Caccia: Lombardia, il consigliere Sala esprime la propria opinione sulla riforma del sistema di autonomie, “le competenze su Agricoltura, Caccia e Pesca rimangano alla Regione”.
“Agricoltura, Caccia e Pesca rimangano alla Regione”, lo dichiara il consigliere regionale Alessandro Sala, in merito alla Riforma del sistema delle autonomie della Regione in attuazione della legge 56 del 7 aprile 2014 che riguarda le disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni dei Comuni. In un proprio comunicato stampa il consigliere Alessandro Sala ha espresso le proprie considerazioni:
“La proposta di legge avvia il percorso di riordino delle funzioni conferite alla Province. La Legge 56/2014, non l’avrei mai votata. Sono stato assessore provinciale per 13 anni e so quanto la Provincia si sia dimostrata vicina alla nostra gente e come tale sia stata percepita. Ora il Sistema Provincia non è più in grado di garantire sicurezza. Nel momento in cui deve riordinare la nuova programmazione, la Provincia oggi potrebbe essere in grave difficoltà nell’erogare i servizi. Non ultimo c’è una fuga generale dei dipendenti, che pur avendo un posto sicuro se ne vanno lo stesso inoltre, cosa non da poco, la nostra gente si chiede se le Province sono state abolite o no.
Il tema del passaggio di deleghe in materia di agricoltura, foreste, caccia e pesca alla regione è diventata oggi una necessità tecnica prima ancora che politica. Il riferimento per l’agricoltura riguarda i controlli richiesti dall’Unione Europea, le deleghe alle Province comportavano anche finanziamenti da parte delle Regione, i trasferimenti per il personale, i miliardi di euro per la PAC necessitano di una struttura adeguata per la gestione delle graduatorie ed il personale intanto se ne è andato, se ne va, e se ne andrà. Nessuno, in questo Consiglio e in questa Regione, sta portando via nulla a nessuno, poiché le Province hanno svolto tali funzioni (agricoltura, caccia e pesca) in base alla delega della Regione e la delega non era una concessione, ma rispondeva ad una precisa logica di decentramento.
Per quanto riguarda la caccia e la pesca la regione potrà affrontare l’aspetto della ricerca scientifica a sostegno perché ormai le decisioni devono essere prese in forza della scienza e non del sentimentalismo. Per recuperare tradizioni e ambienti è fondamentale destinare fondi alla ricerca scientifica, innalzando il confronto con il mondo universitario.
1. La regione potrà studiare una via per riportare il tradizionale spiedo con uccelli ancora sulle nostre tavole dei ristoranti, di certo con regole severe.
2. La regione potrà valorizzare i roccoli come architettura ambientale, unici nel panorama del paesaggio lombardo.
3. La regione potrà costruire una filiera della carne di selvaggina dalla macellazione alla degustazione .
4. La regione potrà uniformare alcune scelte discutibili da parte del mondo venatorio di alcune Province a scapito dei cacciatori di altre Province. Gli esempi non sarebbero pochi.
5. La Regione potrà farsi carico di studiare un rapporto costruttivo con la commissione europea competente, una via efficace e percorribile per la difesa di tradizioni venatorie legate ad un prelievo misurato e controllato di specie migratorie vietate dalla direttiva uccelli attraverso un regime di deroga serio e compatibile con la salute e consistenza delle specie interessate al prelievo.
6. La regione nel rivedere la legge regionale 26/93 (ci sono anche 2 proposte di modifica) dovrà tenere conto di tutto il mondo venatorio lombardo e sminuire sempre più gli egoismi e le decisioni spesso assurde intraprese da comitati di gestione, ATC e CA spesso propensi a pensare al proprio orticello più che alla gestione vera della caccia in Lombardia (orari diversificati, giorni fissi, esclusioni di cacciatori, quote maggiorate, ecc). spesso negli ATC si lavora per avere un minor numero di giorni di caccia, i giorni fissi addirittura, non bastava il martedì e venerdì silenzio venatorio, che senso ha? In trentino Alto Adige non esiste. Negli ambiti territoriali di caccia e nei comprensori alpini si medita troppo spesso su come introdurre ulteriori restrizioni all’attività di caccia, accade poi di assistere ad un aumento ingiustificato delle quote di adesione, arrivando talvolta a creare discriminazioni incostituzionali tra i soci, magari depennando dall’elenco dei soci chi ha ritardato il pagamento di soli tre giorni, solo perché non residente nell’ATC o CA.
7. Troppe sono state in questi anni per caccia e pesca le circolari esplicative, spesso l’una contro l’altra armate, è ora di rendere razionale l’interpretazione di leggi i tutta la Lombardia, anche in ordine ai calendari venatori integrativi provinciali pur nel rispetto delle tradizioni venatorie locali.
8. Personale: è chiaro che il personale tecnico dovrà rimanere in loco Provincia per Provincia e dovrà prima o poi passare in carico alla regione, ma le decisioni politiche e di programmazione, e uniformità dovranno essere in capo alla Regione.
9. Per quanto concerne la vigilanza ittico-venatoria da sempre sono fautore del fatto che nulla deve avere a che fare con la polizia Provinciale e deve essere ricostituita, ripeto ricostituita, in nucleo riferita alla caccia e pesca, per poter svolgere il ruolo che la legge 157/92 in materia, attribuisce per la vigilanza, i censimenti e la lotta al bracconaggio. Certo che il decreto legge 19 giugno 2015 n° 78 all’art. 5 (Misure in materia di Polizia Provinciale) non agevola certo il compito. Ma, come per le nutrie, ancora una volta dopo il disastro fatto da altri, dovrà intervenire la regione.
( 30 giugno 2015 )
Fonte: BSNews