Le certezze – anche quelle più stupide – fortificano sempre, ancora di più nell’insicurezza. I cacciatori apprendono molto diligentemente quanto accade nel mondo in questo periodo, mondo tanto vicino quanto infetto. Infetta è in primis anche la Lombardia, terra di PIL e di eccellenze, storie di imprenditori e grandi innovatori, tutti però adesso alle prese con una grande emergenza, il COVID-19. Anche i cacciatori, lombardi e di tutta Italia, appendono sobri e diligenti quanto disposto dal nostro Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, quest’ultimo in cerca di certezze e soluzioni nel rappresentare un popolo spaesato alle prese con un nemico invisibile. Certezze che seppur chieste, non arrivano certo dall’Europa, capace di porre vincoli, ma non di fornire soluzioni economico o sanitarie all’emergenza Covid-19. Ecco che Giuseppe Conte, non ricevuto l’aiuto sperato oltre i confini nazionali, chiede al popolo italiano di supportarlo nei Decreti cui deve giustamente emanare per far fronte a una guerra economico epidemiologico sociale. Compito che Giuseppe Conte sta svolgendo molto bene; così come tutto il popolo italiano chiamato a fare la propria parte, associandosi nel fornire un aiuto concreto per trovare anche risorse economiche per la guerra al virus COVID-19.
Purtroppo COVID-19 non guarda il ceto sociale o il tenore economico, colpisce subdolo, tutto e tutti. Un virus che è partito da una delle ormai eccellenze economiche del 21° secolo, la Cina. Così è iniziata anche la caccia a chi avesse diffuso in Italia un virus così letale, ma la risposta è nessuno, è arrivato; punto. Ma siamo italiani e abbiamo bisogno sempre e comunque di certezze, così è partita anche qui la caccia all’untore, per fortuna in forma più contenuta rispetto all’Asia. Anche perché i cinesi rappresentano una bella storia di integrazione economico sociale in Italia, perché tutti conosciamo un barista cinese che ti porge il caffè sorridendo e alla cassa ti chiede 80 o 90 centesimi al posto di 1 euro e 20 centesimi, sorriso non incluso. Poi il virus si è accomodato fra di noi, in corpi del tutto identici ai nostri. Ha sparigliato le carte. Ci ha suggerito di diffidare del professionista lodigiano o dell’agricoltore padovano. Bianchi come noi, benestanti come noi, laboriosi come noi. Allora sarà guerra di tutti contro tutti?
Il male improvviso irrompe nell’esistenza umana in compagnia dell’assurdo. Accade così da sempre. Anche in questi giorni, agli inviti a rimanere lucidi tanti rispondono con gesti folli. Spicca la corsa nei supermercati, che se appare comprensibile nelle cosiddette zone rosse, altrove assume invece ben altri contorni. Lì è il risultato della somma tra la paura di ciò che appare come irrimediabile prima ancora che lo sia davvero e la nevrosi dell’eccesso. Gli scaffali dei supermercati sono stati svuotati non solo dei generi comunemente definiti di prima necessità, ma anche di quelli che soddisfano bisogni voluttuari. Qualcuno ha scritto che la gente fa la spesa come se fossimo in guerra. Ieri, durante i conflitti bellici, la popolazione faticava a procurarsi il cibo, sia per la scarsità sia per i prezzi che tendevano a impennarsi. Le foto che circolano oggi, mostrano invece carrelli colmi di ogni bendidio a fronte di una richiesta di Stato per combattere una guerra dal nemico invisibile, a stare semplicemente tranquilli nella propria abitazione, certi che le risorse alimentari ci sono per tutti.
E così in silenzio e senza troppa pubblicità, I CACCIATORI, criticati da chi li sconosce, fanno come sempre la propria parte, raccolgono oltre un milione di euro, donando il tutto a sanità e protezione civile, al fine di fornire strumenti concreti atti a combatte questo nemico invisibile.
Pierfilippo Meloni