Una nuova Azienda Faunistico Venatoria è stata autorizzata dalla Provincia di Mantova su un territorio di circa 700 ettari tra Roncoferraro, San Giorgio e Mantova; è già polemica tra i cacciatori.
A cavallo tra Roncoferraro, San Giorgio e Mantova, sta per nascere una riserva di caccia privata. Un’azienda faunistico-venatoria che avrà un’estensione di circa settecento ettari, un terzo dei quali compresi nel territorio del Parco del Mincio. L’azienda si chiama “La Pellegrina” ed è stata autorizzata dal Settore Caccia e Pesca della Provincia con un atto dirigenziale dello scorso 8 gennaio. Massima segretezza sulla proprietà, che ha coinvolto nel progetto gli agricoltori proprietari dei campi (altri, si legge nell’autorizzazione, sono stati soggetti a “inclusione coattiva” consentita dalla legge). Ma i rumors indicano tra i futuri soci diversi Vip tra cui il sindaco di Verona, Flavio Tosi (sentito in merito dalla Gazzetta, ha preferito non commentare).
Quando l’azienda aprirà battente, lepri e fagiani di quell’area saranno riservati ai soli soci. L’accesso in quei campi, purché non in auto, resterà aperto a tutti. L’ok a questa nuova azienda ha dovuto subire un complesso iter autorizzativo e non senza polemiche. Uno dei passaggi fondamentali è stata la valutazione chiesta al Parco del Mincio. Dei 732 ettari di estensione, circa 200 sono in territorio del Parco, e nelle immediate vicinanze, subito dopo il tracciato dell’A22, c’è la Riserva della Vallazza. Lo scorso autunno il Parco ha detto sì: «Bisogna innanzitutto dire – spiegano ora dall’ente di Porta Giulia – che quell’area, pur di fatto di nostra pertinenza non fa parte della Riserva e non ha vincoli di rispetto. Si tratta di terreni coltivati, in cui si è sempre potuto cacciare».
Ora l’area sarà aperta solo ai privati, e questo, spiegano, in un’ottica ambientalista è preferibile: «La nascita di un’azienda privata contribuirà a diminuire l’impatto ambientale che l’attività di caccia, che lì c’è sempre stata, ha sul territorio». Dai circa 38 cacciatori per ettaro, dato medio della Provincia, si passerebbe a 15. «Inoltre l’azienda svolgerà controlli sul tipo di attività venatoria, e sui suoi stessi iscritti».
Ma c’è di più: la valutazione d’incidenza positiva è stata data perché la nuova proprietà si è impegnata a eseguire degli interventi migliorativi dell’area, ad esempio con la creazione di aree verdi, vegetazione spontanea e reimpianto. Il secondo passaggio, più difficile, per l’azienda è stato quello di farsi accettare dal mondo della caccia mantovana. Abituato ad andare in quel territorio e anche a prendersene cura. Nel corso dell’iter autorizzativo, la Provincia ha dovuto tenere in considerazione il parere negativo all’azienda dato dall’ambito territoriale di caccia competente (il numero sei).
Il responsabile dell’ATC, Paolo Guarnieri, è pronto a spiegare: “Le ragioni sono almeno due. La prima è che i cacciatori mantovani avranno sempre meno terreno per il loro hobby. Perdiamo ora altri settecento ettari al confine della città, in un’area verde che nel recente passato si è sempre più rimpicciolita a causa dell’urbanizzazione. La seconda è che noi cacciatori ci siamo sempre presi cura di quel territorio, curando una zona di ripopolamento e cattura che è proprio confinante con la nuova azienda. Per questo avevamo richiesto che ci fosse almeno una fascia di rispetto tra quest’area e la Zrc, perché non ci sembra giusto che la fauna della zona libera da noi curata finisca in quella in cui d’ora in poi saremo esclusi”.
19 gennaio 2013
Fonte: Gazzetta di Mantova