Il Comitato Faunistico Regionale sardo ha recepito le indicazioni del Consiglio di Stato modificando così il Calendario Venatorio regionale.
All’indomani del pronunciamento del Consiglio di Stato che ha sospeso la caccia in Sardegna, accogliendo il ricorso degli ambientalisti, il Comitato Faunistico Regionale ha modificato il calendario venatorio recependo le indicazioni dei giudici. Doppiette di nuovo in azione, dunque, ma con una serie di restrizioni che hanno già fatto insorgere i cacciatori, sono 48 mila quelli attivi nell’Isola.
Non si potrà più sparare il giorno della Befana, tradizionale appuntamento per gli amanti di questa disciplina, e nemmeno l’8 gennaio, impedendo la caccia più praticata in Sardegna, quella al tordo e ad altre specie migratorie.
Tutto regolare, invece, per il 26 dicembre. “Sono decisioni incomprensibili – denuncia il consigliere regionale di Fli Ignazio Artizzu, da sempre vicino alle battaglie dei cacciatori insieme al collega Matteo Sanna – E’ un ennesimo oltraggio, una sorta di dichiarazione di guerra proprio nel momento in cui molte Regioni italiane hanno svoltato in direzione di una caccia più rispondente alle esigenze e alle tradizioni locali nel rispetto delle Direttive Europee”.
“Spiace constatare – prosegue Artizzu contestando il lavoro del Comitato faunistico – un atteggiamento ostile al mondo venatorio cui non fa riscontro alcuno strumento che le strutture regionali preposte avrebbero potuto mettere in atto per poter garantire dati aggiornati e scientificamente validi da utilizzare per il governo del territorio e della fauna e per riaffermare l’autonomia della nostra Regione”.
Di qui l’appello al governatore Cappellacci perché faccia proprie le decisioni della presidente del Lazio “che con proprio decreto – ricorda l’esponente finiano – ha non solo confermato la stagione venatoria fino a tutto il mese di gennaio, ma l’ha estesa anche alla prima decade di febbraio”.
Analogo appello viene rivolto all’assessore dell’Ambiente Giorgio Oppi affinché riconvochi il Comitato faunistico “per correggere quanto oggi determinato”.
Fonte: L’Unione Sarda