Un grido di allarme che vede uniti coloro che giornalmente vivono il territorio e che non si rassegnano a rimanere passivi contro una cultura della conservazione che non tiene conto dell’uomo, delle sue attività e del mantenimento di un presidio in molte realtà interne e rurali della nostra Toscana. Nel solo anno 2017 sono stati denunciati oltre 590 attacchi, una situazione ormai insostenibile dichiarano i pastori riuniti nel comitato “L’Unione fa la forza” ai quali la Regione risponde con la promessa di pressioni nei confronti del Ministero dell’Ambiente per autorizzare catture ed altri possibili interventi che prevedono comunque tempi lunghi e stremanti trattative con chi ancora oggi si ostina a considerare il Lupo una specie da salvaguardare, conservare ed incrementare a prescindere dal suo rapporto con l’uomo e le sue attività.
Mentre a Siena, Grosseto e in quasi tutte le realtà Toscane si continua a chiedere un cambio di rotta sulla gestione della specie, ieri e oggi a Roma, Ispra ha organizzato un roboante convegno sull’obiettivo di monitorare la specie ed omogeneizzare i metodi di rilevamento e censimento. Oltre 240 partecipanti del mondo tecnico e scientifico con la presenza del Ministero dell’Ambiente, si stanno confrontando sulla questione. Negli interventi che abbiamo avuto modo di seguire durante la diretta streaming solo pochi dei relatori presenti, tra i quali Gianpiero Sammuri e Marco Apollonio, hanno avuto la competenza e la serietà di porre i temi centrali su cui occorrerà urgentemente agire: la presenza del Lupo non è più soltanto un problema di conservazione vista la consistenza, il numero di individui presenti ed i branchi in costante aumento fino alle porte delle città. Il vero problema è di natura squisitamente politica.
Occorre infatti accompagnare alla parola “Conservazione” quella di “Gestione” superando steccati ideologici ed attivando tutte le forme gestionali che ricordiamo si stanno applicando in quasi tutti i paesi europei. Per tale motivo oltre a mappare, censire, unificare i criteri di monitoraggio, occorre ora e da subito agire. L’impressione è che certi convegni, risultino molto lontani dalla realtà che si vive nei territori. Lontani da chi è abituato a strappare alla terra la propria sopravvivenza e quella della propria famiglia. Lontani da coloro che non si accontentano di un sostegno alla propria attività ma vogliono solamente continuare ad esercitarla con dignità. Chi vincerà questa battaglia di cultura e di civiltà? La Confederazione Cacciatori Toscani è fermamente convinta che i termini conservazione e gestione rappresentino un binomio virtuoso per procedere verso un unico obiettivo comune; basta volerlo!