Caccia. Le nuove norme sulla Caccia 2016 sono apparentemente confuse e almeno a prima vista non sembra che ci sia uniformità di vedute.
Succede così che in Toscana vengono individuate aree vocate e aree non vocate. Le prime sono quelle porzioni di territorio destinate a una gestione conservativa di una o più specie di ungulati. In queste aree Qui, il numero dei cinghiali non può superare i 2,5 ogni 100 ettari alla chiusura della stagione venatoria.
Le aree non vocate sono quelle superfici agricole danneggiate o potenzialmente danneggiabili dagli ungulati. I piani di caccia sono regolati nel rispetto del calendario venatorio. Tutti i cacciatori devono indossare abiti ad alta visibilità.
Ma nelle aree non vocate possono partecipare alle battute gli iscritti all’ATC un possesso di abilitazione per le specie di riferimento, i proprietari del fondi agricoli iscritti all’Atc e, nei territori di competenza, i titolari e gli ospiti delle aziende faunistico-venatorie e delle aziende agrituristica-venatorie in possesso di abilitazione o accompagnati da personale abilitato.
Per quanto riguarda le modalità di caccia, deve avvenire con assegnazione “a scalare” e non “alla cerca” né con l’utilizzo di cani, con armi a canna rigata, dotata di ottica o mediante arco da almeno 40 libbre di potenza per il prelievo del capriolo e 50 libbre di potenza per le altre specie.
Solo per il cinghiale ed esclusivamente nelle aree non vocate e in periodi e orari stabiliti dalla Regione, è permessa la caccia in forma singola “alla cerca” o con la tecnica “della girata”. Sanzioni da 1.030 a 6.180 euro per ogni capo di muflone, cinghiale, cervo, daino e capriolo abbattuto da chi non è in regola con quanto stabilito dalle norme.
Nella provincia di Trento, i disegni di legge su cui si sta ragionando, prevedono a vario titolo il collegamento del requisito della residenza e il diritto alla caccia all’ambito territoriale di appartenenza della riserva, la possibilità di esercitare il diritto in una riserva diversa da quella di residenza, l’eliminazione di gravami al sistema attraverso una revisione strutturale della legge in vigore.
Come riporta il quotidiano la Repubblica, che riferisce di apertura delle riserve naturali e cancellazione dei divieti che tutelano le specie tutelate, secondo Michele Di Leva, responsabile per la fauna selvatica della Lndc-Lega nazionale per la difesa del cane, “regioni, province, comuni, pubbliche istituzioni sono prodighe in favori alla lobby della caccia sotto forma di deroghe selvagge al prelievo venatorio, in cambio di un presunto bacino elettorale”.
( 14 aprile 2016 )
Fonte: BusinessOnline