Caccia di Selezione: La caccia di selezione in Toscana, dalla raccolta dati alla figura del selecontrollore sono alcuni degli aspetti salienti di questa particolare modalità di caccia, che ha come scopo la conservazione dell’equilibrio dell’ecosistema.
Terminata la stagione di caccia, fervono i preparativi per la caccia di selezione. Per “caccia di selezione” si intende un tipo di caccia impostata sul rispetto di un piano prestabilito di abbattimento, suddiviso per classi di età e sesso, e redatto sulla base di censimenti e stime secondo un criterio scientifico. Per la caccia di selezione si attivano una serie di procedure e studi dal carattere scientifico che hanno il compito di “fotografare” l’andamento demografico degli ungulati.
Lo scopo di questa modalità di caccia è la conservazione della densità e della struttura prefissata in una popolazione selvatica, attraverso il prelievo che interessa solo ed esclusivamente l’incremento annuo, la “rendita”, senza incidere sulle potenzialità di sviluppo, il “capitale”, ripartendo gli abbattimenti nelle diverse classi di sesso e di età. Attraverso la caccia di selezione il tasso di fertilità delle femmine e le probabilità di sopravvivenza dei cuccioli riescono ad aumentare e la popolazione produce molti più individui.
La caccia di selezione è esercitata dal selecontrollore, ossia un cacciatore esperto nel prelievo dell’ungulato nominato dopo la partecipazione ed il superamento del corso per diventare selecontrollore. Quest’ultimo vede assegnarsi un distretto di gestione dall’ATC (Ambiti territoriali di caccia; sono 19 in tutta la Toscana), la quale organizza il prelievo sulla base dei censimenti sulla popolazione degli ungulati che iniziano ad aprile. Il selecontrollore, dopo aver preso visione delle analisi demografiche dell’ATC, ha il compito di operare una scelta del capo da abbattere.
I periodi della caccia di selezione vanno dal 1 agosto al 15 marzo dell’anno successivo, anche se normalmente nel periodo in cui si praticano le altre forme di caccia la selezione è ferma. In sostanza si caccia dal 1 agosto alla terza domenica di settembre e dal 1 febbraio al 15 marzo. Dalla terza domenica di settembre al 31 gennaio è invece aperta la caccia alle altre specie di selvatici; solo alcune province consentono la selezione in questo periodo, ma esclusivamente in alcuni distretti e per alcune specie (es. daino o cervo) e per specifiche classi di sesso o età.
Nella regione Toscana la caccia di selezione ha un valore molto importante, poiché la popolazione degli ungulati negli ultimi anni sta causando danni e problemi di varia natura all’agricoltura. In particolare, il capriolo ha dimostrato un’ottima capacità di adattamento in Toscana (soprattutto in Val di Chiana e Val d’Orcia) ed il fenomeno dell’antropizzazione del territorio sembra aver incentivato, anziché influenzarlo negativamente, l’aumento del numero di esemplari. E’ stato dimostrato che gli ungulati tendono a cibarsi dei raspi d’uva delle terre coltivate a vite, causando ingenti danni alla produzione di vino. La Regione Toscana si è dimostrata virtuosa nella caccia di selezione, avendo approntato un serio Piano Regionale Agricolo Forestale quinquennale, con il quale è stato possibile monitorare la densità della popolazione degli ungulati sul territorio ed il conseguente prelievo.
Le associazioni ambientaliste toscane si sono dimostrate sensibili al problema dell’incremento della fauna selvatica, evitando ricorsi al TAR che avrebbero rallentato il prelievo controllato. Inoltre, la preziosa collaborazione con la Coldiretti della Toscana ha ulteriormente facilitato la raccolta dati sui danni all’agricoltura causati dagli ungulati.
Guardando ai dati ufficiali è stato attestato che il numero di ungulati presenti nella regione è in continua crescita. L’incremento delle popolazioni di cervo e capriolo risulta costante nel tempo, mentre l’andamento delle consistenze stimate relativo alle altre specie appare più discontinuo. Nel 2010 le stime ufficiali contavano 153.134 caprioli, 8.841 daini, 3.621 cervi e 2.562 mufloni. Il numero di abbattimenti effettuati complessivamente in Toscana è in costante aumento per quanto riguarda il capriolo, il daino e il cervo, mentre gli abbattimenti di muflone e cinghiale risultano più discontinui nel tempo. Nello specifico nel 2010 sono stati abbattuti 22.106 caprioli, 2.055 daini, 584 cervi, 236 mufloni e 67.014 cinghiali.
In generale, le Province che contano un maggior numero di cinghiali e caprioli abbattuti sono Siena, Grosseto e Arezzo, seguite da Firenze e Pisa. Gli abbattimenti più numerosi di daino si ritrovano nelle Province di Firenze, Siena ed Arezzo. Tra le Province in cui il cervo è presente, Arezzo è quella che conta il maggior numero di abbattimenti, seguita da Pistoia e Prato. Gli abbattimenti di muflone risultano più sporadici, ma concentrati soprattutto nella Provincia di Livorno.
In questo contesto e sulla base di questi dati ufficiali entra in gioco la figura del selecontrollore, che ha il compito di abbattere il selvatico in “eccesso”. Il selecontrollore nella Regione Toscana gode di una certa autonomia poiché quest’ultimo può scegliere autonomamente il capo da abbattere, utilizzando armi a canna rigata come le carabine, con ottica di precisione montata per tiri anche a 200 metri di distanza. La scelta delle munizioni, della marca della carabina e dell’ottica di puntamento è a discrezione del selecontrollore, nel pieno rispetto delle restrizioni in materia. Alcune province della regione contemplano anche l’uso dell’arco per gli abbattimenti controllati, ma questa modalità di caccia risulta piuttosto difficile, dal momento che il selecontrollore dovrebbe essere ad una distanza molto ravvicinata dal selvatico (circa 210 metri per un tiro efficace), con il rischio di vanificare il prelievo.
L’ausilio dei cani non è contemplato per scovare il selvatico, ma il loro utilizzo avviene solo quando il selvatico è stato ferito non mortalmente e per il quale occorre trovare le tracce ed il suo effluvio. In questo caso, il selecontrollore deve comunicare al suo responsabile la necessità di avvalersi di unità cinofile per la ricerca del selvatico ferito.
Le tecniche utilizzate nella caccia di selezione sono all’aspetto sull’altana, quest’ultima maggiormente praticata, ed alla cerca. Una volta scelto il capo da abbattere sulla base di un’attenta osservazione visiva dell’animale, basata sulla struttura corporea, del palco delle corna per gli esemplari maschi, del sesso e di altre caratteristiche morfologiche riconoscibili grazie agli studi intrapresi durante il corso per diventare selecontrollore, può…partire il colpo. Al capo abbattuto viene in seguito applicata una fascetta con la quale si registra l’esemplare.
In definitiva la caccia di selezione in Toscana sta dando ottimi risultati, grazie all’efficiente raccolta dei dati sulla popolazione degli animali selvatici, dei danni all’agricoltura e del numero di esemplari da abbattere.
I risultati potrebbero essere ancora migliori di quelli attuali, se verranno ulteriormente incrementate e finanziate tutte le attività connesse alla caccia di selezione, anche se in Toscana si può dire di essere già a buon punto.
Un ringraziamento particolare va al Dott. Leonardo Bertocci dell’Arci Caccia Toscana, per aver fornito i dati ufficiali sulla caccia di selezione nella sua regione.