa meno resistente e con un olfatto meno sviluppato. Questa tendenza nel corso degli anni è cambiata, oggi gli esemplari dal manto mogano sono i più diffusi. In Italia il setter inglese inizialmente non è stato accettato perché appariscente e poco adatto all’arte venatoria. Quando si sono scoperte le sue abilità nella caccia in pianura e nel riporto, nel giro di pochi anni si è diffuso in maniera esponenziale. La razza irlandese invece non ha avuto lo stesso successo. Non è un cane comunissimo sul territorio italiano, gli viene preferito il cugino inglese. Nonostante questo, non devono essere tralasciate le sue doti e la vocazione da cacciatore.
Infatti, la razza irlandese più di quella inglese ha una marcata predisposizione per la caccia grazie alla struttura che gli consente la fluidità dei movimenti. Durante la battuta di caccia riesce ad esprimere tutte le sue potenzialità. Ha un’andatura sciolta che diventa energica e decisa durante l’inseguimento. Il cane riesce a rimanere sempre concentrato durante la punta al selvatico con una ferma intensa. Le sue attitudini associate ad un fiuto sopraffino lo rendono impeccabile soprattutto nelle zone acquitrinose. Molti sono particolarmente portati per la caccia al beccaccino. Le stesse abilità le ritroviamo nel setter inglese. Grazie alla tempra e alla resistenza è un cane adatto sia alla ferma che al riporto. Riesce a muoversi senza fatica su terreni pianeggianti e rocciosi. Tenendo il muso rivolto verso la corrente, riesce a fiutare il passaggio della preda anche a distanza di tempo e di luogo. L’attitudine alla caccia fa in modo che se in allerta riesce a non farsi distrarre da altri stimoli sia olfattivi che visivi.
Entrambe le razze devono essere addestrate con attenzione. Per quello inglese è importante puntare sul richiamo. La foga della preda lo potrebbero portare ad allontanarsi troppo e ignorare i richiami. Quello irlandese, pur avendo un carattere meraviglioso è molto sensibile, quindi se non trattati bruscamente posso diventare nervosi, testardi e potrebbero inibirsi. In entrambi i casi bisogna lavorare con loro fin da cuccioli, puntando sul profondo legame, quasi simbiotico, che riescono ad instaurare con il padrone. Andare a caccia con questa razza è un’esperienza che lascerà un segno profondo sia sul cacciatore che sul cane.