La critica a Federcaccia
Il Consiglio di Stato con ordinanza 3670/2024 pubblicata in data 4 ottobre 2024 ha confermato le forti limitazioni al calendario venatorio regionale delle Marche 2024-2025 già sancite dal TAR con la sentenza 346/2024. È questa la cronaca di una morte annunciata, la cui causa va ricercata nella posizione di Federcaccia Marche che ha preteso di imporre la propria proposta di calendario venatorio. Non di meno colpevoli le altre associazioni venatorie e, soprattutto, la Regione Marche che acriticamente e passivamente hanno accettato la posizione di FIDC. Non sono bastati 3 anni di controversie giudiziarie presso il TAR Marche e il Coniglio di Stato per far comprendere a FIDC Marche e ai propri “complici sottopancia” (Regione, Libera Caccia, ENAL Caccia, ANUU, EPS) che, nella nostra regione, le chiusure al 30 gennaio per Turdidi e Beccaccia sarebbero state censurate.
Ricorso al TAR
Per questo motivo Noi di Arci Caccia Marche avevamo messo in guardia la Regione e ci eravamo detti contrari alla proposta del 30 gennaio. Avevamo sostenuto e continuiamo a sostenere che rispetto ai pronunciamenti della giustizia amministrativa e, in particolare, alla chiara sentenza del TAR Marche dello scorso anno, sarebbe bastato fissare le chiusure della caccia ai Turdidi e alla Beccaccia al 20 gennaio (chiedendo la c.d. “decade di sovrapposizione”), rinunciando a 3-4 giorni di caccia utili, ma allo stesso tempo mettendo in sicurezza la stagione di caccia. Ossia, in caso di ricorso al TAR, correndo il rischio di vedersi ridurre la stagione di soli 10 giorni. Ora, invece, con la pretesa delle chiusure al 30 gennaio da parte di FIDC abbiamo perso un mese di caccia!
Cosa sarebbe servito
Per evitare questo ennesimo disastro di programmazione venatoria a firma FIDC, sarebbero bastate poche cose:
– La legittima rivendicazione da parte dell’assessore Antonini e del presidente Acquaroli del proprio ruolo di amministratori; ruolo, attraverso cui imporre responsabilmente, di fronte ad un pregresso giurisprudenziale e a richieste rischiose da parte di un portatore di interessi (FIDC), una scelta di calendario venatorio “sicuro” e “mediato” che, nell’interesse di tutti, avrebbe tutelato nel suo complesso la stagione venatoria.
– La presa di coscienza da parte della Regione Marche delle posizioni dei cacciatori specialisti marchigiani di Turdidi e Beccaccia (mai auditi finora) che, di fronte al rischio concreto di perdere un mese di caccia avrebbero preferito senza remore rinunciare a 3-4 giorni di caccia utili scegliendo il 20 gennaio.
– L’ascolto da parte della Regione Marche di Arci Caccia Marche e della nostra proposta di una soluzione mediata e razionale che portasse al massimo risultato con i rischi minimi.
Tutto ciò, invece, non è avvenuto. La Regione Marche ha abdicato al proprio ruolo politico e amministrativo, facendo scegliere a FIDC Marche, dando così mandato pieno a chi ha l’interesse prevalente del prelievo in deroga a storni e tortore dal collare e della caccia al Combattente, di decidere anche per conto dei cacciatori marchigiani di tordi e di beccacce!
Il calendario più bello d’Italia
Di fronte a questo ennesimo disastro “targato Federcaccia Marche” rimbombano cupe le parole del presidente regionale di FIDC Paolo Antognoni che, un poco più di un mese fa, si beava di avere nelle Marche il “calendario più bello d’Italia”! Ora che “il calendario più bello d’Italia” è stato amputato di un mese di caccia ma ha mantenuto la cacciabilità del Combattente e della Moretta (specie fondamentali per tutti i cacciatori marchigiani!) FIDC Marche butta acqua sull’incendio che è divampato, rassicurando i cacciatori marchigiani che arriverà presto una sentenza di merito da parte del Consiglio di Stato. È questa l’ennesima presa in giro da parte di FIDC perché ora, da un lato è probabile che nessuna sentenza di merito arriverà nei tempi utili a salvare l’attuale calendario venatorio regionale e che, invece, il CdS si esprimerà tardivamente con una sentenza vuota e inutile dichiarando così improcedibile il ricorso per decaduto interesse; dall’altro, qualora la sentenza del CdS arrivasse a breve, vi è il rischio concreto di una sentenza insidiosissima che potrebbe definitivamente sancire il taglio di un mese di caccia procurando un danno ancor più grande, questa volta non solo ai cacciatori marchigiani ma ai cacciatori di tutta Italia.
Limitazioni punitive
Tutta questa assurda situazione appena raccontata è, fatti alla mano, quanto hanno prodotto le posizioni di Federcaccia Marche che, con la sua consueta protervia, non ha dato ascolto a alcuna proposta diversa e mediata. Doveroso ricordare, ancora una volta, come il Presidente regionale Arci Caccia Marche Gabriele Sperandio, a dimostrazione che Arci Caccia Marche non stava prendendo in giro i cacciatori, aveva dichiarato in una lettera aperta, lo scorso 24 febbraio, che si sarebbe dimesso dalla sua carica se il calendario venatorio così come proposto da FIDC e ANLC e supportato dalle altre associazioni e dalla Regione non avesse subito limitazioni. Ora che le limitazioni sono -purtroppo- mastodontiche e punitive, restiamo in attesa di conoscere come si comporteranno i responsabili di questo risultato pietoso. Avranno il coraggio di assumersi le proprie responsabilità? Paolo Antognoni di FIDC Marche cosa ne pensa del suo “calendario più bello d’Italia”? Certo avremmo potuto avere di più, ma d’altronde qualcuno (Assessore regionale alla Caccia Antonini in primis) ha ben pensato che, anziché seguire la strada del confronto con le parti iniziata da qualche anno, era meglio chiedere il massimo per ottenere il minimo. La strategia è la stessa di quel famoso marito che, per far dispetto alla moglie, ritenne di tagliarsi i …………… (fonte: Arci Caccia).