Dopo venticinque anni di scontri e polemiche protrattisi fino alle aule di Tribunale in Piemonte si svolgerà il referendum sulla caccia.
È stata una battaglia lunga 25 anni, combattuta fra le carte di tribunale. Alla fine, il Piemonte farà il referendum sulla caccia. A stabilirlo è il Tar, che ha ordinato alla Regione di fissare la data entro 15 giorni dalla notifica della sentenza; in ogni caso, dovrebbe trattarsi di una domenica compresa fra il 15 aprile e il 15 giugno.
Per il Comitato promotore, che aveva raccolto 60mila firme nel 1987, “è finito il tempo degli inganni”. L’assessore regionale all’Agricoltura Sacchetto (Lega), che aveva cercato di impedire il referendum, ha assicurato che la Regione Piemonte fisserà la data. Altrimenti provvederà il prefetto di Torino.
La Corte Costituzionale intanto ha stabilito, in merito ai calendari venatori, che sono illegittimi quelli stabiliti dalle Regioni con una legge anziché con un atto amministrativo (che è impugnabile), e che vanno emanati anno per anno, “entro e non oltre il 15 giugno”.
In attesa del referendum prosegue l’iter per l’approvazione di una nuova legge regionale sulla caccia ancora più permissiva dell’attuale. Per Sacchetto la sentenza “non cambia l’iter della nuova legge, anzi dovrebbe schiarirne il percorso”. Per la nuova legge la caccia sarà considerata “non come attività da soffocare, ma valorizzandone il ruolo di promozione turistica, di difesa dell’agricoltura, di antica tradizione”.
Il referendum non chiede l’abolizione totale della caccia in Piemonte, bensì l’introduzione della limitazione del prelievo venatorio a quattro specie, del divieto di cacciare la domenica e su terreno coperto da neve, della limitazione dei prelievi concessi alle aziende faunistico venatorie.
Fonte: Il Giornale