A pochi giorni dalla preapertura della stagione venatoria si accende la polemica: i cacciatori ternani non ammessi nella provincia di Viterbo.
Manca ormai poco all’inizio della caccia in regime di preapertura ma si accende la polemica tra la Provincia di Terni e la Provincia di Viterbo: argomento di fondo è la mancata risposta da parte della provincia laziale in merito alla possibilità di permettere l’ingresso nei propri territori ai cacciatori ternani.
E’ una diatriba che si ripresenta ogni anno ormai ma questa volta sembra che la questione non trovi una adeguata quanto veloce soluzione; secondo i malpensanti le difficoltà nell’intraprendere rapporti con gli amministratori laziali sarebbero da ricercare nelle elezioni che si svolgeranno l’anno prossimo per le quali gli esponenti della Provincia di Viterbo sarebbero più favorevoli a favorire gli interessi dei cacciatori votanti viterbesi.
Quest’anno quindi si prospetta per i cacciatori ternani una stagione venatoria di casa visto che non c’è possibilità di ricevere la “residenza venatoria” che consentirebbe loro di poter praticare la caccia alla migratoria anche sul territorio laziale.
Una questione, quella di stabilire uno scambio venatorio tra le due provincie, che si ripresenta ogni anno e nella quale la Provincia di Viterbo ha sempre avuto una certa riluttanza nell’ammettere i cacciatori ternani nei propri territori ma alla fine si era giunti sempre ad una soluzione tenendo conto delle esigenze reciproche: ai ternani servivano più residenze per la caccia alla migratoria mentre ai viterbesi servivano residenze per altre forme di caccia, soprattutto il cinghiale.
Il presidente di Federcaccia Terni, Giulio Piccioni, commenta preoccupato la questione, “Ci sono più di mille persone in attesa e il primo settembre ci sarà la preapertura, ormai i tempi per recuperare non ci sono praticamente più”.
Proseguendo Piccioni afferma amareggiato, “Neanche quando eravamo tanti di più l’egoismo venatorio era così forte e determinante nelle scelte delle amministrazioni”. Riferendosi allo stesso problema sorto l’anno scorso, il presidente Piccioni spiega che “Poi in qualche modo si è recuperato con la seconda apertura e nei giorni successivi. Ma quest’anno Viterbo non risponde e anzi nega le residenze venatorie appellandosi rigidamente alla regola regionale che si apre solo al 2% del totale dei cacciatori della provincia ospitante”.
Le varie Associazioni Venatorie, Arci, Anlc, Anuu, Cpa, Enal, Fidc e Italcaccia, intervenendo sulla questione, lamentano, “Così si rischia di compromettere la collaborazione sviluppatasi negli anni tra il mondo venatorio e istituzionale”.
Rivolgendosi agli amministratori provinciali viterbesi e ternani, le Associazioni Venatorie scrivono, “Visto che la nostra comunicazione non ha sortito nessun effetto sollecitiamo di nuovo gli assessori competenti di Viterbo, Franco Simeone, e quello di Terni, Filippo Beco, a fare ogni sforzo per salvare questa esperienza di collaborazione che va oltre la caccia, per addivenire comunque ad una soluzione positiva che possa rispondere nel miglior modo possibile alle esigenze reciproche dei cacciatori relativamente agli ulteriori ATC ed alla tele prenotazione”.