I richiami vivi verranno dalla Francia e da Malta per evitare il microbracconaggio. L’assurdo in Regione Lombardia. Questa è la dolorosa realtà, scaturita da un Consiglio Regionale della più importante regione d’Italia, che si è fatta strumentalizzare da un messaggio che un alto funzionario del Ministero dell’ambiente, con una prontezza degna di miglior causa, ha trasmesso alla sua collega dell’Assessorato all’Agricoltura con la minaccia di “danni erariali”, ben sapendo che il prelievo dei turdidi, quali richiami vivi per la caccia da appostamento, avviene su specie non protette e che godono di un ottimo stato di conservazione! Le è andato dietro l’Assessore all’Agricoltura, Fabio Rolfi, che si è ben guardato dal difendere il PDL a firma di Floriano Massardi, del suo stesso Partito e sostenuto con determinata convinzione dal Consigliere di Fratelli d’Italia, Barbara Mazzali, limitandosi a dire (si tiene a disposizione lo stenografico del Consiglio regionale) che i cacciatori hanno già avuto molto dalla Regione con le due giornate integrative da appostamento fisso e col prelievo dell’allodola in forma specialistica, senza difendere, in aula, in alcun modo, il PDL sul rifornimento dei richiami vivi.
Insomma, la caccia ha dato motivo di dividere gli schieramenti che si sono dimenticati di chi vive nelle campagne o nelle vallate che comincia a non volerne più sapere di questo modo di fare politica, come ha affermato il Presidente regionale ANUUMigratoristi della Lombardia, Domenico Grandini (l’unica Associazione che si è battuta per la tutela dei capannisti), nauseato da questo comportamento: “In Commissione erano perfettamente d’accordo anche dopo l’audizione-non audizione del rappresentante dell’ISPRA da cui si è ben compreso che doveva seguire gli indirizzi politici del Ministero dell’Ambiente, lasciando da parte la realtà dei fatti e delle normative vigenti, anche a livello europeo, che legittimano il prelievo, quali richiami vivi, di tordi, allodole, pavoncelle, pivieri dorati in Francia e a Malta con le reti e altri metodi, questi ultimi, che da noi sono vietati!” È stata un’occasione persa perché la gente non dà più fiducia alle istituzioni, anche lombarde, per non parlare della persona dell’Assessore Rolfi che, subito dopo il voto, quasi per farsi perdonare con i suoi uffici, ha dichiarato di costituire un tavolo di lavoro sulla questione.
Ma non poteva farlo prima, tutti si chiedono? Ma vogliamo sintetizzare – in pillole – la situazione europea per i Consiglieri regionali, che si sono ben guardati dall’approfondire la materia, e per le Associazioni venatorie che hanno seguito l’onda dell’Assessorato per non dispiacere l’indirizzo dell’Assessore e degli uffici, dimentichi della legge europea n. 115/2015, che ha puntualizzato sulla specifica materia: · il prelievo per richiami vivi, come avviene in via esemplificativa, in Francia e a Malta, viene effettuato su specie cacciabili; · il cosiddetto “danno erariale” potrebbe essere ipotizzato se avvenisse su specie protette (al di fuori dell’All. II della Direttiva Uccelli); · le reti sono “selettive” come previsto fin dal 1996 dallo stesso ISPRA su parere del Ministero dell’Agricoltura; · gli impianti sono quelli “vidimati” dallo stesso ISPRA fin dal 1992; · le persone autorizzate sono munite di regolare patentino abilitativo; · la Regione Lombardia da non pochi anni si è munita di una Banca Dati sui titolari di appostamento, proprietari di richiami vivi, per monitorare l’annuale fabbisogno, molto modesto nei numeri; · gli allevamenti non rappresentano un’adeguata soluzione, come ampiamente dimostrato anche dagli uffici regionali. Tutto ciò avviene in Europa, eccetto che in Lombardia, dove già – a livello politico – si pensa alle prossime elezioni europee del maggio 2019. A buon intenditore……..!
Era prevedibile che i capannisti per i richiami vivi si sarebbero rivolti ad altre nazioni UE dove ciò è permesso!!!