La tramontana soffia da nord da qualche giorno, l’aria è fredda e frizzante, limpida e asciutta. Il cielo è ancora nero sopra di me, ma laggiù a est, dal mare, i raggi freddi e magnetici dell’alba iniziano a vibrare. A minuti anche qui la notte verrà spazzata via dal primo sole d’autunno.
Mi posiziono con alle spalle un ulivo. I suoi rami contorti e carichi di polposi frutti si piegano fino a sfiorarmi le spalle. Indosso gli auricolari che amplificheranno lo zirlo e mi proteggeranno dal rumore degli spari. Il freddo del fondello delle cartucce mi guida a pescare dalla cartucciera le prime munizioni. Alzo gli occhi sopra le cime degli alberi intorno a me e mi accorgo del contrasto tra il nero delle chiome e il blu profondo in cui si sta stemperando la notte, verso l’azzurro del giorno.
Non è un orario preciso, ma un fenomeno, un’intuizione, il momento fatale in cui si può veder schizzare il primo tordo dal bosco. Non è prevedibile nemmeno un minuto prima, è uno stato d’animo, di febbrile attesa, con le mani ghiacciate sul fucile e gli occhi puntati in alto, in attesa di uno zirlo che possa indirizzare lo sguardo. Il primo tordo vince sempre. Anche oggi. Poi altre frecce nere schizzano dagli alberi, rivolti a est, e i miei occhi non fanno che seguirli, mirare, e memorizzare la posizione in cui cadranno.
Sparo a una quindicina di tordi, nel giro di poco più di un’ora. Le piume che ondeggiano nell’aria e i tonfi degli animali caduti mi confortano dell’esito dei miei tiri. Conto undici tonfi, e altrettanti punti da memorizzare per il recupero. Ogni tanto rivolgo gli occhi in basso per cercare gli animali a terra, ma finché lo spollo continua è al cielo che presto maggior attenzione. Il sole intanto prosegue la sua ascesa, spandendo luce e colore alle colline.
Quando è giorno pieno la magia si arresta, e il bosco smette di sputare via gli alati doni di cui mi ha omaggiato fin ora. Il soffio freddo e sottile della tramontana fa vibrare le piccole foglie argentate dell’ulivo. Guardo con la luce l’albero, non tanto anziano che avevo alle spalle. Faccio mente locale e mi rendo conto che io e lui, stagione dopo stagione, spollo dopo spollo, siamo cresciuti insieme.