Proposta di calendario
Riportiamo di seguito la lettera aperta del Presidente Gabriele Sperandio di Arci Caccia Marche sul Calendario Venatorio, una missiva indirizza ai cacciatori di questo territorio: “data 22 febbraio c.a. è stata discussa dal tavolo delle associazioni venatorie marchigiane presso l’assessorato alla caccia delle Marche, la proposta di calendario venatorio regionale 2024-2025. Proposta fornita precedentemente alla Regione dalle associazioni Federcaccia e Liberacaccia. In esito alla discussione, in cui tutte le altre associazioni venatorie si sono trovate concordi “perinde ac cadaver” nel sostenere la proposta di calendario a firma FIDC e ANLC, solo il sottoscritto in rappresentanza di Arcicaccia Marche, ha sollevato robuste perplessità”.
Gli aspetti critici
“In particolare, come aspetti critici ho voluto evidenziare:
• il prelievo dell’Alzavola, del Germano reale e della Marzaiola in 5 giorni di preapertura e dal 15 settembre
2024 al 17 gennaio 2025;
• il prelievo del Colombaccio in 5 giorni di preapertura e dal 2 ottobre 2024 al 30 gennaio 2025;
• il reinserimento della Pavoncella tra le specie cacciabili;
• le chiusure del prelievo dei Turdidi e della Beccaccia al 30 gennaio 2025;
• la concessione di 6 giornate di caccia a febbraio per i Corvidi.
“È altresì doveroso precisare che in chiusura della riunione il Presidente di Federcaccia Marche (sostenuto entusiasticamente dal Presidente di Liberacaccia) si è cimentato in un vero e proprio coup de théâtre, chiedendo alla Regione il reinserimento tra le specie cacciabili in deroga del Fringuello! In pratica, catapultando la riunione a più di 30 anni fa, in un surreale e sorprendente salto temporale.
Punti da chiarire
Ma andiamo per ordine:
− Circa le mie perplessità sul ripristino della caccia a febbraio ai Corvidi, trovo ingiustificabile il ritorno ad una scelta già discussa lo scorso anno “dati alla mano” e che era stata abbandonata nel 2023, in favore della caccia ai Corvidi in preapertura, perché poche decine di prelievi a febbraio non suffragavano l’opportunità di
estendere la caccia in questo mese, perché nelle Marche è attivo già un efficiente piano di controllo di queste specie e perché la chiusura generale della caccia a gennaio senza dilazioni per alcune specie è preferita da tutti i cacciatori responsabili.
− Sulla legittimità delle chiusure della caccia ai Turdidi e alla Beccaccia al 30 gennaio le incertezze e i rischi si fanno enormi, giacché questa data supera il termine imposto dai Key concepts della Direttiva Uccelli e su questo tema è in corso una procedura EU Pilot per l’Italia. La scottante questione del superamento dei KC è ancora attuale e, quest’anno, è resa oltremodo complicata dalle recenti modifiche della L. 157/92 che hanno
imposto un enigmatico doppio parere tecnico sul calendario, sia da parte dell’ISPRA, sia del Comitato Tecnico Faunistico Nazionale. È scontato che la vicenda dei KC potrà essere dipanata solo da inequivocabili sentenze del TAR o, meglio, del Consiglio di Stato, se non addirittura dalla Commissione europea.
− Il reinserimento della Pavoncella tra le specie cacciabili nelle Marche è una pericolosa provocazione verso il TAR Marche che sul tema si era già espresso con chiarezza nel 2021, disponendo il divieto di caccia alla Pavoncella fino a quando non sarò adottato il Piano di gestione nazionale della specie che, ad oggi, non è stato ancora redatto.
− Provocazione ancora più grave è quella relativa ai tempi di caccia di alcuni Anatidi e del Colombaccio proposti da FIDC e ANLC. Infatti, la scelta di concedere 5 giornate di preapertura, seguite da una sospensione temporanea del prelievo e da una ripresa fino a gennaio è palesemente in contrasto con la Legge nazionale 157/92 ed è già stata censurata niente di meno che dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 69 del 2022 che ha chiarito che “l’arco temporale deve corrispondere ad un intervallo temporale continuativo e non può essere riferito alla somma delle giornate in cui è consentito l’abbattimento nel corso dell’intera stagione venatoria oltre i termini indicati dall’art. 18, comma 1, della legge n. 157 del 1992”.
