Un testo che fa discutere
Nei giorni scorsi, all’indomani della sua pubblicazione, il Presidente di Federcaccia Lazio Aldo Pompetti ha scritto agli Uffici regionali in merito ad alcune osservazioni sul calendario venatorio della prossima stagione e del PFR. Di seguito il testo. Federcaccia Lazio ha preso visione del nuovo Calendario venatorio regionale pubblicato dalla Regione Lazio. Si esprime apprezzamento per le date di apertura e chiusura della stagione venatoria, che rispecchiano per la maggior parte delle specie i periodi della Legge 157/92, e che sono motivate correttamente nel discostamento dal parere dell’ISPRA. Tuttavia, si desidera fare presenti alcune incongruenze e penalizzazioni che questa Federazione aveva già evidenziato negli anni passati, ma che sono rimaste non applicate anche quest’anno con il cambio di indirizzo politico regionale. Di seguito i punti che si chiede vengano rivisti.
Calendario venatorio
Caccia alla tortora: il sistema adottato dalla Regione Lazio non può essere considerato soddisfacente perché porta all’assegnazione di 1 tortora a cacciatore e affida agli ATC la gestione del piano di prelievo. Si ritiene corretto che sia adottato un sistema regionale di monitoraggio dei prelievi, con applicazione per smartphone, invio SMS o pagina web dedicata, in cui i cacciatori interessati alla caccia alla tortora si devono iscrivere, del resto tutte le regioni italiane hanno attuato questa modalità, mentre nessuna ha fatto una “preassegnazione” di capi da parte degli ATC. Federcaccia offre in tal senso la propria collaborazione, anche attraverso la convenzione con XCaccia. In questo modo i cacciatori appassionati della specie possono usufruire del carniere di 5 capi, permesso dal Piano di Gestione Nazionale e la caccia verrebbe interrotta al raggiungimento del limite regionale di 5.534 capi. Si fa presente che questo sistema si è dimostrato efficace nelle confinanti regioni Toscana e Umbria nella scorsa stagione.
Caccia al moriglione: anche per questa specie si ritiene preferibile adottare un sistema regionale come descritto per la tortora. Può infatti capitare che un cacciatore dichiari il proprio interesse alla specie, ma poi non possa esercitare la caccia, in questo modo i capi preassegnati non saranno disponibili per altri cacciatori, con evidente penalizzazione dei più appassionati.
Cancellazione di specie cacciabili: da molti anni la Regione Lazio esclude dal prelievo venatorio le specie combattente e moretta. Si chiede una modifica in questo approccio penalizzante facendo presente che nessuna delle due specie si trova in una condizione di sofferenza demografica e non è corretto escludere totalmente una specie dal prelievo venatorio, quando sono possibili regolamenti di caccia con alcune restrizioni ma non divieti assoluti.
Limitazione di prelievo giornaliero e stagionale: i limiti di capi abbattibili in Regione Lazio sono più restrittivi rispetto a quelli delle regioni vicine (es. Toscana e Umbria) e vanno oltre il parere ISPRA penalizzando i cacciatori laziali. Alcuni esempi sono il limite di colombacci di 10 capi, il limite stagionale di lepri, fagiani e i limiti stagionali per le specie beccaccino, frullino, canapiglia, marzaiola e mestolone che non sono richiesti nemmeno da ISPRA.
Piano faunistico venatorio
Come noto, il Piano Faunistico Venatorio Regionale è fermo al 1998 e questo ha impedito da molti anni l’implementazione della pianificazione faunistico-venatoria e l’attuazione di scelte di programmazione aggiornate alle nuove situazioni della fauna e del territorio della Regione Lazio. Nell’anno scorso era stato prospettato un Piano Faunistico Regionale che questa Federazione non ha condiviso perché non rispecchiava le realtà territoriali che nel corso dei decenni si sono trasformate ad esempio:
le monocolture di noccioleti hanno invaso il territorio e per la loro sopravvivenza ai danni degli ungulati vengono debitamente recintate, sottraendo territorio utile alla caccia;
gli impianti fotovoltaici in espansione e con altri progetti di nuovi insediamenti
l’espansione di parchi–oasi e aree protette in genere.
Quanto sopra esposto ha ridotto notevolmente il territorio utile alla caccia, si possono ad esempio verificare i comuni della Provincia di Viterbo come Villa San Giovanni in Tuscia che ha solo qualche ettaro disponibile alla caccia, così come i comuni limitrofi sino a Nepi.
Questi comuni sono anche destinati a raccogliere i cacciatori romani che per mancanza di territorio devono riversarsi obbligatoriamente, come anche previsto dalle Legge 450 nei comuni confinanti.
Nelle poche zone cacciabili nell’area di Roma questa Federazione ha dovuto creare un App appositamente per i cacciatori, che segnala l’avvicinamento alle aree destinate alla preclusione della caccia-Parchi-ZRC- ed altri divieti al fine di evitare gli inconvenienti.
Il Piano Faunistico prospettato, in virtù del decremento del numero di cacciatori ed automaticamente l’aumento degli ettari di territorio disponibili pro-capite, aveva indotto la nascita di nuove zone restrittive come ZRC-Oasi, la cui tabellazione è a carico degli ATC ricadenti con spese che gravano moltissimo sul bilancio degli stessi ATC.
Proprio per motivi economici e di risparmio sarebbe opportuno valutare l’ATC unico in alcune province del Lazio.
I corsi per le Guardie Venatorie Volontarie delle associazioni non sono più stati attuati. Sarebbe anche opportuno individuare delle nuove figure di Guardie che possano esplicare in alternativa le attività svolte dalla Polizia Provinciale laddove vi è carenza o un numero non corrispondente alle esigenze degli ATC per svolgere tutte le funzioni richieste dalla legge.
Il punto di vista di FIDC
Questa Federazione ha più volte espresso parere negativo al tesserino elettronico in totale applicazione. Questa forma digitalizzata andrebbe a penalizzare i cacciatori non in possesso di uno smartphone e coloro che non ne hanno le capacità tecniche per l’uso. Le proposte sono state di inserire nei nuovi esami venatori la parte informatica per i futuri cacciatori- la richiesta volontaria per coloro che sono abili all’uso di tale forma.
La Regione Lazio è stata penalizzata dalla mancata raccolta di dati stagionali sui prelievi dichiarati nei tesserini venatori che non sono stati quindi resi disponibili negli ultimi anni. Le proposte di Federcaccia Lazio sono state diverse: la lettura tramite la penna elettronica, l’utilizzo dei percettori del reddito di cittadinanza ai fini di ritiro e lettura dati, incentivi economici ai Comuni ed Enti preposti a rilascio e raccolta dei tesserini al fine di trasmettere i suddetti dati.
Lo scorso anno la Regione Lazio ha recepito solo parzialmente le nuove leggi e disposizioni sulla PAC che è finanziata totalmente dall’Unione Europea per fini di miglioramento ambiente-habitat- e territorio, ciò va a discapito della biodiversità del territorio laziale e della gestione corretta della fauna e della caccia.
La scrivente Federazione chiede gentilmente un incontro per esaminare con il necessario approfondimento le questioni sopra descritte.