La pressione venatoria è quindi concentrata su un unico animale, una discriminazione per i cacciatori laziali che guardano con invidia i colleghi marchigiani, umbri e toscani. Non esiste, poi, un regolamento per la caccia alla volpe, una specie in esubero e che dovrebbe essere attenzionata meglio. Inoltre, combattente e moretta non sono stati inseriti tra le specie cacciabili come avviene in altre zone d’Italia.
Le critiche riguardano anche la caccia all’allodola (il carniere andrebbe raddoppiato), la mancata concessione delle due giornate supplementari di caccia alla migratoria da appostamento e ottobre e novembre e la mancata concessione della deroga per quel che riguarda lo storno. La bozza del calendario venatorio non può quindi che essere bocciata. La giunta regionale rischia di andare avanti senza l’avallo di cacciatori, agricoltori e ambientalisti.