Il presidente di Italcaccia Selva Vetere ha voluto ricordare come la categoria non sia assolutamente sfavorevole al rilancio dell’economia e alla tutela dell’ambiente, rimarcando come il cacciatore sia il primo ambientalista in assoluto, un impegno testimoniato dal contrasto alle attività illegali, in primis il bracconaggio. In poche parole, questi cacciatori pagano ogni anno una quota vicina ai 400 euro, comprensiva di copertura assicurativa e altre imposte, un versamento necessario per continuare ad esercitare.
A fronte di questa spesa, però, ci sono continui freni e compromissioni alla passione venatoria. Il gruppo ha lamentato anche di non navigare nell’oro e operai e piccoli commercianti non potranno sostenere per sempre il pagamento. Colantuono ha promesso di rinnovare l’impegno di Italcaccia e dei cacciatori della provincia di Latina per quel che concerne la salvaguardia del territorio. Allo stesso tempo, però, ha chiesto alle istituzioni che ci sia quanto prima una inversione di tendenza, anche non completa ma comunque significativa.
Uno degli auspici principali è che vengano restituite alla fruibilità venatoria alcune zone, come ad esempio quella di Mordarei (non lontano dal lago), l’area di Monte Calvo oppure altre parti del territorio che possano essere considerate delle valide alternative. Di Fondi si è parlato anche all’inizio dell’anno in relazione alla caccia, ma purtroppo in maniera triste. Un uomo uccise infatti l’amico cacciatore dopo averlo scambiato per un cinghiale: in quel caso furono contestati i reati di esercizio abusivo di caccia all’interno di un parco naturale, introduzione abusiva di armi all’interno dello stesso parco, esercizio di battuta di caccia al cinghiale in un giorno vietato e concorso in omissione di soccorso. Ora si attende una risposta da parte delle autorità competenti, in primis dal sindaco ovviamente, per capire in che modo si evolverà la vicenda. I rappresentanti di Italcaccia sembrano comunque fiduciosi.