Caccia alla Beccaccia: Dire no a campano e bepper e cacciare in silenzio. E’ possibile farlo solo in alcune circostanze ma è uno dei segreti per la riuscita della giornata di caccia.
E’ un modo per riappropriarsi della natura, e per gustare il più prezioso tesoro che il bosco ci offre: il silenzio. Oggi la caccia per mille e un motivo non è più arte silenziosa, e specie quando si parla di quella alla regina dei boschi, la beccaccia, la tecnologia ha cercato di correre in aiuto del cacciatore. Esistono però dei cacciatori che hanno scelto di restituire all’arte venatoria la sua dimensione taciturna, togliendo beeper e sonagli ai propri cani e gustandosi in silenzio la cerca del fantasma dei boschi. Ovviamente non è sempre possibile privare i propri cani di qualsiasi strumento acustico: prima di farlo, se non si vuole faticare troppo o peggio ancora trascorrere una giornata alla ricerca del fidato amico a quattro zampe, è meglio tenere in considerazione alcuni elementi.
La scelta della caccia silenziosa è infatti influenzata da numerosi fattori, primi fra tutti la scaltrezza delle beccacce, il tipo di segugio con il quale si è scelto di cacciare e naturalmente la zona di caccia.
La beccaccia smaliziata. Ce ne sono sempre di più diffuse su tutto il territorio italiano. Tutto questo a causa della fortissima pressione venatoria cui questa specie è stata sottoposta. Il risultato? La beccaccia non è più solo la regina dei boschi ma pure il fantasma della montagna, e vederla diventa praticamente impossibile: in alcuni casi si invola anche solo per lo sbattere di uno sportello. E come darle torto? La caccia in silenzio è spesso praticata dai cacciatori che hanno a che fare con questo genere di selvatico, specie durante la fine della stagione venatoria: solo in questo modo è possibile cogliere di sorpresa il volatile, e avere qualche possibilità se non di catturarla almeno di avvicinarla. Il tintinnio di un campano o di un beeper d’altronde sono in grado di metterla in allerta da diversi metri di distanza; è ovvio che cane e cacciatore non abbiano alcuna possibilità di trovarsela davanti.
Il cane e la cerca. Prima di togliere al proprio cane campano o il beeper è bene prendere in considerazione il metodo di cerca che lo caratterizza, il genere di addestramento cui lo abbiamo sottoposto e la razza d’appartenenza. In linea di massima è possibile ammettere che una caccia silenziosa è consentita solo nel caso in cui il cane sia abituato a una cerca contenuta e poco ampia, metodica, di modo che il cacciatore possa seguirlo molto da vicino senza necessariamente doverlo sentire. La caccia silenziosa è invece totalmente sconsigliata quando si caccia in compagnia di un ausiliare con cerca ampia, che sia stato addestrato a stare fuori mano del cacciatore conduttore. In questo caso il rischio è quello di trascorrere una giornata ad inseguire non tanto la beccaccia quanto il proprio cane.
Empatia fra conduttore e segugio. Si tratta di un altro elemento da prendere in considerazione: ci si può permettere di cacciare in silenzio solo nel caso in cui si abbia accanto un cane fortemente legato al cacciatore. Il cane d’esperienza, è ovvio, si prenderà qualche libertà ampliando di tanto in tanto la cerca, andando in alcuni casi fuori mano, ma se ben addestrato sarà in grado di mantenere il giusto collegamento con il proprio conduttore. Diversamente cacciare senza richiami acustici diventa davvero problematico.
La conoscenza del luogo. La sensazione d’aver smarrito il proprio cane, o di non poterlo localizzare in ogni istante provoca in diversi cacciatori una sensazione di ansia che in linea di massima compromette tutta la giornata di caccia. Per dirla semplice si rischia di cercare il cane fermo in ogni angolo di bosco, spesso senza successo. Peggio ancora se il territorio mal si conosce: insidie, punti ciechi o fortemente antropizzati sono una costante sorpresa che possono mettere in pericolo la sicurezza del cane privo di sonagli e l’intera giornata di caccia. Il consiglio dunque è quello di scegliere la caccia silenziosa a patto che si conosca per bene il territorio che si è scelto di frequentare, e soprattutto se non si cede con facilità all’ansia. Se le condizioni di cui abbiamo parlato sono rispettate, cacciare in silenzio potrebbe dimostrarsi un ingrediente fondamentale per la caccia al fantasma dei boschi, che solo in questo modo potrà essere colto di sorpresa, specie durante la fine della stagione venatoria.
Praticata dai cacciatori veterani, si sceglie di togliere beeper e sonagli ai propri cani solo dopo essersi scontrati con beccacce piuttosto sveglie e smaliziate. E’ a quel punto che scatta quell’atavico istinto predatorio, stimolato ancor di più dalla furbizia del volatile. Si priva il proprio cane di qualsiasi riconoscimento acustico e ci si gioca il tutto per tutto, restituendo una romantica pace all’arte più antica del mondo, quella della caccia.