E’ stato infatti approvato – con un ritardo di 23 anni ! – il Piano Faunistico Regionale del FVG ,( (che ha comportato, tra l’altro, un consumo di oltre 4 risme di carta da parte degli interessati per conoscerne le bozze), senza attendere qualche giorno ancora per l’esito del ricorso al TAR, presentato da Federcaccia.
L’argomento che qui ci interessa, non è tanto la logorroica disamina preliminare, sostanziale e “strategica” dell’elaborato, ma la previsione di un blocco della caccia al Capriolo, al Camoscio ed al Cervo nel periodo degli amori, quando il Distretto venatorio non raggiunga la “Consistenza Obiettivo” (NO) della specie o una certa percentuale “magica” del piano di prelievo! Attenzione: NO e piani di prelievo riferiti al Piano venatorio distrettuale, non ai singoli enti (le Riserve) di gestione!
E un tanto sarebbe indifferente se i Distretti avessero rispettato il dettato della legge istitutiva , ossia essere costituiti su territori uniformi e omogenei per presenza di fauna e tradizioni venatorie : sin dalla nascita alcuni distretti, come il Tarvisiano, sono stati inquinati dalla politica, per cui Tarvisio, forte delle sue millenarie tradizioni asburgiche, si trova a convivere forzatamente con le mummie di Venzone, le farfalle di Bordano, i combattenti di Taipana e alcuni dissidenti della Carnia! Un meraviglioso pout-pourri dalle conseguenze sinora – fortunatamente – solo sanguinose (in quindici anni di convivenza), ma con previsioni non certo rosee.
Le premesse storiche di un simile exploit? L’organizzazione (auspice, purtroppo l’Uncza o meglio il suo Presidente pro-tempore), di una Conferenza internazionale -“Cervus 2007”- a Fiera di Primiero –TN- (della quale il sottoscritto, allora Vice Presidente Nazionale Uncza, con delega alla “comunicazione”, ha avuto notizia per puro caso!).
E in quella sede è scoppiata la bomba!
Tralasciamo per il momento le strane vicissitudini personali del Presidente Uncza pro tempore. Soffermiamoci sull’esordio del Dr. Francesco Riga, ricercatore INFS: < sarebbe opportuno (non scientificamente provato) sospendere la caccia al cervo nel periodo del bramito, per la delicatezza del periodo riproduttivo. Ma il periodo ancor più delicato – sempre secondo il suddetto – sarebbe quello antecedente al periodo degli amori! Né andrebbe sottovalutato il periodo susseguente all’attività amorosa, atteso il dispendio di energie dei maschi!>
Quanta delicatezza! Che animo gentile!
Ma per ottenere questo risultato, bisognerebbe – coerentemente – sospendere per mesi ogni lavoro in bosco; vietare escursionismo con qualsiasi mezzo effettuato; vietare raccolta di funghi e altri prodotti del sottobosco; vietare ( le spesso inutili e ripetitive) ricerche faunistiche sul territorio; al limite, non si potrebbero effettuare nemmeno i censimenti al bramito; e chi più ne ha più ne metta.
D’altronde , a detta degli stessi sostenitori della “sospensione amorosa”, “non è stato possibile determinare l’impatto del disturbo”. In materia, Ungheria docet! O dovrebbe insegnare!
L’unica motivazione : l’opportunità! Quale? Forse quella di lenire i pruriti dei protezionisti ad oltranza o di accondiscendere a fisime di ricercatori, sensibili ad avere campo libero nell’attuazione di progetti finanziati, ma incuranti di esigenze gestionali?
Il sottoscritto ha intuito subito la pericolosità dell’evento; ne ha reso edotto il Direttore della Riserva di caccia di Tarvisio ed è intervenuto presso la IV Commissione regionale per tentare di scongiurare che una previsione di sospensione venisse inserita – come richiesto dal Dr. Franco Perco ed il consenso degli Yes Men – nel PFR, rendendo poi difficile qualsiasi modifica.
Perché tanta protervia? Si possono fare, ovviamente, solo ipotesi.
