Il paranco aveva teso la catena che azionava la puleggia della porta del forno spalancandola completamente, l’officina era stata invasa da una luce bianca accecante ed da un improvviso intenso calore. Un pesante disco di acciaio brillava come un sole di colore rosso al suo interno. Ergun aveva aggrottato la fronte per lo sforzo, pesanti occhiali scuri proteggevano gli occhi dal riverbero ed un grembiale color alluminio lasciava scoperti possenti bicipiti da cui sporgevano le vene che li avvinghiavano come edera. Lentamente aveva estratto l’ultimo pezzo utilizzando una lunga tenaglia posizionandolo sotto il maglio idraulico di colore grigio scuro, ricoperto di olio lubrificante, che incombeva sopra la sua testa come una torre. Il pavimento aveva iniziato a tremare come squassato da un terremoto, il fischio di una vecchia locomotiva a vapore aveva preannunciato la discesa repentina del pesante ariete di metallo schiantandosi contro il tondo incandescente che aveva iniziato a cambiare di forma sotto i violenti e repentini urti. Ora i colori erano virati verso l’arancio ed antracite formando una pesante crosta di scoria di minerale di ferro simile a lava che si raffreddava. Il suono acuto della sirena aveva scandito la pausa della mattina, Ergun si era passato un fazzoletto per asciugarsi il sudore e si era avviato lentamente a prendere una piccola sacca di tessuto grezzo, che teneva nelle vicinanze del macchinario con all’interno poche cose portate da casa . Si era seduto stravolto dalla fatica su una pira ordinata di flange raffreddate che fungevano da sgabello e tavolo, andando a scaldare il pane e della salsiccia fresca su dei pezzi ancora caldi a mo’ di grill.
Battista, detto il “Bocia” per la giovane età, aiutava Ergun al pesante macchinario si era avvicinato sedendosi accanto, aveva estratto dalla tasca una cartina e del tabacco e aveva preparato con dovizia due sigarette Turkish style offrendola come gesto di condivisione. L’aveva accesa con uno accendino zippo con incisa una mezzaluna sullo sfondo di una moschea poi con una espressione pensierosa aveva inspirato una prima boccata in cerca di sensazioni espirando del fumo azzurrognolo che saliva verso l’alto disperdendonsi come una piccola nuvoletta nell’annerito capannone. Vivere e lavorare in un paese che non era il proprio, lo faceva sentire un pesce fuor d’acqua gli mancava tanto la sua famiglia in primis il suo lavoro di allevatore e la caccia , aveva dovuto migrare per via della crisi economica causata dalla guerra in Siria. Volgendosi verso Battista si era rivolto di colpo in tono brusco, per rompere quel silenzio dell’ animo assordante: “lo conosci il cane da pastore dell’ Anatolia ?” Stupito della domanda aveva fatto un cenno con il capo “No”. Sai e‘ un ausiliare straordinario ed enorme più alto di me quando si alza sulle zampe posteriori, riesce a tenere a bada i lupi pur di proteggere il suo gregge , io ne ho posseduti diversi… Il Bocia incuriosito gli aveva fatto un cenno con il capo per proseguire ascoltandolo con con interesse, “la mia gente ha eretto in alcune città delle statue per rendere merito del suo prezioso lavoro”.
Discendo da una famiglia di pastori nomadi i “Borsut “siamo gli ultimi che viviamo spostandoci seguendo le stagioni, abbiamo poche cose che possediamo che possiamo caricare sui muli, per noi sono importanti: Una Teiera, un tappeto per sdraiarsi, delle bacinelle per servire il pasto, secchi per la mungitura i nostri ripari sono costruiti con la pietra, forse e’ l’unico elemento che non manca mai in Anatolia, una terra brulla i sentieri scavati dal passaggio millenario degli animali si possono scorgere in lontananza come il retro di una foglia, la pietra immobile spigolosa di colore chiara e’ ovunque come granelli di sabbia a casa sono rimasti i miei genitori che sono ormai anziani.
Ho dato nome al mio prezioso aiutante Buluk (In lingua Turca significa Nuvola) e gli si addice alla perfezione il suo mantello soffice e’ di colore bianco per renderlo visibile quando la luce e’ scarsa e devi riconoscerlo con certezza dal lupo nel caso che devi usare il fucile, porta un collare speciale con degli spuntoni di metallo per proteggerlo dal morso alla gola del lupo, si adatta agli estremi climatici: freddo d’ inverno con tanta neve e un caldo insopportabile d’ estate, conosce pochi ed essenziali comandi, e’ un animale antico che vive nella nostra terra dalla notte dei tempi e’ equilibrato e tenace, sa fiutare il pericolo, ha assenza di istinto predatorio verso gli ovidi. Il suo sguardo profondo e vigile sembra potere leggere il tuo profondo dell’ animo, posso dirti con certezza che le sue virtù paragonate alle miserie caratteriali dell’uomo in particolare la capacita’ di distruggere il suo ambiente e di fare male ai suoi simili come la guerra che mi ha spinto fin qua nelle tue montagne in cerca di un futuro che mi appare ancora ignoto… Le pecore vivono allo stato semibrado e sono la nostra unica fonte di reddito si spostano su ripidi pendii in cerca di fili d’erba come fiocchi di cotone portati dal vento, alla sera ed al mattino vengono condotte per la mungitura, allo stazzo.
