I cacciatori sardi lasciano le campagne per scendere in piazza e protestare contro le recenti modifiche restrittive al calendario venatorio regionale.
Tutti si dicono pronti ad andare nelle aule del Tribunale per difendere il primo calendario venatorio senza i limiti imposti dalle nuove modifiche, con l’8 gennaio ultimo giorno utile per puntare i fucili contro tordi, merli, beccacce e beccaccini.
Lo hanno detto i delegati delle associazioni dei cacciatori che, nel corso della manifestazione davanti all’assessorato regionale all’Ambiente e in attesa degli esiti della riunione del Comitato faunistico, hanno indetto una conferenza stampa per spiegare le ragioni della protesta.
“Inutile sottolineare – hanno detto leggendo un comunicato – che se le richieste non dovessero essere accolte dal Comitato verranno attuate ulteriori forme di protesta e avviati procedimenti legali nei confronti di tutti coloro che intendono impedire il doveroso e regolare svolgimento dell’attività venatoria nell’isola”.
La richiesta rivolta al governatore Ugo Cappellacci e all’assessore all’Ambiente Giorgio Oppi è molto chiara: “Si chiede – spiegano i rappresentanti del coordinamento delle associazioni venatorie – l’immediata conferma del calendario precedente con l’aggiunta della deroga della prima decade di febbraio, come consentito dalle normative comunitarie e come concesso in diverse regioni italiane e nazioni limitrofe”. E qualcuno tira fuori il calendario della Corsica del sud: “Vedete – sottolinea un cacciatore – qui si può andare avanti sino al 29 febbraio”.
Troppi limiti, invece, in Sardegna. “Il calendario venatorio sardo risulta essere il più restrittivo dell’intera nazione – dicono i cacciatori – Si caccia infatti due sole volte alla settimana, giovedì e domenica, contro le tre giornate a scelta su cinque disponibili nel resto d’Italia”.
La manifestazione va avanti. Lo striscione più grande recita: “La tassa per la caccia è stata pagata per un calendario già programmato: il calendario viene modificato, ridateci i soldi”. E ora tutti in attesa dei risultati del Comitato faunistico.
Fonte: La Nuova Sardegna