CACCIA: L’On. Paolo Bartolozzi nella sua attività di parlamentare europeo ha partecipato, come membro, ai lavori dell’Intergruppo “caccia sostenibile, biodiversità e attività rurali”, uno tra i primi e più grandi intergruppi del Parlamento europeo.
Rinnovato per l’attuale legislatura nel 2009, l’intergruppo “caccia, pesca e ambiente” ha come principale scopo la difesa delle tradizioni venatorie europee e l’equilibrata gestione delle risorse ambientali, ittiche e faunistiche all’interno degli Stati membri, annoverando tra i temi da questo maggiormente seguiti la gestione della fauna selvatica e delle foreste, la conservazione dell’ambiente naturale, la pesca sportiva, la silvicoltura e l’impatto delle riforme e delle politiche agricole sulla biodiversità. Gran parte dell’attività venatoria è regolamentata da normative europee e l’On. Paolo Bartolozzi si è da sempre impegnato a sostenere e difendere la causa comune dei cacciatori europei.
Di seguito due esempi delle tematiche di cui si è occupato:
Le Direttiva 2009/147/CE (meglio nota come “Direttiva Uccelli”), è il caposaldo normativo al quale devono fare riferimento tutti gli stati membri dell’Unione europea nell’emanazione dei loro atti legislativi e provvedimenti amministrativi in tema di gestione della fauna selvatica e del prelievo venatorio. Numerosi sono stati, nell’arco della legislatura che si sta ultimando, gli attacchi sferrati dalle varie organizzazioni animal-ambientaliste per modificare la Direttiva 2009/147/CE in senso maggiormente restrittivo per quanto riguarda l’esercizio dell’attività venatoria in Europa. Nonostante tutti questi tentativi, la delegazione italiana del PPE al Parlamento europeo – all’interno della quale si è distinto in materia l’On. Paolo Bartolozzi – è sempre riuscita a respingere ognuno di questi attacchi, confermando la piena validità di una normativa europea che ha consentito – e continua a consentire – a tutti gli Stati membri di permettere l’esercizio dell’attività venatoria, certamente nel rispetto delle Direttive comunitarie, ma soprattutto nel rispetto delle tradizioni venatorie esistenti in tutti i paesi membri dell’Unione.
Purtroppo l’Italia, nel recepire la Direttiva comunitaria, ha applicato in modo eccessivamente restrittivo le normative europee, prova ne sia che la legge statale n. 157/92 continua ad essere la normativa statale più restrittiva (sia in ordine ai tempi che in ordine alle specie cacciabili) tra tutti i Paesi membri dell’Unione europea. Un esempio su tutti è rappresentato dall’obbligo delle due giornate settimanali di assoluto silenzio venatorio imposto dalla legge statale 157/92 nel periodo di apertura della caccia, restrizione che non trova analogo riscontro in nessun altro paese europeo. Basti pensare poi che la Francia, paese confinante con l’Italia, consente attraverso la propria legislazione nazionale di esercitare l’attività venatoria per un numero di specie praticamente doppio rispetto a quanto consentito in Italia. Da considerare che tutte le specie cacciabili in Francia sono considerate come normalmente cacciabili dall’Unione europea.
Attraverso l’emanazione della “guida interpretativa alla direttiva uccelli”, la Commissione europea ha ulteriormente chiarito le corrette modalità di applicazione della Direttiva comunitaria, anche per quanto riguarda la corretta applicazione del regime di deroga, esplicitamente previsto dall’art. 9 comma 1) della Direttiva 2009/147/CE ed applicato in quasi tutti i paesi membri dell’Unione europea. Tuttavia nel nostro Paese ci sono associazioni, politici ed istituzioni pubbliche che si impegnano molto spesso ad “interpretare” in senso restrittivo e vessatorio gli indirizzi dell’Europa in tema di attività venatoria. La difesa di questi importanti riferimenti normativi europei ha rappresentato uno dei punti più qualificanti dell’impegno dell’Intergruppo e soprattutto dei deputati italiani al Parlamento europeo più sensibili in materia di questioni di caccia. L’attività venatoria italiana è stata di recente oggetto di un ulteriore attacco.
La Commissione europea, a seguito di una denuncia presentata da alcune organizzazioni animal-ambientaliste italiane, in data 20 febbraio 2014 con nota C (2014) 934, ha inviato alle autorità italiane una lettera di messa in mora ai sensi dell”art. 258 del TFUE con la quale si comunica l’attivazione della procedura di infrazione 2014/2006 riguardante la cattura di uccelli da utilizzare come richiami vivi ai sensi della Direttiva 2009/147/CE. Ciò può significare la fine degli impianti di cattura che consentivano ai cacciatori di acquisire richiami vivi a costi accessibili limitando fortemente il fenomeno del mercato nero dei richiami e può determinare anche una sanzione pesante per l’Italia, se il Governo italiano non produrrà adeguata documentazione alla Commissione europea entro il termine dei sessanta giorni, dimostrando l’infondatezza dei contenuti inseriti nella denuncia effettuata dagli anticaccia italiani. Anche questo è uno dei tanti esempi di come gli anticaccia continuino a perseguire l’obiettivo di limitare il più possibile l’attività venatoria, tentativo che deve trovare ferma opposizione da parte dei deputati italiani al Parlamento europeo ma anche da parte dei rappresentanti eletti al Parlamento nazionale.
In questa battaglia l’On. Bartolozzi continuerà a fare la propria parte, difendendo convintamente i diritti di tutti i cacciatori che, oltre ad essere cittadini di Serie A, sono anche i più competenti protagonisti nella corretta gestione del patrimonio faunistico ed ambientale in tutti i paesi membri dell’Unione europea. A breve saranno individuati i punti cardine su cui verterà l’impegno dell’On. Paolo Bartolozzi nella prossima legislatura al Parlamento europeo per migliorare le normative in tema di attività venatoria e per permettere ad una tradizione antica di continuare a vivere e poter coinvolgere donne e giovani che oggi si stanno avvicinando sempre di più al mondo della caccia e della salvaguardia del nostro territorio.
Bruxelles, 29 aprile 2014