I lupi sono una sfida costante per i nostri amici a quattro zampe, non sapere quando il gregge verrà attaccato rende il compito della vigilanza un impresa ardua sia di notte che di giorno, nella nostra cultura i lupi sono considerati animali intelligenti, scaltri, coraggiosi sono la rappresentazione perfetta della forza, infatti gli eserciti dalla notte dei tempi lo scelgono come proprio emblema, e’ l’espressione del caos quando attacca, vivono normalmente in gruppo con un animale capo branco e non e’ infrequente che singoli individui cacciati diventino Killer silenziosi ed imprevedibili. Il momento migliore per sferrare un attacco e’ quando la luce scarseggia, molte volte esco dal mio rifugio attirato dagli ululati e posso distintamente cogliere le diverse tonalità dei lamenti che compongono il branco mentre si chiamano a vicenda, sono un vero e proprio linguaggio che mi ricorda che loro sono li da millenni e quell’habitat gli appartiene ed io e il mio gregge siamo in costante competizione per potere coabitare. Si avvicinano strisciando senza mai essere visti ,poi quando sono certi del risultato sferrano l ‘attacco creando scompiglio nel gruppo delle pecore ,spesso alcune si staccano terrorizzate e vengono inesorabilmente rincorse e morse alla gola come dracula i possenti canini sprofondano nella tenera carne spezzando successivamente il collo come un ramo di legna secca ed una volta atterrata addenta il ventre nutrendosi successivamente dei muscoli, rapidamente passando ad un altro capo. Il cane in queste situazioni deve prendere delle decisioni rapide in autonomia e si schiera a difesa del gruppo alzando la coda come un vessillo ed arruffando ulteriormente il pelo rendendosi ancora più grande avanzando verso la minaccia, abbaiando senza mai arretrare un metro e mostrare paura mostrando i denti in segno di forza.
Buluk cerca il mio aiuto mi desto repentinamente dalla dormiveglia, sono sdraiato per terra sul tappeto vicino al fuoco, in un attimo mi infilo gli stivali di cuoio e la giacca di velluto color marron a coste larghe che per me e’ una sorta di seconda pelle specialmente quando piove e fa freddo, dalle tasche sporgono i bossoli di ottone delle munizioni, la vecchia malconcia doppietta Yldiz che sembra più un utensile da agricoltura e’ sempre appoggiata all’ingresso, mentre corro fuori sento in lontananza le urla di disperazione dei miei amati animali e sono costretto a essere risoluto prendo la mira di istinto in corsa sparo i due colpi cogliendo un latrato. Il lupo e’ stato colpito, cerco di richiamare i capi utilizzando un fischio e estraendo dal tascapane della salgemma per attirarle e radunarle di nuovo vicino a me.
Poi devo compiere un gesto di pietà verso i capi che belano feriti mortalmente per accorciare la sofferenza tengo ferma la testa con le gambe estraendo il mio coltello da tasca “Bursut” che ogni pastore porta sempre con se, il manico e’ ricavato da un corno di ariete e la lama ha inciso le mie iniziali, sento il sangue colare come un liquido vischioso che mi scalda le mani in maniera innaturale.Domani le dovrò caricarle su un carro e portarle al mercato per scambiarle con cose utili e dei cereali e del te.. I predatori guidati dal loro istinto eccitati dalla disponibilità di facili prede uccidono più della loro necessita’ e’ questo aspetto per noi pastori costa in termini di tanti capi irrimediabilmente persi in particolare gli agnelli che sono l’ incremento del nostro misero reddito. Eccolo li, un giovane maschio ma non per questo meno pericoloso, giace in una immobile posa di fuga, la grossa testa larga e sfuggente il collo possente le orecchie ritte, gli occhi obliqui sembravano guardarmi in maniera indagatoria, sentii un brivido scorrere nella schiena poi mi soffermai di nuovo in cerca di dettagli che avrei conservato per sempre nella mia memoria era una macchina perfetta creata da madre natura, lunghe zampe un tronco robusto, un rivolo di sangue color corallo colava dalla bocca dove sporgevano le sue armi letali i denti canini simili a sciabole, il pelo beige brillava alla poca luce , dissi tra me “domani mi occuperò di te”. Alla fine allo stazzo cala un silenzio irreale gli animali sono ancora spaventati e si sfregano i musi a vicenda in cerca di un contatto che li rassicuri , alla luce faro’ un quadro completo dell’ accaduto. L’ epilogo dello scontro non prevede mai ne vinti ne vincitori , un predatore e’ perito e sull’altro lato del campo sono rimaste tante pecore morte, se il prossimo attacco sara’ condotto da un gruppo di lupi l’esito sara’ ancora più incerto, la mia non e’ cattiveria ma solo spirito di sopravvivenza.
Poi e’ il momento di preparare una tazza di te per scaldare il mio stomaco che e’ diventato un’ enorme pietra per la tensione ,metto nuovi rami secchi raccolti il giorno prima, ritrovata la calma richiamo il mio infaticabile compagno Bulut ho preparato delle croste di formaggio come premio per il suo coraggio oggi ha salvato la vita a tante pecore, lo porto vicino al focolare delimitato da grosse pietre messe in circolo e lo guardo negli occhi il mio volto e’ riflesso nel suo iride in cerca di conforto lo accarezzo per esprimere la mia profonda gratitudine e lui capisce il mio stato d’ animo mi inginocchio e lo abbraccio questa e’ la cosa che mi tranquillizza il mio cane il mio migliore amico poi come dei naufraghi su una barca nell’oceano della vita lo ringrazio nuovamente, come un fantasma Buluk sparisce all’ esterno dove sono nuovamente radunate le pecore e mi addormento di schianto sopraffatto dalla fatica…. La sirena nuovamente suona scandendo il ritorno della attività lavorativa.
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