Con questo sistema, ossia la “sospensione amorosa”, la caccia al cervo verrebbe privata del periodo migliore per la “ s c e l t a “del capo da prelevare, secondo il piano di assegnazione. Conseguenza, la necessità di “ s c o v a r e “ ( quindi, non più “scegliere” gli animali) con l’aiuto obbligato di cani da seguita! Né l’Infs, né l’Uncza, né l’Urca hanno avvertito questo pericolo.
Colleghiamo questa prospettiva alla contemporanea dichiarazione dell’allora Presidente di Bolzano, Luis Durnwalder, circa l’introduzione nella nuova legge provinciale altoatesina dell’uso di cani – sia pure “ idonei ”- per battute nella caccia agli ungulati! Che ne dite?
Noi, Cacciatori tarvisiani, siamo stati sempre leali collaboratori con le istituzioni nella gestione della fauna selvatica, in particolare del Cervo. Basti ricordare che sin dal 1969 i censimenti vengono eseguiti assieme al CFS, al CFR, ai rappresentanti delle istituzioni e a quanti vi vogliono partecipare. Tutti autodidatti, tutti volontari, tutti leali appassionati. E il Cervo , in Valcanale, è esploso. Da 10 capi censiti nel 1950 a 1.100 capi del 2000; da un solo capo abbattuto nel 1969 a 113 capi nel 1999. Complessivamente, nel periodo sono stati abbattuti 1244 cervi : 733 tra femmine e vitelli, 511 maschi. Femmine 43,7%, vitelli 22,5%, maschi 33,8%, con ottima distribuzione nelle varie classi di età! Questi dati – ufficiali ! – sono il risultato di una gestione autonoma tra Cacciatori e Foresta di Tarvisio, senza l’ausilio di tecnici faunistici (!?!) aggiunti. Aggiungiamo i rinvenimenti per morte a vario titolo (una media di 20/25 x anno, con un picco di 118 nel 1981).
Manca il dato ufficiale delle catture per il ripopolamento di quasi tutto l’Appennino e qualcosa d’altro ( 20-50 capi anno?): naturalmente capi sani, forti, in una parola i migliori.
Che più da questa forma di gestione?
A chi teme che “durante il periodo del bramito sia possibile prelevare maschi di qualsiasi classe, nonché i calvi”, va suggerito di non dire sciocchezze: nessun “cacciatore di montagna” sparerebbe ad una femmina o ad un vitello nella zona di Brunftplatz!
In conclusione, va riferito quanto dichiarato dal Direttore dell’INFS (ora Ispra) , Dr. Silvano Toso :” “poche carabine in una area vasta, con una scelta oculata dei maschi da prelevare, determinano un impatto minimo, tendenzialmente accettabile anche durante il periodo riproduttivo”.Quindi? Capo assegnato e distribuzione razionale sul territorio sono garanzie assolute. E sufficienti.
In ultima analisi, noi accettiamo, anzi chiediamo l’intervento scientifico. Ma in questo caso non è così: lo stesso Dr.Perco, alla richiesta di cosa pensi la scienza sull’argomento, ha risposto : “ La scienza non sa bene, ancora. O meglio, non ci sono studi approfonditi sulla questione:abbattimenti di maschi di cervo durante gli amori non hanno conseguenze negative. Dimostrate.”
Di questo passo, grazie ai continui attacchi , abbiamo perso, in montagna, il Francolino di Monte ed il Gallo Cedrone, allargando lo spazio al bracconaggio ( a caccia chiusa, i topi ballano! Diceva mio nonno) ; abbiamo perso la caccia al canto in primavera al Gallo Forcello; Coturnici, Pernici bianche e Lepri variabili si godono solo con il binocolo; lo Stambecco ( immesso) ha sconvolto la vita del Camoscio; questa specie, poi, ha sofferto le pene dell’inferno perché la natura facesse il suo corso e lasciasse libero sfogo alla rogna sarcoptica . Che più? Lasciamo altri spazi ai pruriti para-tecnici?
Weidmannsheil!
Goffredo Grassani