Caccia Passione – Editoriale: Il leone Cecil e la caccia da trofeo.
I fatti secondo le ricostruzioni fornite dai giornali, al netto di quelle veramente fantasiose, dovrebbero essere andati cosi: il dentista americano Walter James Palmer ha acquistato un regolare safari nello Zimbabwe da una accreditata compagnia di caccia grossa pagando il prezzo di circa 55.000 dollari. La tariffa comprende tutti i servizi offerti durante il safari incluse le tasse di abbattimento. Sono state piazzate delle esche, in una vasta area con distanze anche di diversi chilometri, tutte ovviamente al di fuori del parco nazionale.
La storia ormai è arcinota: è stato ucciso il leone simbolo del parco nazionale Hwange nello Zimbabwe.
Purtroppo il famoso Cecil ha deciso di fare una sortita fuori i confini del parco ed uno spuntino in una delle esche. Il resto lo conosciamo. Sono stati commessi degli errori da parte dei cacciatori? Sicuramente si! Sono stati commessi dei reati? Questo al momento non lo sappiano ma ci auguriamo che se si è agito fuori dalla legge vengano comminate le giuste e severe pene. Avendo sgomberato il campo relativamente alla nostra posizione riguardo l’uccisione di questo specifico leone che ha suscitato un moto di rivolta internazionale ora si rischia però, anche a causa della mala fede e dell’ignoranza, di trasformare questa iniqua morte in una tragedia ancora maggiore a danno degli animali selvatici africani.
“La caccia se gestita in modo consapevole, può giocare un ruolo essenziale nella conservazione dell’ecosistema africano, così come affermato da un crescente numero di biologi dell’Università dello Zimbabwe”; “Recenti studi hanno dimostrato che, nei 23 stati Africani dove la caccia è permessa, circa 18.500 turisti pagano oltre 200 milioni di dollari all’anno per cacciare leoni, leopardi, elefanti, etc. e ottenere i relativi trofei. Ciò genera una serie di incentivi, di natura economica e finanziaria, finalizzati alla salvaguardia della natura: National Geographic 2009”.
La stessa prestigiosa rivista in un lungo articolo ha spiegato come il futuro degli animali selvatici a livello mondiale sia sostanzialmente nelle mani dei cacciatori che con il loro amore per la natura e la loro passione creano un interesse ed innescano tutta una economia che contribuisce fortemente a tutelare gli ambienti selvatici e le specie che in essi vivono. Questi, cari amici, sono dati inconfutabili.
Siamo noi cacciatori che paghiamo affinché nello Zimbabwe possa e debba esistere il parco nazionale Hwange. Siamo noi che paghiamo le guardie, le attrezzature, gli strumenti necessari alla conservazione di ambienti ed ecosistemi selvatici. Siamo sempre noi che paghiamo gli studi per la conservazione delle specie e sosteniamo le economie dei parchi dove gli animali possano vivere liberi e selvaggi. L’uccisione del leone Cecil ha arrecato un danno enorme a noi cacciatori e all’intero sistema. I pseudo ambientalisti di città, la stampa salottiera che non sa nemmeno come sono fatti un paio di scarponi ci sta giocando sopra.
Sciacalli state attenti che giocar col fuoco prima o poi ci si brucia. Servizi sciagurati mandati in onda in prima serata nei telegiornali nazionali mostravano addirittura come simbolo della conservazione i due poveri leoni rinchiusi nello zoo di Roma che sempre gli stessi “benpensanti” hanno chiamato bioparco. Spero che i nostri figli e i nostri nipoti possano conoscere gli animali selvatici, godere della natura e se lo desiderano andare a caccia.
Federico Cusimano