Il turismo venatorio per rilanciare l’economia dell’Umbria
Il consigliere regionale Maria Rosi (Pdl) critica la presa di posizione contro la caccia del ministro Brambilla: “A distanza di qualche giorno dalla ‘boutade’ del ministro Maria Vittoria Brambilla – afferma Rosi – vorrei esporre una riflessione sull’argomento, corredata da alcuni elementi significativi, e ribadendo quello che è un concetto fondamentale, vale a dire che i cacciatori sono da sempre le vere sentinelle del territorio, sono coloro che monitorano le nostre campagne con attenzione, rispettando delle regole. L’altro elemento di grande importanza – continua – è legato al fatto che esiste un mondo economico dietro l’attività della caccia e, al proposito, vorrei ricordare che il fatturato annuo venatorio, su scala nazionale, raggiunge il miliardo e 39 milioni di euro.
Infatti – prosegue – i cacciatori spendono 176 milioni di euro per le armi (cifra che riguarda quelle comprate solo per la caccia), 60 milioni e 480mila euro per cartucce e munizioni, 83 milioni per buffetteria e abbigliamento, 72 milioni e 750mila euro per la cinofilia, 198 milioni per le agenzie di viaggi venatori, 24 milioni e mezzo per la ristorazione (riguardante le uscite solo per la caccia), 59 milioni di spese per il carburante (sempre riguardante le uscite solo per la caccia), 124 milioni e 675mila euro per tasse e concessioni governative, 48 milioni e 240mila euro di tasse regionali, 37 milioni 181mila euro per il pagamento annuo Atc, 50 milioni e 400mila euro di assicurazione, 9 milioni e 750mila euro per spese mediche e veterinarie legate alla cinofilia, 3 milioni e 960mila euro per spese medico-legali per i rinnovi, 6 milioni e 240mila euro per i certificati medici rilasciati dai medici di famiglia, 5 milioni e 623mila euro di valori bollati per i rinnovi del porto d’arma, 23 milioni e 200mila euro dell’editoria venatoria, 17 milioni di euro in pubblicità venatoria e 25 milioni di euro sono gli introiti delle aziende agrituristiche venatorie. A questa lista devono essere aggiunti altri 8 milioni di euro sotto la voce spese venatorie”.“Queste cifre – continua Rosi – le sottopongo all’attenzione di tutti e in particolare al ministro, facendo esse riferimento, come detto, alla sola attività venatoria, distinte dal business della pesca e di tutte le altre attività ‘outdoor’, come tiro con l’arco, poligono, aria compressa, soft air, che potrebbero far emergere cifre ancora più grandi”. “Consideriamo anche – aggiunge – che la Regione Umbria è seconda solo alla Toscana per densità di cacciatori, e conta quasi 34mila appassionati, e che si stima dovrebbe produrre un fatturato di quasi 50 milioni di euro”. “Insomma – conclude – in un momento di grande crisi, il turismo venatorio è il volano per rilanciare la nostra economia, per cui certe affermazioni, possono avere risvolti negativi. Quindi, caro ministro, occupiamoci di sviluppare il turismo in Italia anche agevolando il turismo di casa nostra, e lasciamo stare la caccia e tutta la demagogia che c’è dietro, anche perché se no dovremmo diventare tutti vegetariani”
fonte: https://www.tuttoggi.info