Cani da Caccia: La storia della simbiosi tra cane e uomo-cacciatore lunga milioni di anni.
Sull’origine dei cani possiamo solamente offrire delle ipotesi, alcune più convincenti di altre. Sappiamo per certo che il cane domestico fa parte della famiglia dei canidi, di cui sono membri attivi anche gli sciacalli, i lupi e le volpi insieme ad altre 33 specie viventi.
Ovviamente con i lupi e anche con gli sciacalli e il coyote almeno all’apparenza il cane domestico ha parecchi tratti in comune, vuoi per questioni genetiche, vuoi per i costanti incroci che hanno visto le specie intrecciarsi in secoli di evoluzione.
Alcuni studiosi hanno ipotizzato che tutte le razze di cane domestico discendessero dai lupi e dagli sciacalli, vuoi per l’aspetto esteriore dell’amico a quattro zampe, vuoi per tratti caratteriali che legavano cani, lupi e sciacalli in uno stretto legame.
I cani che secondo questa teoria erano più legati al padrone da uno stato di dipendenza discendevano probabilmente dalla famiglia aureus (e dunque dalla famiglia degli sciacalli), mentre un attaccamento al padrone decisamente più forte era riscontrato in quei cani che si supponeva fossero di tipo lupino. Ancora meglio si era convinti che i cani di tipo aureus avrebbero potuto identificare nel padrone il membro genitore guida del gruppo per tutta la vita, mentre i cugini lupini avrebbero messo in discussione la gerarchia del gruppo non appena diventati adulti, tentando di acquisire il ruolo di padrone.
Agli inizi degli anni ottanta il lupo venne considerato l’unico e più probabile progenitore del cane domestico e alla fine degli anni novanta del secolo scorso, a Los Angeles, presso l’università della California, grazie ad uno studio comparato sul dna di lupi, sciacalli, coyote e cani domestici, si stabilì che le differenze fra lupi e cani erano in percentuale scarsissime (1%) mentre le differenze fra lupi e coyote ben più notevoli (6%). Studi più approfonditi condotti dal gruppo di studio di Wayne hanno permesso di scoprire che il dna canino può essere suddiviso in 4 gruppi distinti: la sequenza più abbondante metteva in linea di discendenza diretta lupi e cani, mentre i restanti tre gruppi minori erano nati probabilmente da accoppiamenti successivi fra lupi e cani domestici. A quel punto apparve chiara la discendenza diretta del cane domestico dal lupo (e non dallo sciacallo o dal coyote) e risultò che l’addomesticamento del lupo da parte dell’uomo non era stata cosa troppo comune.
Le prime tracce fossili di cane addomesticato risalgono circa a 12.000 – 14.000 anni fa, nel periodo durante il quale dunque sorse l’agricoltura e l’uomo da nomade divenne stabile. Eppure la divergenza genetica fra dna canino e lupino suggerisce che le due specie si siano divise molto prima. In linea di massima si può affermare che con grossa probabilità i nostri antenati raccoglitori ma anche cacciatori iniziarono a domesticare il cane circa 50.000 di anni fa. A confermarlo anche numerose pitture rupestri che durante tutto il Neolitico figurano il rapporto d’amicizia fra cane e uomo. Il cane è in queste circostanze rappresentato come ottimo compagno di caccia. Da allora di tempo ne è passato e l’uomo secolo dopo secolo ha riportato indiscutibili successi nella domesticazione canina tanto che ad oggi il cane è distribuito in tutto il mondo e in ogni paese aiuta l’uomo a vivere meglio. Il suo antenato invece, il lupo, è a grosso rischio d’estinzione, soprattutto per quel rapporto conflittuale che nei millenni ha coltivato nei confronti dell’uomo.
Il successo del cane domestico ha portato odiernamente alla presenza di circa 300-400 specie canine in tutto il mondo, che variano per colorazione del manto, pelo, caratteri e morfologia.
Grazie a lunghe selezioni ciascuna specie si è specializzata in un settore: c’è chi protegge il bestiame, chi traina le slitte, chi segue le tracce, chi trova persone disperse, chi riconosce sostanze stupefacenti o magari esplosive, esistono anche razze destinate alla compagnia e al sostegno di portatori di handicap. E’ probabile che le selezioni iniziali si effettuarono in base non tanto alle attitudini particolari dell’animale, quanto piuttosto al suo grado di docilità verso l’uomo. Favorire l’accoppiamento solo di esemplari amichevoli nei confronti dell’uomo ha probabilmente consentito di creare una sorta di elìte di cani in perfetta simbiosi con l’essere umano. Questo può essere avvenuto dopo circa 30 – 40 generazioni di cani.
Altre teorie sono dell’opinione che la selezione dei cani più docili sia avvenuta in maniera del tutto naturale e non per addomesticamento da parte dell’uomo (che per altro avrebbe richiesto tempo, mezzi e fatica). Quando l’uomo si fece stabile iniziò una più duratura convivenza fra lupi ed esseri umani: solo gli animali più docili si avvicinarono agli accampamenti umani garantendosi la sopravvivenza grazie anche ai rifiuti lasciati dagli uomini; questa categoria di lupi diede probabilmente vita al proto cane seguendo una selezione del tutto naturale.
La civiltà greca e romana ci dicono molto sulle fasi di domesticazione successive dei cani: si racconta che fossero non solo utili, ma anche e soprattutto creature di compagnia e Aristotele decise di classificare il cane domestico in base al suo luogo d’origine. In epoca romana le specie canine vennero suddivise invece in base alle proprie funzioni e caratteristiche: esistevano i cani da pastore, i cani da guardia e naturalmente i cani da caccia. Questi ultimi nello specifico erano classificati in altre due categorie: cani che seguono le tracce (sagaces), che inseguono la preda (celeres), e che attaccano la preda (pugnaces), qualcosa di molto simile a quel che accade ancora oggi dato che ancora si parla di cani da ferma, da seguita, da cerca, da traccia o sangue e da riporto.
Le classificazioni avvenute nelle diverse epoche storiche non sono certo mancate, ma per la stesura degli standard di razza si è dovuto aspettare fino alla metà dell’800. Questi standard prendevano in considerazione le caratteristiche (comportamentali e morfologiche) necessarie all’amico dell’uomo per svolgere il proprio lavoro nonché i tratti fisici che ne decretavano la bellezza: insomma tutti quei caratteri che ne avevano garantito originariamente la selezione da parte dell’uomo. Il kennel Club inglese iniziò per primo nel 1873 a registrare tutti i tratti che decretavano la purezza della razza e nel 1882 anche Italia e Francia seguirono l’esempio dei cugini d’oltre mare buttando le basi per la stesura di quegli standard ancora oggi seguiti.