Il Presidente dell’Ambito territoriale di caccia Pesaro 1, Callisto Cerisoli, attacca l’amministrazione Provinciale per la cattiva gestione delle problematiche relative all’attività venatoria.
Per Cerisoli, che oltre alla carica rivestita è anche un cacciatore, alla Provincia contano solo i voti e ne commenta così l’operato “La Provincia non mostra interesse a un serio controllo e a noi tocca pagare i danni”.
Nelle critiche di Cerisoli vengono sollevate alcune problematiche “Questo sistema rischia di esplodere, sotto la pressione di tanti interessi contrapposti. I cinghialai che vogliono farsi il calendario su misura, agricoltori che fanno i cacciatori e chiedono i danni per il cinghiale, una massa di diecimila doppiette che pretende di sparare a tutte le specie, gli Atc impossibilitati a fare gestione e coi bilanci compromessi dai rimborsi per danni. E infine una Provincia che non persegue il bracconaggio e considera la caccia solo come serbatoio di voti”.
Cerisoli espone così le varie problematiche a partire dall’apertura della stagione per la caccia al cinghiale fissata al 16 ottobre; “Il Comitato dei cinghialai chiedeva il posticipo al 23, per potersi dedicare ad altro (ottobre è il mese dei colombacci), non l’ha ottenuta e ha chiesto alle squadre di non muoversi prima del 23” ma ciò nonostante, fa sapere Cerisoli, “Su 60 squadre, domenica si sono mosse in 25. Immaginate i malumori…”.
Altro problema riguarda un conflitto di interessi tra coloro che sono cacciatori ed agricoltori allo stesso tempo, dice Cerisoli“Alcuni capisquadra, che sono anche agricoltori, a noi chiedono i danni per il cinghiale e poi il 16 non vanno a caccia. Altre regioni hanno attivato una politica seria sul cinghiale, da noi non si riesce”.
Non meno importante è il problema della pressione di caccia sulle specie, spiega Cerisoli, “Partiamo dal dato dei 10.000 cacciatori e facciamo due conti. La preapertura ai primi di settembre sulla migratoria la fanno quasi tutti; l’apertura generale del 18 settembre la fanno tutti; ottobre è il mese clou dei colombacci, ai quali si dedicano circa 2.000 cacciatori”.
Prosegue il presidente dell’ATC, “Poi entrano in azione i cinghialai che sono circa 3.000; e mettiamoci anche 600-700 selecacciatori per gli altri ungulati. Quasi tutti vanno a caccia su tutte le specie e poi ci si lamenta che scarseggia la selvaggina. Inutile che noi ogni anno liberiamo 500 lepri e 3.000 fagiani (e poco meno l’Atc 2); quelli dopo un po’ spariscono”.
Sulla questione sull’eliminazione dei ripopolamenti Cerisoli ammette, “Già, ma servirebbe un’altra gestione della caccia” e nonostante la nuova legge affidi le competenze proprio agli ATC, il presidente afferma “Bisognerà vedere se ce le daranno”.
Cerisoli poi parla dei bilanci dell’ATC “Quello dell’Atc 1 è di 300.000 euro (ogni cacciatore paga 50 euro); 80.000 se ne vanno per il mantenimento della struttura (2 dipendenti fissi), 120.000 per la selvaggina e le opere di prevenzione, gli altri 100.000 vanno tutti in danni, che per il 90% sono dei cinghiali. Questo nel 2010. Ma nel 2011, a tutt’oggi abbiamo già richieste danni per 330.000 euro”.
Da ciò il presidente passa ad un’altra problematica importante, quella riguardante i danni provocati dai cinghiali che allo stesso tempo è una risorsa commerciale, “Ci sono squadre che arrivano ad abbatterne 200 capi a stagione. Le zone più produttive sono intorno al demanio, vedi Furlo e Cesane”; in merito al contenimento della specie per limitare i danni dice Cerisoli “Dove si fa con metodi seri, solo con caccia di selezione, come all’interno del parco del Sasso Simone e Simoncello, funziona. Lì c’è stata una drastica riduzione dei danni”.
Una delle problematiche sollevate da Cerisoli è quella dei controlli sul bracconaggio che a suo dire sono “Praticamente zero”. In tutto ciò la Provincia, prosegue il presidente dell’ATC, “Ha utilizzato i cinghialai politicamente. La politica da noi negli ultimi 15 anni ha gestito il cacciatore e non la caccia. E ne paghiamo i danni, con la fauna stanziale distrutta”.
Per risolvere tutti questi problemi, dice Cerisoli, ci sarebbe bisogno di un «Alleggerimento della pressione sulle specie attraverso il calendario; il ricorso alle guardie venatorie volontarie, oggi sottoutilizzate; migliorare la cultura del cacciatore. Insomma tornare nei binari del corretto esercizio venatorio”.
Molto critico il giudizio di Cerisoli sulla questione «Il conflitto col mondo agricolo è lì lì per scoppiare; ed ora anche tra i cacciatori. Queste cose le abbiamo dette: scriviamo lettere e nessuno ci risponde. Qui serve un taglio netto: o gestiamo noi o gestisce la Provincia. Ma non può essere che loro gestiscono — male — e noi paghiamo i danni”.
Infine conclude il presidente dell’ATC Pesaro 1, “A gestire deve essere un organo tecnico e non politico. Non si fa gestione calcolando i voti. Qui c’è già chi si sta muovendo per le prossime elezioni regionali. Capito?”