Inoltre la richiesta è quella di autorizzare anche la caccia in braccata, una forma di caccia che prevede assembramenti di decine persone, ossia proprio quello che si dovrebbe evitare. La pretesa giustificazione, poi, che tale attività serva da contenimento per le popolazioni di cinghiali non trova alcun riscontro nella scienza e nella normativa, infatti ricordiamo che la braccata è una forma di caccia e che è un’attività ludico ricreativa non finalizzata di certo al controllo numerico, che fa parte della gestione faunistica, materia estranea alla caccia e su cui vi è l’art. 19 della legge 157 del 1992 a definirne le modalità.
L’iniziativa della Dipartimento Agricoltura e Risorse Agroalimentari della Regione Calabria è del tutto fuori luogo, nonché foriera di comportamenti che potrebbero vanificare gli sforzi fin qui fatti per uscire dall’emergenza sanitaria. Emergenza che, ripetiamo, non è ancora finita e che richiede da parte di tutti i cittadini e delle istituzioni comportamenti responsabili. Alla Regione Calabria chiediamo il rispetto dei DPCM, dei cittadini e della comunità scientifica che ha già sottolineato la pericolosità di inutili assembramenti e a nome dei 2 milioni di calabresi la Regione intervenga al più presto bandendo la caccia sul nostro territorio sino a fine pandemia.”