Caccia: Umbria, i cacciatori del Club “Le Torri” con una lettera aperta si rivolgono ai “Grillini” dell’Umbria.
Sappiamo bene che per noi, con Voi, non c’è speranza! I Vostri documenti, ahi noi, si esprimono in gergo strettamente “metropolitano”, forse dimenticando che l’attività venatoria, la caccia insomma, è un problema tecnico e non certo politico. È bene sapere che le congreghe che hanno fatto scempio dell’attività venatoria in Umbria, hanno distrutto l’eclatante apporto economico della selvaggina stanziale e migratoria, nonostante la gran quantità di danaro pagata ogni anno dai cacciatori. Sfuggendo alla regola secolare del prelievo del surplus, sia per acquisire apporto al sostentamento, sia per mantenere inviolabile la biodiversità attraverso la prassi del mantenimento delle interconnessioni consolidate.
Alterando, in conseguenza d’ideologie perverse, il percorso faunistico della nostra Regione e la stessa biodiversità, sfuggendo alle regole dettate dalla sapienza storica dell’homo, ove le interconnessioni esistenziali tra le diverse specie animali e l’uomo stesso, sono state offese da interessi politici di “casta”, ormai al limite del consociativismo “machiòne”. Ora, in ogni modo, c’è l’apporto di una ricchezza di ungulati il cui reddito in Regione supera largamente i 7 milioni di euro ogni anno, a dimostrazione che in ogni contesto umano e animalisticamente politico, sopravvive soltanto il più “feroce”. Cioè chi è dotato di mezzi di offesa autonomi, tanto da proliferare in barba allo sconcerto umano. Sfuggendo così alla positività scientifica delle interconnessioni tra specie e specie, per governare al meglio la migliore biodiversità d’Europa: partendo dalle esigenze trofiche della specie umana e dalle 462 specie animali che vivacchiano in Italia.
In realtà, pur in presenza di un troiume dettato da scarsa tensione intellettuale, il reddito netto che apporta in Umbria oggidì tutta la selvaggina cacciata, supera senza ombra di dubbio i 10 milioni di euro ogni anno, mentre tutto il settore di supporto in Umbria, garantisce circa 1.000 posti di lavoro ed un giro d’affari complessivo che sfiora i 60 milioni di euro.
È bene sapere che dal 1990 ad oggi, sempre in Umbria, ben 3.000 posti di lavoro sono stati sacrificati alle sconcertanti teorie di “bamboccioni” animalisti/e con la conseguente dispersione economica della selvaggina che poteva essere compatibilmente cacciata. Noi del Club onnivoro “Le Torri”, abbiamo sempre avuto gran rispetto per la politica e, purtroppo, anche per certi politici, ben sapendo che “molti dei nostri politici sono incapaci ed i restanti sono capaci di tutto”!
Ci preme far notare che i Vostri documenti politici ignorano l’importanza economica ed ambientale dell’attività venatoria, dell’allevamento allo stato brado, della zootecnia e dell’agricoltura. Lasciando così inevaso il gran valore culturale che rappresenta la cultura agreste. I “troll” che nella nostra Regione, hanno gestito l’ambiente, la zootecnia, la caccia e l’agricoltura “pulita” quasi fossero espressione perversa, hanno procurato grave pregiudizio economico e pure offesa alla terra “madre” che nei millenni ha cullato l’evoluzione umana.
Il Club Cacciatori “Le Torri”, pertanto, resta in “fremente” attesa di un messaggio veritiero.
Francesco Piazzoli
Presidente Club Cacciatori “Le Torri”
( 5 marzo 2013 )