Caccia: Puglia, incontro in Regione sul nuovo Calendario Venatorio; il documento mette d’accordo tutte le Associazioni Venatorie e quelle Ambientaliste ma non tutte…
Il documento unitario potrebbe fungere da argine a ulteriori variazioni in corsa. Lo scorso anno, per non andare troppo lontani nel tempo, il documento partorito dal comitato tecnico venatorio fu modificato in maniera sostanziale quando passò all’esame della giunta regionale. Ma il dibattito, quando si parla di caccia, è comunque sempre aperto. Per dirne una stamattina, all’ordine del giorno del Consiglio regionale, ci sarebbero anche alcune modifiche alla legge pugliese sulla caccia.
Ma le proposte di emendamento proposte, veicolate attraverso l’attività di alcuni consiglieri regionali, sono talmente tante e il tempo per poterle esaminare così breve, che non è difficile prevedere un rinvio della discussione ad altra data. La mole di modifiche (sotto gli emendamenti si legge la firma dei consiglieri Michele Losappio di Sinistra ecologia e libertà, Nino Marmo di Forza Italia, Francesco Ladommada de La Puglia per Vendola) è tale che ieri, nel tavolo di confronto tra associazioni ambientaliste, associazioni venatorie e vertici dell’assessorato regionale, non è stato possibile neanche avviare l’esame.
Inoltre, la discussione era orfana del relatore della legge, il consigliere regionale Pd, Donato Pentassuglia, presidente della V commissione consiliare (Ecologia, Tutela del Territorio e delle Risorse Naturali, Difesa del suolo, Risorse Naturali, Urbanistica, Lavori Pubblici, Trasporti, Edilizia Residenziale), nel frattempo chiamato in giunta per sostituire l’assessore uscente alle Politiche della salute, Elena Gentile, eletta al Parlamento europeo.
Tra le questioni fonte di discussione in Puglia va segnalata anche, ad esempio, l’estensione della caccia al cinghiale, specie non autoctona, introdotta qualche anno fa per un ripopolamento che al momento ha assunto dimensioni di difficile tollerabilità per i danni provocati al territorio. Altra questione annessa alla tollerabilità e ai danni (in questo caso anche a carattere igienico sanitario) è determinata dalla proliferazione dei colombacci, specie che potrebbe essere anche in questo caso oggetto di estensione tra quelle cacciabili.
Fonte: LaGazzettadelMezzogiorno
( 25 Giugno 2014 )