Caccia in Emilia Romagna: il Tar di Parma ha sospeso la caccia al cinghiale nella provincia di Piacenza accogliendo la richiesta degli ambientalisti che hanno presentato ricorso. Contrari gli agricoltori.
Nei giorni scorsi il TAR di Parma ha sospeso la caccia al cinghiale nel territorio della provincia di Piacenza accogliendo una richiesta di sospensiva urgente contestuale al ricorso degli ambientalisti dell’associazione vittime della caccia e da Animal liberation, su base nazionale, avverso l’apertura anticipata del prelievo venatorio della specie cinghiale a settembre anziché dal 1 ottobre in deroga alla Legge nazionale.
I giudici del Tar hanno decretato la sospensiva senza dare all’Amministrazione Provinciale possibilità di chiarire le proprie motivazioni per la scelta di anticipare la caccia al cinghiale prevista dal Calendario Venatorio provinciale. Il resto dell’attività venatoria proseguirà come da Calendario ma le battute al cinghiale dovranno essere sospese fino all’inizio del mese ottobre.
Secondo gli ambientalisti di Legambiente, LIPU e Wwf bisognerebbe attuare forme di caccia diverse per fronteggiare il problema e chiedono un confronto con le parti ed affermano in una propria nota sulla questione:
l ricorso al Tar di Parma presentato dall’associazione vittime della caccia e da Animal liberation , a livello nazionale, contro l’apertura anticipata della caccia al cinghiale a settembre e la concessione della sospensiva non ci lascia affatto sorpresi.
Da anni infatti a Piacenza la caccia al cinghiale a squadre è autorizzata da settembre, nonostante la legge nazionale e regionale preveda l’inizio dal primo di ottobre. Quest’anno Ispra ha dato parere negativo all’anticipo ma nonostante questo la Provincia ha comunque mantenuto l’inizio al 169 motivandola con la necessità di ridurre sia la pressione venatoria su altre specie come la lepre sia il ricorso ad interventi di controllo al di fuori della stagione venatoria, prestando il fianco al ricorso.
Dal momento che in provincia esiste un serio problema di gestione di questa specie, speriamo che questo ricorso possa essere di stimolo a Provincia, alle associazioni venatorie ed agli Agricoltori per affrontarlo seriamente una volte per tutte, come da anni stiamo chiedendo, inascoltati. Potrebbe essere inoltre questa l occasione per deliberare finalmente il regolamento sulla caccia al cinghiale che giace da anni nei cassetti dell ufficio dell’assessore Pozzi.
E’ un dato di fatto che da anni a Piacenza, nonostante la presenza di oltre 25 squadre per più di un migliaio di cacciatori, a caccia da metà settembre a dicembre ed infiniti interventi in squadra da piani di controllo per tutto l’anno in tutta la provincia, anche nelle aree vietate alla caccia, il problema dei danni alle coltivazioni ed alla biodiversità da cinghiale aumenta invece di diminuire ed il numero anche, segnale chiaro che la gestione della specie affidata ormai quasi interamente alle squadre che praticano solo la caccia in battuta non risulta efficace.
Come associazioni riconosciamo sia le preoccupazioni degli agricoltori sia i gravi danni per l’ambiente che questi animali, spesso incrociati con i maiali ed immessi per scopi venatori, creano e proprio per questo chiediamo che finalmente si comincino ad attuare a Piacenza forme di caccia diverse, come la girata ad esempio, meno impattanti per la sicurezza pubblica e certamente più mirate ad una reale riduzione del numero degli animali,soprattutto nelle aree ad alta densità abitativa ed agricola.
Esiste ormai una vasta letteratura sulle tipologie di caccia più o meno idonee per un reale controllo della specie e sarebbe ora di applicarle seriamente, smettendo di lasciare mano libera a chi non ha alcun interesse reale a veder diminuire il numero degli animali da cacciare. Indipendentemente dall’esito del ricorso crediamo che un serio confronto tra le parti sia sempre più necessario.