Continuano le polemiche degli animalisti riguardo alla caccia in deroga per lo storno per limitare i danni causati da questo volatile alle coltivazioni.
Da una parte della barricata troviamo la maggior parte delle regioni che hanno approvato le delibere relative alle deroghe, o stanno provvedendo a farlo, tenendo conto dell’entità dei danni causati, degli appelli degli agricoltori nonché del parere dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale; secondo gli studi e le ricerche effettuate infatti, la popolazione di questa specie risulterebbe palesemente in crescita nel nostro Paese ed in particolar modo nelle regioni in cui sono presenti coltivazioni di vigneti, uliveti ed alberi da frutta in genere.
L’assessore provinciale savonese, Livio Bracco, dopo l’approvazione Consiglio regionale alla deroga per la caccia allo storno in Liguria fa sapere in merito: “I nostri uffici si sono immediatamente attivati predisponendo la modulistica necessaria che è stata stabilita dalla Regione. I cacciatori sono una realtà importante per il nostro territorio e le nostre tradizioni e agiscono rispettando le regole e tutelando l’ambiente. I danni dello storno non sono quantificabili ma sono ingenti e verificabili tutti giorni per le nostre coltivazioni ed i nostri ulivi”.
Inoltre, continua l’assessore, “Il provvedimento approvato in Consiglio è equilibrato e rispettoso delle esigenze e sensibilità di tutti: le deroghe sono consentite anche dalla Comunità Europea. La Provincia di Savona con questa norma non fa altro che recepire le direttive regionali e le attuerà nel modo migliore possibile”.
La politica adottata in Liguria e quella del prelievo di piccola entità con un costante monitoraggio degli abbattimenti tramite annotazione dei capi abbattuti da ogni cacciatore; qualora ci si avvicini al carniere massimo prefissato a livello regionale, la Regione interromperà immediatamente il prelievo dello storno.
Ovviamente l’argomento in generale e tali dichiarazioni in particolare non possono fare altro che suscitare ulteriori polemiche e contestazioni da parte di coloro che si trovano dall’altra parte della barricata, ovvero le associazioni animaliste come l’Enpa.
Già in passato proprio la filiale savonese dell’associazione animalista, in beffa degli agricoltori che richiedevano a gran voce un intervento da parte delle amministrazioni per contenere i danni loro causati dall’esagerata popolazioni di storni, aveva richiesto l’aiuto di qualche anima pia disposta a prendere in affidamento alcuni esemplari di storno raccolti feriti e successivamente curati dai propri volontari.
Non manca, l’Enpa, di stupire per la grande sensibilità animalista, con la quale definisce questi dannosi volatili “bellissimi e utili uccelli”, ma soprattutto per l’assoluta cecità nel riconoscere l’effettivo potenziale dannoso per le coltivazioni intrinseco nella spropositata presenza di questa specie nei cieli italiani; tutto ciò a denotare inoltre una totale mancanza di sensibilità da parte dell’associazione animalista nei confronti del gravi danni subiti dagli agricoltori.
All’Enpa infatti a fronte di queste problematiche si sono dilettati nel calcolare che i prefissati 120000 storni da prelevare, una volta abbattuti, formerebbero una fila lunga 30km, (E quindi?!? Verrebbe spontaneo chiedere!) e commentano il dispositivo regionale come “un atto indegno in un paese democratico” che a loro dire sarà sanzionato dall’Unione Europea.
Infine, l’Enpa, rimarcando la propria insensibilità nei confronti delle problematiche degli agricoltori legate all’argomento, propone, come dimostrazione dell’utilità di questi uccelli (in qualsivoglia quantità?), una ricerca realizzata nel ormai lontano 2003 dall’Università di Genova secondo la quale gli storni non arrecherebbero danni significativi agli oliveti ma anzi ricoprirebbero un importante ruolo nel benessere delle piante.