Gli ambientalisti chiedono formalmente al Presidente della Regione Piemonte di fare il possibile per modificare la legge sulla caccia ed evitare così il Referendum.
Consapevoli delle grandi difficoltà per la Regione Piemonte di organizzare il Referendum sulla caccia che si terrà il prossimo 3 giugno con ingente esborso di denaro pubblico proprio le associazioni ambientaliste promotrici della consultazione chiedono al Presidente della Regione, Roberto Cota, di impegnarsi al fine di modificare la legge ed evitare quindi il Referendum.
Le varie associazioni ambientaliste tra cui Italia Nostra, Lac, Lav, Legambiente, Lipu, Pronatura e Wwf, affermano, “Dopo che anche i cacciatori e gli armieri hanno formalmente chiesto al presidente Cota e a tutti i partiti presenti in Consiglio regionale, a partire dalla maggioranza, un sussulto di responsabilità nel trovare velocemente una soluzione legislativa anziché spendere oltre 20 milioni di euro per il referendum, non c’è più giustificazione per affrontare questa ingente spesa che altrimenti sarebbe attribuita al Presidente Cota e alla sua Giunta, incapaci di scrivere poche righe di legge”.
Il tanto atteso e contrastato referendum sulla caccia in Piemonte è stato imposto infine alla Regione da una sentenza del TAR, ma le associazioni animaliste ed ambientaliste promotrici del referendum affermano “Di fronte alla legittima aspettativa di chi ha raccolto le firme e atteso 25 anni per veder riconosciuto il diritto al voto, ma anche al difficilissimo momento economico in cui versa tutto il Paese, inclusa la regione Piemonte, sarebbe ovvio, quasi elementare, che istituzioni responsabili trovassero la soluzione legislativa che raccolga le istanze referendarie, evitando un ingente impegno economico”.
Continuano gli ambientalisti, “Basterebbero pochissime cose di buon senso, come ad esempio salvaguardare le specie minacciate e la previsione della domenica priva di pericoli per tutti, per dare risposta alle richieste referendarie. Ad oggi, tuttavia, nessuno tra i massimi rappresentanti della regione pare avere il buon senso di agire. E’ insipienza o malafede?”.
Concludendo affermano gli ambientalisti, “Siamo certi che in assenza di una soluzione legislativa, e se Cota e la sua Giunta arrivassero a far spendere oltre 20 milioni di euro dei piemontesi, i cittadini andrebbero a votare in massa per profondo senso di responsabilità, per dire la loro sulla tutela della natura e la sicurezza pubblica, ma anche per dotare la Regione di una legge che se davvero non riescono a scrivere adesso, possano almeno copiare dai quesiti referendari”.