Agricoltori e cacciatori laziali hanno bocciato senza appello il calendario venatorio 2018-2019 proposto dalla giunta regionale guidata da Nicola Zingaretti. Ecco perchè hanno illustrato tutti i motivi del loro no. Il Comitato Tecnico Faunistico Venatorio ha incontrato tutti i portatori di interessi, ma il voto di associazioni venatorie e agricole è stato unanime e negativo. Entrambe sono state “snobbate” alla prima occasione. Anzitutto la caccia in pre-apertura riguarda soltanto una specie che è realmente oggetto del mondo venatorio, cioè la tortora africana.
La pressione venatoria è quindi concentrata su un unico animale, una discriminazione per i cacciatori laziali che guardano con invidia i colleghi marchigiani, umbri e toscani. Non esiste, poi, un regolamento per la caccia alla volpe, una specie in esubero e che dovrebbe essere attenzionata meglio. Inoltre, combattente e moretta non sono stati inseriti tra le specie cacciabili come avviene in altre zone d’Italia.
Le critiche riguardano anche la caccia all’allodola (il carniere andrebbe raddoppiato), la mancata concessione delle due giornate supplementari di caccia alla migratoria da appostamento e ottobre e novembre e la mancata concessione della deroga per quel che riguarda lo storno. La bozza del calendario venatorio non può quindi che essere bocciata. La giunta regionale rischia di andare avanti senza l’avallo di cacciatori, agricoltori e ambientalisti.