“La legislazione non è una scienza esatta, non è detto che abrogando la legge sulla caccia salti il referendum”. L’assessore Claudio Sacchetto risponde così a chi chiede conto dell’emendamento che dovrebbe sancire l’abrogazione della caccia in Piemonte, presentato in commissione Agricoltura.
E’ vero che non è stato approvato, ma neanche ritirato quindi si tratta solo di attendere. La scadenza è il 25 gennaio quando la Regione dovrà nominare un commissario “ad acta” per le operazioni referendarie, una votazione che gli ambientalisti aspettano da 25 anni, e per la quale sono state raccolte 60 mila firme negli anni Settanta.
“Non capisco tutto questo polverone”, dice l’assessore regionale (Lega Nord) alla caccia. Pare che il Pdl sia stato più chiaro dicendo che la volontà è proprio quella di evitare il referendum, per il quale la spesa prevista sarebbe una mazzata per le casse regionali.
“Non è vero – ribatte Sacchetto – l’ho presentato perché anche il Consiglio regionale lavori, si prenda le proprie responsabilità, sono pagati per farlo, facciano qualcosa”. Il “qualcosa” sarebbe una nuova legge sulla caccia che dribblerebbe il referendum, ma l’assessore insiste che la consultazione avverrà.
“In commissione ha detto “tranquilli si farà” ma non è vero”. Monica Cerutti, consigliere di Sel sostiene che: ”Sacchetto ci ha spiazzato, se il suo emendamento fosse passato sarebbero state annullate non solo le proposte di legge presentate, in quanto a loro volta emendative della legge regionale, ma anche il referendum”.
Tra i diversi ostacoli c’è comunque quello dei costi: “La democrazia costa – risponde Cerutti – non è che possiamo non votare perché è “un costo”. Uniamo il referendum alle amministrative che si svolgeranno in tante città del Piemonte, e i costi si riducono”.
“Abolita la legge, abolito il referendum. Ma come fa il Piemonte a stare senza una normativa ?” se lo chiedono i rappresentanti del Comitato Promotore Roberto Piana (della Lac) e Piero Belletti (Pronatura).
“A Sacchetto questo non interessa – dice Roberto Piana – perché rimarrebbe sempre vigente la legge quadro nazionale forse conta, dopo il 15 giugno di far approvare dal Consiglio regionale una legge che restauri lo status quo ante, magari anche con qualche regalo in più ai cacciatori. La legge nazionale è molto più permissiva per cui l’iniziativa di Sacchetto va nella direzione opposta a quella del referendum”.
“In uno stato democratico una proposta del genere sarebbe stata rinviata al mittente e l’autore sarebbe stato invitato a fare le valigie e a cercare lavoro altrove” ha aggiunto Piero Belletti.
Di “vero e proprio blitz” parlano Aldo Reschigna e Mino Taricco, Pd, “Abbiamo impedito che si arrivasse a un voto che avrebbe gettato il settore nell’incertezza. Abbiamo chiesto di avere un parere giuridico sulle conseguenze”.
Il Pd non è contrario alla caccia “difesa da una norma costituzionale – scrivono i consiglieri – ma volevamo arrivare a una legge che tenga conto delle condizioni reali in cui si trova la fauna piemontese e definisca regole in grado da una parte di tutelarne l’esistenza, e dall’altra di limitarne il sovrannumero là dove avviene”.
E così anche il tema della caccia infiamma i rapporti tra maggioranza e opposizione a Palazzo Lascaris.
Fonte: La Stampa.it