Il Comitato per il referendum contro la caccia invita i cittadini piemontesi a scrivere ai consiglieri regionali in massa per convincerli ad adoperarsi affinché il Referendum si svolga comunque.
Secondo il Comitato promotore del referendum contro la caccia in Piemonte l’ordine del giorno della Consiglio regionale, volto ad un tentativo di mediazione tra le parti con il solo fine di evitare un’assurda ed improponibile spesa pubblica di circa 22 milioni di euro, soprattutto in considerazione del grave periodo che l’Italia sta attraversando, è da considerarsi un “gravissimo e inaccettabile attentato alla democrazia”.
Proprio per questo motivo con un proprio comunicato del 27 aprile scorso gli anticaccia hanno invitato i cittadini piemontesi in massa a scrivere lettere di protesta ai Consiglieri regionali chiedendo loro di fare in modo che il referendum si svolga comunque; l’invito ai cittadini cela così la volontà di attuare un pressing psicologico nei confronti dei consiglieri regionali.
Nel medesimo comunicato si può trovare non solo un elenco degli indirizzi email di tutti i Consiglieri piemontesi ma anche un messaggio pre-compilato da sottoscrivere al quale vanno aggiunti i propri dati personali. In pratica ancora una volta questi signori non perdono l’occasione di dimostrare che il loro scopo è soprattutto eliminare completamente l’attività venatoria “imponendo” la “loro” democrazia ed il loro modo di pensare.
Di seguito pubblichiamo il testo integrale del comunicato anticaccia:
“Torino, 27 aprile 2012 – Gravissimo e inaccettabile attentato alla democrazia.
Quello che è successo oggi in Consiglio Regionale è incredibile ed indegno di un Paese che si ritiene non solo democratico, ma addirittura civile.
La Terza Commissione del Consiglio Regionale ha infatti approvato un Ordine del Giorno il quale, nelle intenzioni dei proponenti, dovrebbe vincolare la Regione nell’approvare una nuova legge sulla caccia, dopo di che quella attuale verrà abrogata, all’unico e dichiarato scopo di impedire ai cittadini di esprimere il loro parere attraverso il referendum del prossimo 3 giugno.
L’atto è già di per sé gravissimo: il referendum popolare è l’unica forma di partecipazione diretta del popolo alle scelte politiche, oltre alle elezioni. Il negare questo diritto rappresenta un atto intollerabile ed odioso, che come cittadini, prima ancora che come ambientalisti, ci rifiutiamo di accettare.
Ma oltre il danno c’è la beffa: infatti, la nuova legge che sostituirà quella attuale sarà una presa in giro per gli ambientalisti. Verranno protette cinque specie (anziché 25 come chiede invece il refrendum), di scarso o nullo interesse venatorio (tra cui gazza, cornacchia nera e grigia), si vieterà la caccia di domenica solo nel periodo estivo (quando la stagione venatoria è praticamente chiusa) e si continuerà tranquillamente a cacciare sulla neve.
Non possiamo accettare questo atto antidemocratico da parte della Regione: invitiamo le forze politiche che ancora credono nella democrazia a reagire duramente a quella che non può che considerarsi una squallida provocazione da parte della maggioranza che oggi governa in Regione.
Il Comitato del referendum preannuncia iniziative molto dure affinché nella nostra Regione torni la democrazia. I cittadini devono conoscere chi ci governa e quali metodi vengono adottati.
Scriviamo dunque in tantissimi ai consiglieri regionali, che entro giovedì 3 maggio 2012 decideranno sulla questione.
Gli indirizzi a cui scrivere sono divisi in 2 blocchi da 30 indirizzi ciascuno, quindi mandate due mail uguali, la prima al primo blocco di indirizzi, la seconda al secondo blocco. Il messaggio-tipo è indicato più oltre”.