Caccia alla Beccaccia: Comunemente conosciuta come la “regina dei boschi” o la “dama dal becco lungo” la beccaccia è da sempre tra le “Donne” più desiderate dai Cacciatori italiani e esteri.
Stiamo palando della beccaccia, uccello migratorio del genere Scolopax rusticola, che nidifica nelle regioni del Nord Europa per poi migrare nelle zone mediterranee tra ottobre e novembre. Il passo della beccaccia si compie proprio durante la stagione venatoria, trasformando gli esemplari in volo nelle prede più ambite dagli appassionati di caccia alla migratoria.
Chi pratica esclusivamente la caccia alla beccaccia, ama definirsi un beccacciaio, perché questa tipologia di attività venatoria è altamente specialistica e mirata. La beccaccia, infatti, è un selvatico molto difficile da gestire, perché molto abile nel mimetizzarsi tra il fitto fogliame delle foreste. Silenziosa e solitaria abitante dei boschi, questa preda si ritrova facilmente tra gli arbusti delle Alpi e degli Appennini.
Uno degli itinerari privilegiati della beccaccia, durante la stagione venatoria, è l’area collinare dell’Emilia Romagna, dove alcuni esemplari sostano per alcune ore o pochi giorni.
I luoghi preferiti per cacciare la “regina dei boschi” sono quelli che si snodano attorno all’Appennino romagnolo, iniziando dalle colline site tra Borghi, Roncofreddo Santa Paola e Sant’Arcangelo di Romagna. L’entroterra di quest’ultimo comune è caratterizzato anche dalle suggestive vallate della Val Marecchia, divise dall’omonimo fiume.
La caccia alla “regina dei boschi” o, in questo caso, alla “sovrana di Romagna”, all’interno del percorso indicato, può rivelarsi emozionante e ricca di sorprese. Cacciare in Romagna, infatti, non è una passeggiata, ma un itinerario fatto anche di ripide salite. Dai Comuni che abbiamo appena indicato, compresi a un’altitudine di poco più di trecento metri sul livello del mare, si sale verso le colline più alte e le zone appenniniche, fino a raggiungere gli splendidi faggeti tipici della popolazione boschiva della Romagna.
All’interno delle aree boscose si troveranno anche abeti bianchi, aceri e una ricca vegetazione fatta di felci, lattughe montane e qualche piccolo geranio di colore rosa, il tutto ricoperto da foglie di faggio decomposte, che danno nutrimento e protezione al suolo del sottobosco. E’ proprio all’interno del sottobosco che la beccaccia trova il suo habitat ideale durante la sua pausa migratoria. L’uccello si nutre, infatti, di insetti e lombrichi che vivono su sottoboschi molto ricchi di humus e di materia organica ( foglie e altri resti vegetali in decomposizione). L’attività della beccaccia è prevalentemente notturna, mentre di giorno l’uccello si riposa proteggendosi sotto le foglie e le radure o cercando a terra altro materiale necessario al suo nutrimento. Questo comportamento determina proprio la complessità della caccia alla regina del bosco.
Per scovarla, il cacciatore è, infatti, costretto a muoversi tra spazi angusti e fitte radure dove la beccaccia riesce facilmente a mimetizzarsi a causa del colore delle sue piume. A parte il piumaggio screziato di bronzo, grigio e giallo, l’aspetto dell’uccello è facilmente riconoscibile per via del lunghissimo becco ( da cui deriva il suo nome) e dei vividi occhi laterali. Negli ultimi anni, a causa delle variazioni climatiche e di un’attività venatoria indiscriminata, la popolazione complessiva delle beccacce è fortemente diminuita. Tuttavia, un esemplare di beccaccia è stato individuato nei boschi romagnoli proprio durante la prima domenica di novembre di quest’anno. La presenza di uccelli migratori, a quella data, era di quasi tremila esemplari appartenenti a 38 diverse specie. Per quanto riguarda la beccaccia, si spera solo che la presenza possa sempre essere nutrita e abbondante, specie se si assisterà al passo migratorio degli esemplari provenienti dal Nord Europa.
Le beccacce non svernano mai in gruppi numerosi, ma al massimo in cinque, a volte anche da sole. Secondo alcune statistiche si è notato un aumento degli esemplari maschi rispetto alle femmine. L’aumento delle gelate in Italia, sta, però, fortemente compromettendo la caccia alla beccaccia, che in Emilia Romagna è stata vietata quando le temperature scendono al di sotto dello zero. Con il freddo, infatti, le beccacce cercano nutrimento concentrandosi solo nelle zone boscose senza gelo, diventando più vulnerabili all’attività venatoria e quindi più esposte al rischio di estinzione.
La caccia alla regina di Romagna, è, dunque, allo stesso tempo esaltante e complicata, ma se supportata dal giusto equipaggiamento consente di raggiungere risultati eccellenti. L’attrezzatura ideale per insidiare la “dama dal becco lungo” è costituita dai cani e dalle armi. I cani ideali per catturare la beccaccia sono quelli da ferma, i veri e propri specialisti della caccia alla migratoria.
Per la beccaccia, però, servono cani addestrati esclusivamente per questo. In tal senso i veri “beccacciai” sono i setter inglesi, ma possono andare bene anche le razze continentali, cioè non selezionate in Inghilterra. La scelta del cane da beccaccia deve essere fatta anche in base all’ambiente di caccia ed alle caratteristiche del cacciatore. Se quest’ultimo è un tipo attento e vivace si potrà pensare a un cane calmo e posato, mentre un cacciatore pigro deve necessariamente accompagnarsi ad un cane sveglio e scattante. Nel fitto sottobosco delle basse colline romagnole si possono anche usare razze continentali estere o italiane ( bracco, spinone o spaniel). Tra le razze continentali, lo spaniel è quello che si adatta ai boschi piccoli ma molto fitti. La regola generale, nella scelta del cane da beccaccia, è che discenda da genitori a loro volta specializzati nella caccia alla “regina dei boschi.”
Per quanto riguarda la scelta del fucile, non esistono regole fisse. Ciò che conta, in questo caso, non è l’arma, ma la forma e la lunghezza della canna e il tipo di munizioni. Il fucile ideale deve sparare al massimo due colpi ( la doppietta o il sovrapposto), perché l’ambiente boscoso è troppo irto per facilitare il terzo tiro tipico nei fucili semiautomatici. La fatica di cacciare la beccaccia va compensata da un fucile molto leggero, calibro 12 o 20, con canna corta e con una strozzatura minima.
Nella caccia alla dama dal becco lungo, bisogna, infatti, sparare a breve distanza per riuscire a centrare la preda. Visto il rischio elevato di sparo a vuoto tra le foglie della radura, è meglio usare canne ** (due stelle) che permettono una maggiore dispersione dei pallini o l’uso di cartucce dispersanti nel sottobosco a lunghezze max di 20/25 metri.