La stagione venatoria 2016-2017 non è ancora cominciata in Sardegna, come d’altronde in tutte le regioni italiane, ma nell’isola c’è già una polemica molto accesa. Come riferito da La Nuova Sardegna, infatti, ci sono forti divisioni sugli Ambiti Territoriali di Caccia, visto che la regione non ha recepito quanto disposto dalla Legge Nazionale del 1992, quella di riferimento per il mondo venatorio.
Non si è trattato di un momento di distrazione, ma di una scelta ben precisa. Secondo Marco Loi, dirigente di Ogliastra dell’Unione Cacciatori di Sardegna (UCS), l’associazione è contraria agli Ambiti provinciali e perfino a quello regionale, in quanto non vengono considerati la soluzione giusta per tutelare l’ambiente ed equilibrare caccia e mantenimento delle specie. L’alternativa considerata più valida è il comitato comunale.
Lallo Manca, alla guida del comitato faunistico della provincia di Nuoro, ha invece rinnovato l’appello affinché la Sardegna si metta in regola, in modo da porre fine a “ventiquattro anni di anarchia”. Manca considera gli ATC una realtà giuridica e territoriale necessaria. Alcuni cacciatori considerano questa apertura un tentativo di chiudere i boschi e pianure. L’UCS è convinta in gran parte che la caccia responsabile sia la decisione migliore da prendere per la conservazione delle specie, in aggiunta non è esclusa la caccia grossa al cervo, al muflone e al daino.