I continui ricorsi
Ciò premesso, va ricordato che in questi ultimi tre anni, rispetto al passato, anche alla luce di uno scontro presso i tribunali amministrativi che non ha risparmiato la maggioranza delle amministrazioni regionali, la Regione Marche nella stesura dei calendari venatori aveva dato un segnale importante, in termini di rispetto delle norme comunitarie e nazionali e, nonostante i continui ricorsi, era stata garantita tutto sommato una certa solidità alla stagione venatoria. Al contrario, l’attuale proposta di calendario venatorio regionale rischia concretamente di compromettere e stravolgere quell’equilibrio d’insieme che tutelava, nel suo complesso, la stagione venatoria; non solo per l’annosa questione della violazione dei Key concepts (come detto prima, lungi da essere risolta ancora a livello nazionale), ma soprattutto per le palesi, ingiustificabili e assurde violazioni delle sentenze del TAR Marche e della Corte Costituzionale.
Rispetto delle norme
Arci Caccia Marche, in coerenza con la sua storia associativa, ha sempre preteso il pieno rispetto delle norme, tenendosi ben lontana da un dannoso esercizio di demagogia utile a illudere e ingannare con false aspettative i cacciatori ma, per contro, fruttuoso di tessere. In questo contesto, non solo regionale ma nazionale, ho il triste convincimento di essere tra i pochi a lamentare che il perpetrarsi di questi atteggiamenti reazionari, finanche eversivi, da parte delle altre associazioni venatorie non porterà a nulla di buono per la caccia in Italia. Perché è ormai chiaro (anche se non a tutti) che da un lato ci sono lorsignori, immobili come reperti paleontologici, nella logora ricerca di “più tempi” e “più specie” finanche di un “piccolo fringuello in più”, anche a costo di aggirare norme, sentenze, direttive e regolamenti comunitari. Dall’altro, un mondo che negli ultimi 25 anni è mutato profondamente. Nella società, sempre più lontana dal comprendere la caccia e i cacciatori. Nella consistenza del mondo venatorio che nelle Marche si è ridotto della metà negli ultimi 5 anni e che, con analogo trend nazionale, in Italia rappresenta sì e no lo 0,5% della popolazione. Nella natura e nella fauna selvatica, in gran parte in palese difficoltà per gli stravolgimenti ambientali, agricoli e climatici chiari a tutti e innegabili.
Quadro normativo
Ebbene, in questo contesto è mio fermo convincimento e dell’associazione che rappresento che i cacciatori vogliano sì andare a caccia, ma nel pieno rispetto del complesso quadro normativo (comunitario in primis) che tutela la natura, la biodiversità, la fauna, il bilanciamento degli interessi delle componenti sociali diversamente interessate alla fauna selvatica e, infine, la caccia stessa. Con uno sguardo al futuro, in cui l’esercizio di una caccia sostenibile sia garanzia anche per le generazioni future di fruire di questa straordinaria passione. Se questa mia convinzione e se, in particolare, la posizione di Arci Caccia si rivelerà fallimentare, quindi, se il calendario venatorio 2024-2025 così come proposto da FIDC e ANLC e accettato dalle altre associazioni non subirà di fronte a sentenze motivate del TAR o del CdS alcuna limitazione, con piena consapevolezza e coerentemente con l’onestà intellettuale che da sempre mi contraddistingue, mi dimetterò da presidente regionale dell’associazione. Questo, per dimostrare a voi cacciatori quanto sia forte il mio sentimento per una caccia migliore, sostenibile e che guarda al futuro. Parimenti, vorrei offrire una richiesta ai presidenti delle associazioni venatorie regionali che hanno proposto e sostenuto il calendario venatorio in questione. Cari colleghi, se intellettualmente onesti e coerenti con ciò che avete chiesto, anzi preteso, dalla Regione Marche, anche per dimostrare che non state prendendo in giro i cacciatori marchigiani (come da me sostenuto), dimettetevi senza riserve e indugi dalla vostra carica di presidenti regionali nel caso in cui il vostro calendario venatorio subisca qualsivoglia limitazione in esito a ricorsi di giustizia amministrativa. Siate coerenti. Perché solo così potrete dare una dimostrazione sufficiente di rispetto delle istituzioni e dei cacciatori (fonte: Arci Caccia).