I cacciatori di Caselle Landi (LO) protestano per l’operato del Comitato di Gestione dell’ATC che li ha lasciati “senza selvaggina”.
A Caselle Landi, si critica aspramente la burocrazia, ma anche le scelte del Comitato di gestione a partire dai costi esorbitanti per la cattura delle lepri. Flop annunciato per la stagione venatoria 2012: non c’è selvaggina! E i pochi capi di lepri e fagiani sono in balia di troppi predatori, soprattutto volpi.
I cacciatori di Caselle Landi, una quarantina di “doppiette” attestate nell’Ambito Territoriale (ATC) “Laudense sud” forte di oltre mille associati, hanno un caricatore pieno di “pallottole al veleno”. Contro la burocrazia, ed anche contro molte scelte del Comitato di gestione a partire dai costi esorbitanti per la cattura delle lepri.
«Vado a caccia da 40 anni — attacca Giuseppe Tantardini —. Non me la sento di sparare ad una lepre che ci costa più di 650 euro». L’analisi di Tantardini è documentata e meticolosa: i volontari che hanno partecipato ad almeno due battute per la cattura delle lepri (più di 400 adesioni) hanno ricevuto un compenso di 90 euro che è casino stato scorporato dalla quota associativa all’ATC. Nelle reti sono finite 99 lepri. Esemplari pagati a peso d’oro, mentre con uno shopping in centri di allevamento il ticket sarebbe stato inferiore i 150 euro.
A Caselle Landi Mauro Orsi punta l’indice sulla eccessiva presenza di predatori: «Quest’anno le volpi sono un vero flagello — attacca —. Se ne trovano ovunque. Spadroneggiano in tutta la golena. Da noi, contrariamente a quanto disposto nelle province limitrofe, le volpi sono praticamente intoccabili. È possibile solo individuarne le tane. Ma in questo periodo le tane delle volpi sono vuote e non abbiamo armi per contrastare le loro scorribande».
Anche Orsi offre testimonianze in presa diretta: «Ho assistito al lancio di leprotti — ricorda —. Erano tutti esemplari muniti di radio collare per il monitorggio. In meno di 24 ore dell’80 per cento di quei leprotti sono state ritrovate solo le carcasse». I cacciatori di Caselle Landi intervenuti in gran numero ad un summit indetto in paese nel giugno scorso non condividono neppure le strategie di alcuni amministratori provinciali per evitare il “flagello-volpi” non solo alla selvaggina ma anche sugli animali da cortile. «Ci è stato suggerito di chiudere e blindare le stie — osserva Primo Cairo —. Ma se agissimo così dovemmo dire addio ai polli nostrani e ruspanti».
L’amarezza delle doppiette di Caselle (anche quella di Giovanni Bolzoni e di Vittorio Cairo pure cacciatori di lungo corso) rischia di spingere verso soluzioni estreme: «Molto probabilmente emigreremo nel Piacentino — annunciano in coro —. Ci costa di più, ma almeno ci dà soddisfazione!»
Fonte: Il Giorno – Lodi