Malcontento tra i cacciatori del cuneese per una norma dell’ottobre 2010 che paradossalmente riguarda anche i Guardiacaccia: l’anno scorso fu accettata una richiesta collettiva inoltrata dal Comprensorio Alpino di caccia.
C’è fermento tra i cacciatori appartenenti al Comprensorio Alpino di caccia CN1, l’Ente creato dalla Regione Piemonte con il compito di occuparsi della gestione venatoria di quasi 35mila ettari tra le Valli Po, Bronda e Infernotto e dei risarcimenti dei danni arrecati all’agricoltura che spesso derivano dalla fauna selvatica e che conta qualcosa come 360 cacciatori associati. Fermento e voglia di disobbedienza civile.
L’oggetto della protesta è presto detto. Con una delibera datata 15 ottobre 2010 la Giunta Regionale aveva decretato che i cacciatori che volessero in qualche modo calpestare – con le proprie armi al seguito – i territori di tutte le Riserve Naturali Speciali e Aree Attrezzate dei Parchi piemontesi dovessero per forza di cose richiedere preventivamente un’autorizzazione al transito.
Una cosa non nuova, quindi, ma già in vigore la scorsa stagione venatoria. Se non fosse che – per ciò che concerne il 2010, grazie ai buoni rapporti di… vicinato esistenti fra Ente Parco e Comprensorio Alpino – nella passata stagione era bastata una richiesta collettiva contenente il nome di tutti coloro per i quali si inoltrava l’istanza, per permettere a tutti gli associati al CN1 – nel solo periodo di caccia – a transitare con armi scariche nelle aree del Parco del Po onde poter accedere al territorio venabile.
Quest’anno, questo “stratagemma” non sarà più possibile e ciascuno dei 360 cacciatori dovrà inoltrare la propria domanda di autorizzazione su foglio con ovvia marca da bollo al quale andrà allegata un’altra marca da bollo che servirà per dare legalità al foglio che conterrà la risposta. I conti sono presto fatti. Si passa da una spesa collettiva di circa 30 euro, perdipiù sostenuta dal Comprensorio, a una di quasi 30 euro pro capite, per un esborso – per i cacciatori delle nostre parti – che sfiorerebbe i 10.800 euro.
La norma – si segnala da più parti – non si applica in quei tratti di territorio considerati di semplice “salvaguardia” che rappresentano quasi l’85% di quei 356mila ettari gestiti dal Parco del Po-Tratto cuneese, ma interesserebbe soltanto coloro che cacciano la fauna alpina o di selezione agli ungulati, e più precisamente al camoscio, per sparare al quale è indispensabile prima attraversare la Riserva Naturale Speciale di Pian del Re. Oppure… volare.
Pian del Re, dunque. Ma non solo. I due ponti che attraversano il Po a Paesana, tanto per fare un esempio – l’uno in frazione Erasca, l’altro in via Nazionale – ci è stato confermato siano entrambi all’interno dell’Area Attrezzata del Parco del Po. «E così – affermano i cacciatori – per passare da un borgo all’altro del paese insieme con un’arma, ecco che diventa indispensabile l’autorizzazione». Una norma che ha del paradossale, se si considera che anche le Guardie Giurate del Comprensorio Alpino di caccia – che non sono forze di pubblica sicurezza – dovranno loro stesse richiedere l’autorizzazione al Parco per transitare armate in talune sue zone.
Sino ad oggi sarebbe davvero minima la percentuale di cacciatori che avrebbero inoltrato regolare domanda di autorizzazione. Si annuncia dunque una stagione venatoria particolarmente difficile, irta di controlli e di conseguenti polemiche. Chissà? Di certo intorno all’argomento non c’è linearità. Il Comprensorio Alpino CN1 da giorni ha chiesto chiarimenti al Parco del Po. E da giorni sta attendendo di ricevere una risposta.
Fonte: TargatoCN.it – Quotidiano della provincia di Cuneo