La Confederazione Cacciatori Toscani esprime le proprie valutazioni sulla gestione faunistico-venatoria ormai in profonda crisi della provincia di Siena.
Da anni la gestione faunistica e venatoria a Siena è in crisi profonda. La Provincia ha rinunciato a governare, non compiendo scelte o assumendo decisioni contraddittorie: una latitanza che ha cancellato le esperienze virtuose che avevano fatto di Siena un modello per l’intero Paese.
La vicenda dei mancati interventi di controllo sulla volpe (la Provincia che revoca, nel 2013, l’attuazione del piano, nonostante il parere positivo di Ispra e la pronuncia favorevole del Tar, per le proteste di pochi animalisti) segna un momento emblematico, la dichiarazione pubblica della incapacità o della mancanza di volontà di governo, dimostrata peraltro da tanti fatti successivi: la non realizzazione degli interventi di controllo sugli ungulati e sulle altre specie, unico caso in Toscana, è oramai una costante.
Situazione ulteriormente compromessa nelle ultime settimane, con l’ingiustificabile dilazione dei tempi di avvio della caccia di selezione al capriolo e l’adozione di una delibera per gli interventi di controllo del cinghiale con il metodo della selezione che non risolve alcunché, scontenta tutti, semina incertezze, non assicura la benché minima efficacia.
La conseguenza – ormai non si tratta più di allarmi e preoccupazioni ma di fatti – è l’aumento drammatico degli squilibri sul territorio, il peggioramento della condizione ambientale, la crescita e la diffusione territoriale dei danneggiamenti alle colture agricole (danni, va ricordato, risarciti solo ed esclusivamente con i soldi versati dai cacciatori) e dunque ad una componente fondamentale dell’economia senese.
Le Associazioni della Confederazione dei Cacciatori Toscani hanno denunciato da tempo e ripetutamente l’insostenibilità di questa situazione, impegnandosi quotidianamente nel confronto e presentando proposte puntuali che l’Amministrazione ha prima affermato di apprezzare e condividere e poi ha sempre completamente disatteso.
Le nuove norme regionali sulla governance del settore, con la costituzione dei nuovi Comitati degli Ambiti Territoriali di Caccia e la garanzia (grazie alla riduzione della tassa regionale e alla destinazione diretta agli ATC di analogo importo) di quantità e tempi certi nella disponibilità di risorse economiche per la gestione, costituivano occasione preziosa per una svolta decisa, per rilanciare su queste basi programmazione e gestione.
Neppure questa occasione è stata colta dalla politica e dalle Istituzioni provinciali: la legge disponeva la nomina del Comitato dell’Atc entro il 30 aprile, la Provincia ha deliberato il 23 giugno e pubblicato l’atto addirittura il 30 giugno; il Comitato non è dunque ad oggi ancora insediato; le nomine, almeno per quanto riguarda la componente venatoria, sono state decise in totale dispregio del criterio della rappresentatività delle Associazioni stabilito dalla Legge. Ritardi e scelte che compromettono ulteriormente una situazione già gravissima, che costringeranno fra l’altro ad agire nelle sedi giudiziarie deputate per la indispensabile e doverosa verifica di legittimità.
Le Associazioni aderenti alla Confederazione dei Cacciatori Toscani , nel mentre si attivano per tutelare il rispetto della legge e di principi elementari di democrazia rappresentativa, vogliono ancora esprimere il massimo dell’impegno possibile per garantire che comunque, anche in questa situazione difficilissima, il territorio, la fauna, la caccia a Siena non siano lasciati senza alcuna gestione. Con grande senso di responsabilità faremo quanto in nostro potere perché l’ATC funzioni, dia risposte ai tanti problemi sul tavolo, non permetta che l’inerzia o l’incapacità ne determinino altri. Ad ottobre, finalmente, è annunciata la conclusione dell’iter per l’effettivo trasferimento alla Regione delle deleghe in materia faunistica e venatoria fino ad oggi esercitate dalle Province. Una prospettiva ormai ravvicinata, un processo che dovrà essere governato e regolato con attenzione, ma che apre uno scenario nuovo che vogliamo diventi l’avvio della riconquista, a Siena, del terreno perduto in questi anni.
La Confederazione lavora e lavorerà per questo, con l’auspicio che anche le altre componenti sociali, in primo luogo gli Agricoltori , affrontino l’impegno con il medesimo spirito e l’invito pressante a tutti i cacciatori ad unire le forze per l’obbiettivo comune. È comprensibile che scontento e malumore siano diffusi fra i cacciatori , che hanno visto disconosciuti e vanificati gli sforzi compiuti negli anni per gestire la fauna ed i suoi equilibri, prevenire i danni all’agricoltura, migliorare l’ambiente nell’interesse, oltre che della loro passione, della comunità in generale.
Dalla palude però non si esce alimentando polemiche artificiose e interessate contro le Associazioni venatorie della CCT, le sole ad aver sempre coerentemente avanzato proposte e contrastato le scelte sbagliate, né ha alcun futuro un atteggiamento che solletica qualunquismo e disfattismo. Dalla palude, al contrario, si esce con la capacità di presentare idee e programmi e di schierare sul campo le risorse umane ed organizzative indispensabili per sostenerli e realizzarli: è quanto la Confederazione ha l’ambizione e la convinzione di fare.
(Confederazione Cacciatori Toscani – Federcaccia – Arcicaccia – ANUUMigratoristi)
( 7 luglio 2015 )