Caccia al Cinghiale: Maremma, E’ un equilibrio delicato quello che esiste fra agricoltura, tutela dell’ambiente, e attività venatoria. In Maremma si è rotto, e gli agricoltori fanno sentire la propria voce.
I cinghiali sono diventati un pericolo, per lo meno in alcune zone della Maremma, dove a chiedere aiuto sono stati gli agricoltori, danneggiati dall’ungulato e stanchi d’essere vittime delle situazioni.
E’ per questo che la Commissione Agricoltura della camera ha inaugurato e portato a conclusione un’indagine completa sul fenomeno, concentrandosi sui danni causati dalla fauna selvatica all’agricoltura.
A conclusione della maxi indagine conoscitiva, si sono acquisite informazioni complete che dovrebbero consentire la presa di giusti provvedimenti. Dalla ricerca sul campo appaiono chiare le produzioni agricole e zootecniche danneggiate, la localizzazione del fenomeno, la quantificazione in termini economici dei danni, le specie animali interessate dal fenomeno.
D’altronde l’indagine è durata più di sei mesi e non ha tralasciato d’ascoltare tutti i protagonisti della vicenda, dalle associazioni ambientalistiche a quelle venatorie, dai rappresentanti delle organizzazioni professionali agricole fino all’Unione delle Province d’Italia, passano per l’associazione comuni d’Italia e i rappresentanti della Conferenza delle Regioni.
I primi dati che saltano all’occhio sono quelli relativi ai danni causati dalla fauna selvatica all’agricoltura ed il conseguente impatto negativo sull’economia delle imprese agricole.
La necessità, da più parti confermata, è quella di una nuova e più efficace politica di gestione e controllo dei selvatici ad opera delle istituzioni. Si richiede un profondo cambiamento di rotta che aiuti a riequilibrare la presenza della fauna selvatica in funzione delle esigenze sociali ed economiche.
Il discorso intorno al quale tutto ruota è l’attività agricola, la caccia e la tutela della fauna e dell’ambiente. L’equilibrio sarà garantito solo grazie ad una nuova pianificazione faunistico venatoria e grazie ad una programmazione dell’attività venatoria che riporti a cifre accettabili la quantità di ungulati presenti sul territorio.
Alla fine dei lavori è stata la Commissione stessa a sottolineare come sia auspicabile che venga adottata una nuova strategia per la gestione del cinghiale, che permetta di riequilibrare il numero degli esemplari presenti sul territorio.
Per ora si è semplicemente riconosciuta la presenza del problema, per altro ben diffuso in tutta la penisola. Per le azioni concrete si dovrà ancora attendere.