Cani da Caccia: E’ un amore antico quello che lega il cane al cacciatore che si legge attraverso le leggende, i racconti e le opere d’arte che hanno fatto la storia.
Dici cacciatore e immagini immediatamente al suo fianco un cane. E’ un’accoppiata vincente, che funziona da che la caccia esiste e da che i cacciatori vivono i boschi alla riccerca del selvatico. Non che i cani siano stati gli unici amici del cacciatore: questo è stato accompagnato da falchi e anche da furetti, ma i cani hanno avuto certo maggiore successo, tanto che l’uomo, nell’addestramento della specie si è attivato a lungo, portando avanti nei secoli soddisfacenti selezioni genetiche che hanno prodotto gli eccellenti cani da caccia d’oggi.
E’ la stessa parola “caccia” che ci racconta di questa amicizia di vecchia data. Il termine deriva dal greco antico Kynègia che trova origine in Kynos, cane appunto, quasi a dire che senza il cane, la caccia non sarebbe esistita così come oggi noi la conosciamo.
D’altronde il cane è dotato di un olfatto molto più sensibile di quello dell’uomo che gli permette di intuire la presenza del selvatico e di catturarlo senza che il suo amico a due zampe corra grossi pericoli.
Questo legame indissolubile ha origine circa 15 milioni di anni fa, quando gli ominidi strinsero legami con il Tamarcus, un predatore a quattro zampe progenitore dei lupi e degli sciacalli. Resti fossili della specie sono stati ritrovati in Russia, accanto ad ossa umane e il cane preistorico compare anche in Spagna, rappresentato in disegno rupestre senza orecchie e con coda lunga.
Il cane delle torbiere, fu il primo cane che i graffiti testimoniano usato per la caccia. Compare infatti accanto ad un cacciatore che in mano tiene strettamente un arco. Lo si ritrova in Europa del Nord, in Russia, in Asia, in Medio Oriente, in Spagna ed in Africa dove gli egiziani lo incrociarono ad esemplari addomesticati.
E’ durante l’età del bronzo che si selezionano i capostipiti dei cani da mandria e da pastore e risalgono al 1530 a.C. le raffigurazioni di mastini che rincorrono struzzi e che precedono cacciatori armati.
L’amore che in antichità era rivolto ai cani è dimostrato anche dal fatto che i segugi spesso sono presenti nelle sepolture degli uomini, e lo sappiamo bene, il defunto veniva accompagnato nella nuova vita, solo dalle cose che aveva amato maggiormente in terra.
I primi racconti di cani e cacciatori però ci arrivano direttamente dal mondo greco. Omero ad esempio racconta che Vulcano forgiò un cane dal rame, dandogli in seguito vita e regalandolo a Giove. Altra leggenda parla di Atteone, cacciatore mitologico che venne punito da Artemide, signora della caccia, per averla spiata durante il bagno. Venne condannato ad essere sbranato dai suoi cani, e lui, per l’affetto che lo legava ai suoi amici, non si difese per non ferirli. Questa leggenda la dice lunga sull’affetto che lega cacciatori e cani.
Furono fin da subito tanto fedeli all’uomo, che vennero utilizzati non solo per la caccia, ma anche durante le azioni di guerra, ideali come erano durante i combattimenti faccia a faccia. Stimati e apprezzati dai greci, i cani furono grandi amici e compagni anche dei romani che pare gli facessero tagliare orecchie e coda per essere meno vulnerabili durante la caccia e la guerra.
La passione per la caccia e l’amore fra cani e cacciatori non si esaurisce certo durante la storia antica. Durante tutto il medioevo la caccia è un passatempo dei nobili e un’attività praticata per la sopravvivenza da parte dei più poveri, e il cacciatore immancabilmente era accompagnato da un segugio. Il cane era tenuto tanto in considerazione che chi li rubava era costretto a pagare, se scovato, grandi somme di denaro, umiliandosi pubblicamente. Uccidere un capo muta inoltre era considerato azione particolarmente disdicevole, naturalmente punita per legge.
Secoli più tardi, praticare la caccia diventa quasi uno status simbol: fra le battute più famose consegnate alla storia, di certo restano quelle organizzate da Luigi XIV il re sole, che praticava l’arte venatoria nella riserva chiamata non a caso “i piaceri del re”. All’interno c’era abbondante selvaggina, castelli, laghi, boschi ma soprattutto cani da caccia. E’ proprio in questo periodo che la caccia diventa uno spettacolo, seguito da festini e banchetti opulenti, che mai fanno scemare il rapporto di complicità fra cane e cacciatore.
Non a caso i sovrani francesi ed europei venivano spesso rappresentati in bellissimi dipinti, accanto ai propri cani. Intanto nasce la cinofilia e aumentano anno dopo anno i trattati sulla caccia e sui cani da caccia e si iniziano a diversificane in cani da seguita, quelli da ferma o razze da impegnarsi per la caccia di volatili tra cui quaglie e pernici.
Eppure perché tutti si riapproprino della caccia si dovrà attendere la conclusione della rivoluzione francese. Solo da quel momento in poi a chiunque, nobile o no, fu consentito di riprendere l’antico legame fra cane e cacciatore, perché uomo cacciatore lo è sempre stato. Non a caso a parlare di cacciatori ci pensa anche la Bibbia, raccontando di Nemrod, primo cacciatore, che si presenta dinnanzi a Dio.
Il cane rimane fedele compagno dell’uomo anche durante le due guerre mondiali e nemmeno oggi lo abbandona, seguendolo durante le battute di caccia e condividendo dolori ma soprattutto le gioie che la vita all’aria aperta sa regalare.