Sono finiti davanti al giudice Tommaso Paone del tribunale di Ravenna anche due animalisti trentini di 54 e 66 anni. Con loro c’erano anche altri due ambientalisti, un 37 enne di Verona che per questi fatti ha patteggiato nel 2018 la pena a 4 mesi, e una ragazza, costituitasi parte civile per le asserite lesioni subite da parte di un cacciatore. Nella ricostruzione fatta durante l’udienza da una parte c’erano i cacciatori, dall’altra i daini, in particolare quelli della pineta di Classe, bersaglio di un piano di contenimento che nel gennaio dei 2015, aveva dato il via libera alle doppiette.
Un esperimento “problematico” quello avviato quattro anni fa per ridurre la proliferazione degli ungulati nel territorio ravennate, sospeso dopo qualche mese alla luce delle tensioni innescate tra chi aveva avuto il nulla osta per sparare e una nutrita schiera di animalisti pronti a azioni eclatanti. Uno di quei raid per interrompere la caccia al daino è giunto solo ora alle ultime battute di un processo per minaccia e lesioni, che coinvolge entrambe le fazioni. Stando alle accuse – riporta il corriere di Romagna – quel giorno, nella pineta di Lido di Classe all’altezza dell’altana posizionata nei pressi di via Canale Pergami, il cacciatore, regolarmente autorizzato, si era ritrovato a vestire i panni della preda. Appostato in attesa del passaggio del bersaglio, era stato individuato dal gruppetto di animalisti che si era diretto verso di lui.
Per il legale dell’uomo, l’avvocato Antonio Luciani, non avrebbe fatto altro che difendersi dall’aggressione, dopo essere stato tirato giù dalla postazione, preso a calci, pugni e colpito pure con uno sfollagente di metallo su tutto il corpo. Botte, è stato rimarcato durante l’arringa difensiva, che gli sono costate una decina di giorni di prognosi in seguito al trauma indiretto del rachide cervicale e altre lesioni al volto. Era stato proprio lui a chiamare i carabinieri della Compagnia di Cervia-Milano Marittima, ai quali aveva anche riferito delle intimidazioni proferite nei suoi confronti, mentre uno dei quattro gli bloccava la via di fuga: “Adesso che sappiamo come ti chiami ti verremo a cercare a casa e faremo a te e alla tua famiglia quello che tu fai ai daini”.
Una volta identificati, anche gli animalisti lo avevano denunciato, tant’è che a processo c’era anche lui, accusato di avere minacciato il gruppo di fargli fare “la fine di quei daini”, puntandogli contro il fucile da caccia. Era stata la ragazza a lamentare di essere stata insultata e poi colpita in faccia con il calcio dell’arma (La Voce del Trentino).
Alla cortese attenzione del collega cacciatore sig. Simone Ricci ed alla redazione di cacciapassione.
Mi riferisco all’aticolo relativo alla grave aggressione del selecontrollore del ravennate ed alla giusta pena inflitta ai responsabili.
Vorrei ricordare che anche l’utilizzo di immagini ( vedi daino utilizzato nell’articolo ) senza consenso dell’autore ,senza neanche citarne il nome , sia un atto non lecito.
Rimango serenamente a vostra disposizione.
Attenderei almeno una risposta di scuse, anche perchè sarebbe bastato chiedere.
Cordialmente saluto ,
Andrea Dal Pian (autore di quella foto).