Caccia in Toscana: Il mondo venatorio si ribella alla Brambilla. La proposta del ministro del Turismo di abolire la caccia provoca veementi reazioni in Maremma. “Pensi al suo settore e venga qui da noi a vedere cosa facciamo davvero”.
Il mondo venatorio maremmano non ci sta. La proposta del ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla di abolire la caccia scatena un’autentica sollevazione. Nel Grossetano la posizione dell’esponente nazionale del Popolo della Libertà, cui il premier Silvio Berlusconi ha affidato il ministero del Turismo, non è passata affatto inosservata, anzi… “Non è degno di un Paese civile uccidere per sport – sono queste le parole che hanno innescato la bufera -.
Chi non rispetta gli animali non rispetta neanche gli esseri umani”. La reazione dei cacciatori, un mix tra incredulità e ironia, è condivisa da tutte le associazioni. Il primo a intervenire è Luigi Strianese, rappresentante provinciale di Libera Caccia e portavoce della lista civica Caccia, pesca e natura. “E’ chiaro: noi difendiamo l’identità dei cacciatori – afferma deciso -. Il ministro Brambilla, prima di fare dichiarazioni sul mondo venatorio, dovrebbe pensare al turismo. Quella è la sua materia”. “Come cittadina può esprimere il suo parere su qualsiasi aspetto della vita – prosegue il rappresentante di Libera Caccia – ma come componente della squadra di governo nazionale farebbe meglio a rispettare i suoi compiti: se non lo fa, vuol dire che non è abbastanza impegnata, evidentemente ha troppo tempo libero.
Vorrei ricordare al ministro che uno degli obiettivi del centrodestra nazionale è quello di rivedere la legge venatoria del 1992. Da tempo stiamo aspettando la modifica che adeguerà l’Italia al resto d’Europa, mantenendo invariati i doveri dei cacciatori, che vanno indubbiamente rispettati a pieno, ma ampliando i nostri diritti in linea con quanto già avviene all’estero. L’affermazione del ministro è particolarmente sentita in Maremma dove ci sono 11mila cacciatori: qui molti Comuni puntano sull’attività venatoria anche per alimentare l’indotto, basti guardare la Festa della caccia che si è tenuta a Castiglione della Pescaia. Forse Brambilla ha confuso l’animalismo con l’ambientalismo”.
A commentare la presa di posizione del ministro è anche Roberto Panfi di Enalcaccia Grosseto. “Forse il ministro Brambilla ha dimenticato che il cacciatore non è solo colui che spara agli animali – sottolinea -. E’ un controllore dellambiente: quando è al lavoro segnala le discariche a cielo aperto, i problemi della fauna e della flora, eventuali incendi. In più offre un servizio agli agricoltori quando gli animali di alcune specie sono troppo numerosi e rischiano di generare grossi danni al raccolto.
In quei casi sono proprio le autorità a chiederci di intervenire. Il ministro deve ricordare che la caccia porta benefici anche all’economia: ci sono attività che vivono grazie al mondo venatorio e non solo quelle che producono armi. C’è anche l’abbigliamento e l’indotto per gli altri settori. In ogni caso i cacciatori rispettano regole severe, abbiamo molte responsabilità sia nei confronti degli animali che dell’ambiente”. Dello stesso parere è anche Claudio Sozzi di Arcicaccia. “E’ evidente a tutto il mondo venatorio che il ministro Brambilla non ha idea di cosa sia la caccia: la invitiamo in Maremma per passare qualche giorno con noi – chiosa con un pizzico di ironia -.
Sarebbe l’occasione per spiegarle che la caccia è una filosofia che si traduce nella difesa dell’ambiente, nella gestione del territorio, negli interventi in favore dell’agricoltura. La Maremma vive sull’ambiente naturalistico e noi contribuiamo a preservarlo e così, di riflesso, aiutiamo il turismo. Il ministro considera solo l’atto finale della caccia ed essendo animalista esprime giudizi affrettati: il suo intervento ha suscitato reazioni anche all’interno del centrodestra.
In molti sostengono che Brambilla non conosca davvero il significato di quella parola”. E Federcaccia rincara la dose. “I cacciatori rispettano la normativa – dice Luciano Monaci – e anche il ministro dovrebbe attenersi alle regole, invece di pronunciarsi su materie che non le competono. Bisognerebbe che venisse qualche giorno in Maremma, le faremmo conoscere le attività che svolgiamo. Mi sembra il caso di sottolineare che i cacciatori sono gli unici a mantenere in vita alcune porzioni delle macchie del Grossetano, zone che altrimenti cadrebbero in abbandono perché nascoste e difficilmente raggiungibili. L’attività venatoria è fondamentale per la tutela del territorio”.
Marianna Colella
Fonte: Corriere della Maremma