Un ricorso che tutti attendevano
Puntuale come ogni estate arriva il ricorso animalista della Lac contro il calendario venatorio e gli atti di Regione Lombardia riguardanti la prossima stagione di caccia. Il ricorso è stato assegnato quest’anno alla Sezione seconda del Tar di Milano: la prima udienza utile è il 19 settembre, due giorni dopo l’apertura, che al momento non risulta a rischio. Federcaccia Lombardia sicuramente si costituirà in giudizio per difendere il calendario: staremo a vedere se la Lac richiederà con un atto separato il provvedimento di sospensione prima dell’apertura. Fin qua nulla di nuovo, ma andiamo a vedere alcune delle fantasiose tesi animaliste: secondo la sigla animalista le Regioni non sono legittimate ad adottare calendari diversificati per la selvaggina migratoria e dovrebbe esserci un calendario unico nazionale, contrariamente a quello che invece dispone la direttiva europea a riguardo la materia. Se poi teniamo conto della conformazione geografica del nostro paese questa affermazione stride ancora di più. Addirittura si solleva poi una questione di legittimità costituzionale contro la legge nazionale che delega alle Regioni il potere e dovere di emanare un calendario regionale relativo anche alla fauna migratoria.
Il parere dell’ISPRA
Federcaccia Lombardia è già in contatto con gli uffici e con l’avvocatura di Regione Lombardia e sicuramente parteciperà al giudizio. E’ evidente però che la cosa che stona di più in questa vicenda che si protrae da anni è il parere di Ispra: Regione Lombardia a nostro parere ha dettagliato in modo corretto i motivi per cui ha deciso di discostarsi dal documento dell’Ente che dipende dal Ministero dell’Ambiente. Per esempio stabilendo l’apertura al 17 settembre e non al 1 ottobre la Regione ha fornito numerose motivazioni tutte corrette e serie e confidiamo che i giudici le leggano con attenzione. Gli Uffici di Milano hanno ridicolizzato le tesi di Ispra, secondo la quale per esempio alla terza domenica di settembre è difficile fare vigilanza venatoria mentre dal 1 ottobre tutto diventa magicamente più agevole. Però è evidente che sulla carta per un giudice del TAR il parere ISPRA è un parere scientifico. Non possiamo pensare che un collegio giudicante, che deve affrontare gli argomenti più disparati nelle proprie camere di consiglio possa essere preparato al punto da smentire un parere dell’Ente statale che, sulla carta, è deputato a studiare, approfondire e a esibire pareri tecnico-scientifici sulle problematiche inerenti la fauna selvatica.
La sentenza del 19 settembre
Come sempre il problema sta nel manico, cioè su coloro che devono controllare ISPRA, perchè questo Istituto dipende dal Ministero dell’Ambiente, ministro Pichetto di Forza Italia, e interviene su una materia affidata al Ministero dell’Agricoltura, ministro Lollobrigida di Fratelli d’Italia. Ecco il problema è questo: perchè nessuno controlla il modo di lavorare degli Istituti dipendenti? Se non ci mettiamo in testa che questo è il vero problema da risolvere e pensiamo ogni volta di tirar fuori la barzelletta del giudice anticacaccia, offendiamo l’intelligenza di migliaia di cittadini cacciatori. Il 19 settembre avremo presumibilmente una sentenza, parziale forse, ma sicuramente i giudici prenderanno una decisione, ma la prenderanno leggendo un parere Ispra dove di tecnico e di scientifico c’è poco mentre di ideologico c’è tantissimo. Accetteremo come anno il verdetto del TAR ma non smetteremo di chiedere alla politica, quella politica che organizza convegni con proposte e non con obbiettivi, pur detenendo in pieno il potere decisionale, di esercitare il proprio ruolo decisionale, nel bene e nel male. (FEDERCACCIA BRESCIA – CACCIAPENSIERI)