Caccia: Cedere gratuitamente carne di cinghiale a festa patronale non è reato, così ha disposto il giudice in riferimento di tre cacciatori imputati per commercializzazione di fauna selvatica.
Imputati di avere “commercializzato fauna selvatica proveniente da attivita’ venatoria ad una sagra patronale”, tre cacciatori di Mignanego, comune nell’immediato entroterra di Genova, sono stati assolti stamani dal giudice monocratico Mauceri del tribunale di Genova “per non avere commesso il fatto”.
Le tre “doppiette” alla fine di agosto 2009 diedero a don Giacomo Chuossone, parroco di Sant’Amborogio di Mignanego, nove chili di polpa di cinghiale. La carne sarebbe servita per preparare il piatto forte della sagra patronale, in programma la sera del 30 agosto: polenta con stufato di cinghiale. Fu una “dazione”, un’opera pia per contribuire alla buona riuscita della festa di autofinanziamento della parrocchia.
Ma non appena la sagra fu inaugurata, giunse sul sagrato della chiesa un gruppo di guardie zoofile. All’iniziale parapiglia segui’ l’inevitabile epilogo: il pentolone di stufato fu sequestrato. Molti convitati, delusi, si allontanarono. La festa culinaria fu un flop.
Le guardie segnalarono il tutto in procura, accusando i cacciatori di avere venduto il cinghiale al parroco in violazione dell’articolo 21, lettera L, della legge 157 del 1992 sulla caccia che ne vieta appunto la vendita a feste patronali e di paese.
Il pm Walter Cotugno aveva disposto la citazione diretta a giudizio dei tre. Stamani l’avvocato Andrea Campanile ha dimostrato che mai vi vendita di prodotti venatori, ma piuttosto “dazione” e pure a fin di bene. Il giudice gli ha creduto, chiudendo definitivamente il caso.
Fonte: AGI