Il Calendario Venatorio 2010-2011 della Regione Lazio è stato approvato.
REGIONE LAZIO – 18 agosto 2010. Di seguito una nota dell’Arcicaccia (federazione provinciale di Frosinone). “Dopo un lungo iter è stato finalmente approvato il calendario venatorio della Regione Lazio per la stagione 2010/2011. Dibattiti, pareri dell’Ispra (ex Infs), riunioni informali, tutto è stato messo in campo per far sì che i seguaci di Diana possano poter esercitare la loro passione.
Soddisfazione (si fa per dire) a parte però, qualche considerazione va fatta. Ovviamente per la parte che più interessa, o che comunque che più attira l’attenzione, i periodi di caccia alle diverse specie dopo l’approvazione del famigerato art. 42 della Legge Comunitaria.
Balzano subito agli occhi infatti le novità più rilevanti riguardanti la chiusura anticipata di alcune specie che più di altre destano interesse nei cacciatori Laziali, tordo bottaccio, tordo sassello e beccaccia, ma soprattutto dopo la tanto pubblicizzata (da parte di alcune associazioni) possibilità che qualche specie potesse essere cacciata fino al 10 febbraio, come negli anni scorsi la chiusura generale è fissata al 31 gennaio.
Nessuna novità positiva dunque, ma addirittura chiusura anticipata a tordi e beccacce. A chi chiedere conto di tutto ciò? Alla Regione? Ai politici che non hanno mantenuto le promesse fatte in campagna elettorale? Anche se oggi potrebbe far comodo, bisogna riconoscere che benché non esente, la classe politica non è, né la sola, né la principale responsabile. Allora chi?
E’ doloroso dover ammettere che le maggiori responsabilità sono da attribuire al mondo venatorio. Tutte la associazioni hanno cavalcato l’onda emotiva e con fare populistico hanno chiesto la modifica dei tempi stabiliti dalla Legge 157 del 1992. Ci dicevano: “da ciò ne deriverà un beneficio per tutti i cacciatori”. Ancora: “Dopo la ormai obsoleta 157, rea di aver fissato dei paletti inaccettabili, il futuro è finalmente iniziato”. Tutte insieme sul carro del cambiamento.
Tutte tranne una. L’Arcicaccia aveva paventato la possibilità che le cose potessero peggiorare. E lo aveva fatto per tempo, quando ancora si poteva rimediare. Aveva previsto che facendo un raffronto tra svantaggi e vantaggi, la bilancia potesse non pendere su quest’ultimi. Questo perché gli unici documenti tecnici scritti, gli oramai famosi Key Concepts, su possibili aperture e chiusure per tempi e specie, erano già scritti. Se i colleghi delle altre associazioni venatorie si fossero soffermati, nemmeno troppo a lungo, su tali documenti, avrebbero notato i pericoli che una modifica in tal senso poteva arrecare. Tutto ciò non è avvenuto. Anzi ci hanno accusato ancora una volta di non fare gli interessi dei cacciatori. Che eravamo contro queste modifiche solo per motivi politici.
Tutto questo è durato finché non si è approvato in via definitiva l’art. 42. Dopo sono cominciati i primi mugugni, i primi distinguo. Successivamente sono arrivate le linee guida dell’Ispra per la redazione dei calendari venatori e le prime indiscrezioni sugli stessi. Il resto è storia dei nostri giorni. Oggi tutte le associazioni gridano allo scandalo e al tradimento politico.
Tutte tranne una. L’Arcicaccia, la quale già da tempo va affermando che qualsiasi modifica si voglia fare non và demandata alla classe politica, ma va scritta per intero dalle parti interessate, cacciatori, agricoltori e ambientalisti, e va sottoposta alla politica solo per la definitiva approvazione, senza che la stessa via aggiunga alcunché (Toscana docet). In questo contesto, ancora una volta, bisogna osservare che non ci da nessuna soddisfazione l’affermare: “Ve l’avevamo detto””.
Fonte: OnTuscia.it